«Siamo al limite estremo della tragedia» di Enrico Singer
«Siamo al limite estremo della tragedia» «Siamo al limite estremo della tragedia» Prodi : la comunità internazionale ora deve intervenire Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES «Mai la situazione è stata così grave negli ultimi anni in "Medio Oriente: siamo arrivati al limite estremo della tragedia». Romano Prodi è al fianco del nuovo capo dello Stato democratico jugoslavo, Vqjislav Kostunica, arrivato a BruxeUes a parlare del dopoguerra nei Balcani. Ma quella crisi ormai sembra lontanissima. Sono le fiamme che bru¬ ciano al di là del Mediterraneo a preoc¬ cupare il presidente della Commissione europea. La raffica micidiale di attenta¬ ti in Israele e la rappresaglia militare nei Territori palestinesi. «Attendiamo con ansia le ore future. Speriamo che non si trasformino in una tragedia ulteriore», è il commento di Prodi alle notizie che rimbalzano da Gerusa¬ lemme, da Gaza, da Jenin, da Bet¬ lemme. La proposta che rinnova il capo deh'esecutivo europeo è quella del nego¬ ziato. Può sembrare irreahstica perché «l'ostacolo più diffìcile da sormontare è la tensione così forte e il degrado in tutti gh aspetti della convivenza civile tra israehani e palestinesi», dice Prodi. Ma è l'unica alternativa possibile al disa¬ stro. «Non c'è più spazio per ulteriori dichiarazioni: c'è bisogno di una pressio¬ ne intemazionale concorde e forte sulle due parti perché spezzino la spirale della violenza». L'appello che lancia il presidente della Commissione europea ha destinatari precisi: «E' necessaria la cooperazione totale tra Uè, Usa, Russia e Paesi arabi per realizzare il massimo degh sforzi e per fermare il conflitto». Appena quindici giorni fa Romano Prodi aveva incontrato il premier israe¬ liano, Ariel Sharon, e il presidente dell'Autorità palestinese, Yasser Arafat, e aveva toccato con mano la distanza delle posizioni e la difficoltà di riannoda¬ re un negoziato. Per questo ci vuole la «pressione intemazionale» che ha richia¬ mato ieri anche il presidente di tumo dell'Unione europea, il premier belga Guy Verhofstadt. In visita a Parigi per la preparazione del vertice dei capi di Stato e di govemo della Uè che si terrà a Laeken il 14 e 15 dicembre, Verhofstadt ha ribadito la linea di Prodi: «Il limite è stato raggiunto per quanto riguarda violenze, attentati e azioni militari». Anche per il premier belga la chiave della soluzione è nella «pressione coordi¬ nata di Unione europea, Stati Uniti, Russia e paesi arabi moderati sulle due parti per la ripresa del dialogo pohtico». L'appello a superare «ostacoli che sembrano insormontabili» arriva anche dal primo ministro britannico, Tony Blair, che tra gh europei è il più direttamente impegnato, fin dal primo momento, nella guerra al terrorismo dichiarata dagh Stati Uniti dopo gli attentati deh'11 settembre. I coUega- menti sotterranei tra gh sviluppi delle operazioni militari in Afghanistan e la nuova esplosione di violenza in Medio Oriente appaiono consistenti a Londra, come a Bruxelles, e questo dimostra che il successo della guerra al terrorismo è legato anche alla soluzione del conflitto in Medio Oriente. Una soluzione che «non può non essere negoziale», ha detto Tony Blair. «Alla fine israliani e palestinesi do¬ vranno mettersi intomo a un tavolo e discutere». Non importa quanto tempo ci vorrà, ma importa quanti morti e quante distruzioni dovranno aggiunger^ si ancora al bilancio di questa tragedia. Secondo il premier britannico, «ovvia¬ mente questo è un momento particolar¬ mente difficile e nessuno sottovaluta i problemi. Ma la ripresa del processo pohtico è l'unica strada per fermare la violenza». I punti fissi per far ripartire il negoziato sono sempre gh stessi: «Uno Stato israehano sicuro nei suoi confini e uno Stato palestinese che vivono fianco a fianco in pace». Per ima volta, l'Euro¬ pa, che in politica estera spesso si divide, parla con una voce unica. Il presidente della Commissione europea Romano Prodi
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