Il segreto di Milingo: ritiro di clausura in Calabria di Marco Tosatti

Il segreto di Milingo: ritiro di clausura in Calabria Il segreto di Milingo: ritiro di clausura in Calabria Vive in una Certosa tra le montagne Marco Tosatti CIHA DEL VATICANO La prima neve è caduta qualche giorno fa sulle montagne e sui boschi intorno a Serra San Bru¬ no, in Calabria; e forse dalla finestra della sua cella monsi¬ gnor Emmanuel Milingo l'ha vi¬ sta scendere, imbiancare per qualche ora i tetti dell'antica cittadina, e poi sparire. E' un convento antichissimo, di cister¬ censi, un luogo severo di medita¬ zione, lavoro e preghiera l'ultimo rifugio dell'ex arcivescovo di Lu- saka, dopo le turbolente vicende della primavera e dell'estaite. Il «matrimonio» celebrato dal reve- " rendo Moon a New York, l'arrivo in Italia, la fuga a Roma, e il teatro mediatico messo in piedi dall'organizzazione del «Messia» coreano, concluso dall'incontro liberatorio con Maria Sung. Erél stanco e frastornato, mon¬ signor Milingo; e anche pieno di rimorsi - dice chi gh ha parlato - perché si era reso conto del dan¬ no di immagine, e di credibilità, causato alla Chiesa. La Chiesa, dal canto suo, l'ha «preso per mano» con fermezza; le «opere» di Milingo - ospedale, congrega¬ zione di suore, istituto caritativo - sono state affidate a una gestio¬ ne sicura e di garanzia, e poi è nato il problema: che cosa fare di un personaggio così carismatico e scomodo? E soprattutto, dove trasferirlo? Ci voleva un posto che garan¬ tisse l'atmosfera giusta, necessa¬ ria al penitente per ritrovare la -tranquillità spirituale. Un luogo non tròppo vicino ai grandi cen¬ tri urbani, e dove comunque fos¬ se difficile ad estranei disturbare la meditazione di chi cercava di ritrovare una sua strada, dopo tutte le rumorose «deviazioni». Qualche precauzione comunque il responsabile «ex officio» della gestione della spinosa vicenda Milingo, monsignor Tarcisio Ber¬ tone, l'aveva presa sin dall'inizio di agosto, al momento della ri¬ comparsa dell'arcivescovo in ter¬ ritorio itahano. I contatti con i suoi amici, vecchi e nuovi, erano stati troncati seccamente. In par¬ te, sembra, anche per desiderio di monsignor Emmanuel, che vi¬ veva con imbarazzo quel difficile tornante della sua esistenza. Un rapido, commosso saluto alle suo¬ re della Congregazione, e basta. La scelta alla fine è caduta su Serra San Bruno, una cittadina montana nata nel medioevo, e soprattutto sulla sua Certosa, fon¬ data da un eremita. San Bruno, giunto nell'XI Secolo. Ij, nella notte fra il nove e il dieci ottobre, una vettura scura della Santa Sede ha condotto il vescovo afri¬ cano. Fino a quando? Almeno fino a Pentecoste, dice qualcuno. Per un anno, o forse per sempre, sussurra un vecchio amico; pen¬ sa che forse Emmanuel Milingo può trovare nel silenzio della Certosa, sui monti di Vibo Valen¬ tia un rinfrescante contrappasso alla super-esposizione mediatica dei mesi scorsi, una «ricarica» di spiritualità profónda. Silenzio: perché la regola della Certosa, è dura. Una piccola co¬ munità di frati, nessuno dei quali itahano' (belgi, olandesi, france¬ si), una dozzina, come vuole la Regola, vivono in un silenzio quasi completo, alternando lavo¬ ro, studio, opere manuali e pre¬ ghiera. E il loro ospite condivide la clausura. Anzi, forse con qual¬ che divieto in più, perché non può ricevere nessuno, neanche vescovi ed ecclesiastici, senza il permesso esphcito di Roma, che non sembra troppo disposta a concederlo. Nella Certosa ci si alza nel cuore della notte, e si va in Chiesa; per due o tre ore si alternano il canto dei salmi e la Sacra Scrittura, con lunghi mo¬ menti di silenzio e preghiera. Poi si toma in cella, fino all'ora della messa; subito dopo, di nuovo in cella, a pregare. Il resto del matti¬ no, si lavora: sia all'interno che all'esterno del monastero, ma spiegano i certosini, il monaco «il più possibile lavora da solo»; e soprattutto fuori «deve vigilare con cura per mantenere il silen¬ zio. Astenendosi da parole mutili rinvigorisce la sua solitudine e favorisce il raccoglimento». A mezzogiorno, prende il por- tavivande e toma in cella, a pregare; perché ((non deve crear¬ si o accettare occasioni per usci¬ re, oltre a quelle previste». Pome¬ riggio lavoro, e dopo i Vespri può prendere un pasto leggero, tran¬ ne che in Avvento e in Quaresi¬ ma, poi toma in cella. «Si corica senza tardare troppo, per essere beri disposto alla levata nottur¬ na». La domenica si parlano: c'è ' il pranzo in refettorio, la ricrea¬ zione comune. Poi di nuovo in cella, a pregare, e meditare. In silenzio. mmmmsmmm Preghiere e meditazione nel silenzio più assoluto Solo poche parole al pranzo della domenica con i dodici frati n

Persone citate: Emmanuel Milingo, Maria Sung, Milingo, Tarcisio Ber

Luoghi citati: Calabria, Italia, New York, Roma, Serra San Bruno