Primi soldati italiani in Tagikistan di Francesco Grignetti

Primi soldati italiani in Tagikistan Primi soldati italiani in Tagikistan Un C130, poi! Tornado Francesco Grignetti ROMA Il primo C130 dell'Aeronautica mili¬ tare è atterrato ieri in Tagikistan, nella base aerea di Kulyab. A bordo c'erano una ventina di tecnici dell' Aviazione e dell'Esercito, uomini di scorta, oltreauna ventina di ufficia¬ li e sottufficiali dei marines. Ad accoglierli hanno trovato ufficiali della forze armate tagike e unità della 201" Divisione di fanteria russa che da mesi presidia il confi¬ ne tra Tagikistan e Afghanistan. Gli esperti itahani e americani sono in missione per valutare se l'aeroporto di Kulyab potrà essere la prossima base di operazioni per i Tornado e per gli aerei di altre nazioni della coalizione antiterrori¬ smo. Un passo alla volta, dunque, come da programma, procede l'im¬ pegno militare italiano. Domani, intanto, la squadra navale partita nei giorni scorsi da Taranto sarà al largo del Barhein, area di operazio¬ ni assegnata alla Marina militare. Tra pochi giorni sarà operativa. Il viaggio degli esploratori in Tagikistan era stato ampiamente annunciato dal ministro della Dife¬ sa Martino e dal capo di stato maggiore della Difesa, generale Mo¬ sca Moschini. Da tempo, infatti, al comando generale americano di Tampa (Florida) e allo stato maggio¬ re italiano avevano puntato su Kul¬ yab. Soltanto la ritrosia del Tagiki¬ stan, che non voleva lasciarsi trop¬ po coinvolgere in questa guerra a differenza del vicino Uzbekistan, ha ritardato il sopralluogo. Gli italiani dovranno abituarsi a familiarizzare con Kulyab, dunque. Una base dell'ex aeronautica sovie¬ tica da cui per anni sono partiti i raid sull'Afghanistan. Scompagina¬ te le parti, e protagonisti ora gli occidentali, la storia si ripete. La base, infatti, è stata sempre la punta avanzata dello schieramento sovietico in Asia centrale. A soli settanta chilometri dal confine af¬ ghano, ma ben difesa da montagne altissime che delimitano i due ver¬ santi, l'aeroporto tagiko era l'incu¬ bo dei mujaheddin. Poi lo fu per i taleban. Ancora un anno fa, il regi¬ me degli studenti islamici protesta¬ va contro i voli che si alzavano dalla base di Kulyab e portavano rifornimenti alle truppe di Massud. «Tutte le munizioni e le armi che usano i ribelli vengono da Kulyab», sosteneva un portavoce taleban du¬ rante una conferenza stampa in Pakistan. I Tornado che lltalia si appresta a inviare in Afghanistan non saran¬ no utilizzati per bombardamenti a terra. Saranno piuttosto attrezzati per la ricognizione aerea: portano sotto la fusoliera un contenitore speciale, zeppo di apparecchiature, telecamere, macchine fotografiche, sensori, capaci di monitorare il terreno in ogni condizione meteoro¬ logica. 1 sensori di calore, ad esem¬ pio, sono in grado di «vedere» quel¬ lo che avviene al suolo nonostante le nuvole. L'approssimarsi dell'in¬ verno faciliterà addirittura le loro operazioni. Se gli americani temono una stagione di guerrigha, la ricognizio¬ ne strumentale dal cielo può essere di grande aiuto per i soldati a terra. A maggior ragione, però, spiegano gli esperti di cose militari, occoire che i Tornado possano volare in lungo e in largo sull'Afghanistan. E ciò può accadere solo se la base di partenza è vicina all'area di opera¬ zioni. Scartate dunque le lontanissi¬ me piste degli Emirati arabi, impos¬ sibile per motivi politici l'uso di aeroporti del Pakistan, restavano soltanto i Paesi ex sovietici al confi¬ ne settentrionale. Il Tagikistan è uno di questi. Poverissimo, enorme, reduce da una guerra civile strisciante, con una frontiera di ben 1200 chilome¬ tri a dividerlo dall'Afghanistan, il Tagikistan in passato ha già com¬ battuto contro le infiltrazioni di fondamentalisti islamici. Inizial¬ mente il suo presidente, Emomali Rakhmonov, ha rifiutato un coin¬ volgimento troppo diretto nella guerra. Ha fatto resistenza anche alle pressioni del segretario alla Difesa americano, Donald Rum¬ sfeld, che era volato a incontrarlo nella capitale Dushanbe. Il mini¬ stro degli Esteri, Talbak Nazarov, era parso invece più possibilista sull'uso delle basi aeree. Con Rumsfeld, il ministro tagiko aveva fatto accenno a Kulyab. «Ma prima bisogna dare un'occhiata alle strutture», aveva detto Nazarov. Accadeva il 5 novembre scorso. Il generale Tommy Franks era appe¬ na reduce da un giro d'ispezione appunto nel Tagikistan. I militari italiani e americani, se davvero useranno Kulyab come ba¬ se di operazioni, si troveranno in ima regione desolata. Ma ai militari interessa soprattutto l'efficienza delle strutture. E l'aeroporto viene ritenuto un buono stato. Nell'otto¬ bre scorso da qui è partito un ponte aereo russo che ha portato 210 tonnellate di cibo all'Alleanza del Nord. I cargo sono atterrati e poi decollati senza problemi. CI 30 dell'Aeronautica italiana. Ieri uno di questi aerei è atterrato in Tagikistan Antonio Martino, ministro della Difesa

Persone citate: Antonio Martino, Donald Rum, Emomali Rakhmonov, Massud, Nazarov, Rumsfeld, Tommy Franks