Bonn, l'accordo c'è ma si litiga sui nomi di Francesca Sforza

Bonn, l'accordo c'è ma si litiga sui nomi Bonn, l'accordo c'è ma si litiga sui nomi Bozza d'intesa per un'autorità provvisoria afghana che entro sei mesi convochi l'assemblea dei capitribù. L'ex re rifiuta la futura presidenza Accettata anche, provvisoriamente, una forza multinazionale di pace Francesca Sforza inviata a BONN Questione di nomi. Sulla collina del Petersberg sono andati avanti per tutta la notte i colloqui tra i rappresentanti dei quattro gruppi afghani per decidere le sorti della futura fase di transizione nel Pae¬ se. Un accordo di massima, presen¬ tato ieri pomeriggio da Ahmed Fawzi, il portavoce dell'inviato spe¬ ciale Onu in Afghanistan, Lakhdar Brahimi, e arricchitosi di qualche dettaglio nel corso della serata, mostra un'architettura completa¬ mente diversa da quanto si annun¬ ciava all'inizio della conferenza, quando ancora si parlava di gover¬ no di transizione chiamato a redi¬ gere una costituzione per l'Afgha; nistan. Compito dell'amministrazione provvisoria, che avrà un mandato di sei mesi, sarà quello di condurre il Paese alla Commissione speciale per la convocazione della Loya Jirga, l'assemblea che raccoglie tutti i capi delle diverse fazioni e tribù. Una Corte suprema si occu¬ perà parallelamente di vigilare sul¬ l'attività dell'amministrazione provvisoria, anche se ancora non è stato definito in base a quali leggi o codici. La struttura, cosi delineata alle due del pomeriggio di ieri e passibile di ulteriori aggiustamen¬ ti nella giornata di oggi (basti pensare alla facilità con cui è stato azzerato, tre giorni fa, il progetto di un consiglio di 120-130 membri) dovrebbe essere composta, secon¬ do fonti diplomatiche tedesche, da 29 persone, di cui un presidente e cinque vicepresidenti. Ventuno sa¬ rebbero invece i componenti della Commissione speciale per la convo¬ cazione della Loya Jirga, e ancora da decidere il numero dei membri della Corte Suprema. «Se mi chiede¬ te quando tutto questo accadrà - ha detto molto esplicitamente ai giornalisti il portavoce Ahmed Fawzi - la risposta è "Non lo so"». Un utile contributo a risolvere lo stallo in cui sembrava essere caduta la conferenza è venuto da Kabul - dove Lakhdar Brahimi ha intenzione di recarsi al più presto per parlare direttamente con alcu¬ ni capi afghani - e più precisamen¬ te dall'attuale presidente dell'Af¬ ghanistan Burhanuddin Rabbani, che secondo indiscrezioni dovreb¬ be presiedere la Corte Suprema. «Ci attendiamo - aveva detto Rab¬ bani in una conversazione telefoni¬ ca con il ministro degli Esteri iraniano Kamal Kharrazi - che la conferenza di Bonn porti a un accordo sulla formazione di una delegazione esecutiva provvisoria che sbrighi gli affari correnti per un breve periodo, fino alla forma¬ zione di una Loya Jirga». Il giorno dopo, a Bonn, la trattativa si è sbloccata e ha preso la strada indicata da Rabbani. Ma se, come sembra, Rabbani andrà a dirigere la Corte Suprema, chi sarà a capo dell'amministrazio¬ ne provvisoria? Al momento, l'uni¬ ca cosa certa è che l'ex re Zahir Shah è stato chiamato a rivestire un ruolo simbolico, forse come presidente della Commissione Spe¬ ciale per la convocazione della Loya Jii^ga, forse con un'altra cari¬ ca ancora da definire. Il re ha però fatto sapere «che i delegati desi¬ gnassero una persona più adegua¬ ta». Per il resto, le ipotesi su chi andrà alla guida della prima ammi¬ nistrazione provvisoria dell'Afgha¬ nistan alla ricerca di una stabilità, si sono inseguite affannosamente per tutta la tarda serata di ieri. Due i nomi che più di altri sono circolati nelle bocche dei diversi osservatori e delegati che fanno la spola tra la collina del Petersberg e l'Hotel Maritim di Koemgswinter: quello di Hamid Karzai, apparte¬ nente all'etnia pashtun, tra i prota¬ gonisti dei combattimenti in corso a Kandahar e esponente del grup¬ po che fa capo all'ex re e quello di Samad Hamed, pashtun anche lui, ex vice primo ministro dell'attuale governo Rabbani e già ministro sotto la monarchia di Zahir. Altri possibili candidati - le cui quotazioni salivano ieri sera di ora in ora - sarebbero Abdul Sattar Sirat e, più in ribasso, Amin Arsa¬ la, entrambi delegati del «gruppo di Roma». Manterrebbero il loro incarico Abdullah Abdullah e Yu- nus Qanuni, rispettivamente mini¬ stro degli Esteri e dell'Interno dell' Alleanza del Nord-Fronte unito. Alla signora Fatima Gailani, che secondo i critici costituirebbe una pura «donna dello schermo», dal momento che è la sorella di un delegato del gruppo di Peshawar, sarebbe stato destinato il Ministe¬ ro dell'Educazione. Le sette pagine della bozza di accordo raggiunto ieri contengono inoltre un riferimento alla necessi¬ tà di impiegare il più presto possibi¬ le una forza multinazionale di pace in Afghanistan. Il portavoce Ahmed Fawsi ha precisato che «in attesa che gli afghani siano nelle condizioni di mettere sul terreno le loro proprie forze, la comunità intemazionale li potrà assistere su loro richiesta». Così come è stato decisivo, per la definizione della bozza di ieri, l'apporto venuto da Kabul, da oggi a mercoledì, data in cui è prevista la chiusura della conferenza, saranno di primaria importanza gli sviluppi sul campo di Kandahar. Il rappresentante speciale dell'Onu per l'Afghanistan Lakhdar Brahimi (a destra) e il suo vice Francese Vendrell. Qui sotto Mostafa Zahir, nipote di re Zahir

Luoghi citati: Afghanistan, Bonn, Kabul, Kandahar