A Tokyo una bambina sul trono degli dei

A Tokyo una bambina sul trono degli dei A Tokyo una bambina sul trono degli dei Gambiera la Costituzione, diventerà imperatrice Domenico Quirico Pesa poco più di tre chili, è alta meno di cinquanta centimetri e non ha ancora un nome. Eppure provo¬ cherà in Giappone la più grande rivoluzione costituzionale e del co¬ stume dal 1947: da quando, su ordine del proconsole americano McArthur, l'imperatore Hirohito di¬ venne, da un giorno all'altro, con burocratica brutalità da dio uomo. Per la principessa Masako, per la sua gravidanza «divina», tifavano tutte: le bad girls che sciamano per le vie di Tokyo con i capelli color rame e coperte di piercing; le anzia¬ ne contadine che pregano la dea del sole Amaterasu, sempre imbroncia¬ ta perché solo con un incanno, fu indotta a irradiare la sua luce sul mondo; le donne in camera che, in questo affaccendato e un po' decli¬ nante impero della produttività e del boom economico permanente, si sono convertite per amore della principessa alla gravidanza in tarda età, dando il via a un baby boom. Dopo otto anni di ansie protocollari e tormenti personah, di segreti scru¬ polosamente sepolti nelle latebre del Palazzo e di drammi esposti impietosamente alla curiosità delle telecamere, la principessa Masako, moglie dell'erede a trono, ha messo al mondo una bambina. Di lei non esisterà mai un certificato di nasci¬ ta, non sarà residente in nessun luogo, non voterà e non avrà un nome di famiglia come tutti membri della Casa Imperiale. Una apolide insomma. Eppure un giorno per lei, visto che non ci sono eredi maschi, un popolo intero griderà come avvie¬ ne da duemilaseicento anni la for¬ mula rituale «Tenno keitabanzai!», «evviva l'imperatore». Mentre ÌB^idditì diBciplìnatamen- te, per carità, fanno la fila per ritirare le lampade di carta bianche e rosse di buon augurio distribuite dal comitato per i festeggiamenti, e a Murakami, città natale della prin¬ cipessa, la notte si è illuminata per i fuochi arlificiah, storici e costituzio- ' nalisti si affannano su vecchie carte e antichi manoscritti. Per ricordare l'ultima donna che salì sul trono: era il 1770, e non finì bene. Infatti dovette abdicare. E soprattutto per cambiare la legge della successione che, mummificata dal secolo scorso, vieta alle donne di diventare impera¬ trici. Ciambellani e ministri tranquil- Uzzano il popolo anunciando che da tempo stanno studiando i modelli di alcune monarchie europee: ma già si levano i mugugni dei conservatori per cui ia principessina è una istitu¬ zionale catastrofe. Il Giappone, roso dal tarlo di una crisi economica che sembra un dispetto divino, un segno di cattiva fortuna, aveva bisogno di una buona notizia. E la nascita della principessa ancora senza nome lo è soltanto in parte. La storia di Masako, la principes¬ sa senza sorrìso, è impastata di piccole e grandi tristezze. Come se il suo pesante lavoro di regina inciam¬ passe, sempre, in qualche sfortuna. Altre case reali intrecciano storie sentimentali da rotocalco, costruite, nel bene e nel male, per le telecame¬ re! Qui la più antica casata del mondo sfuma la sua dinastica odis¬ sea in im clima soffuso, in un pudore che rispecchia millenarie riservatez¬ ze. Lei è una ragazza altoborghese laureata ad Harvard, che girava il mondo felice di diventare un diplo¬ matico. Lui, Naruhito il figlio dell'im¬ peratore, è un po' grigio, appassiona¬ to suonatore di violoncello, apparta¬ to e già triste, il cui unico sussulto biografico è un precoce innamora¬ mento per Brooke Shields. Le loro biografie di giovani di oggi, le loro paure e le loro boi^ghesissime passio¬ ni, sono state inghiottite dalla mac¬ china del tempo, obbligati a recitare una parte vecchia come gli abiti che indossano nelle cerimonie ufficiali: come il giapponese antico con cui la poliglotta Masako che incanta gh ospiti con un perfetto inglese, deve rivolgersi per U cerimoniale ai «divi¬ ni» suoceri. Quando si sono sposati con un rito segreto nel santuario Kashikodoro Shinto i sudditi hanno potuto assistere a quanto succedeva nel tempio grazie a ima animazione al computer preparata con indiscre¬ zione modernista da una tv; ma i due sposi erano impaludati in abiti di corte del decimo secolo, calzava¬ no pesantissimi zoccoli che li costrin¬ gevano a un penoso ciabattare tut- t'altro che divino. E lei la giovane diplomatica affaccendata e moderpi- sta, alle sei del mattino è. stata sottoposta ai lavacri sacri da parte del gran sacerdote e i capelli che portava avvolti in una crocchia sba¬ razzina sono stati acconciati secon¬ do lo stile del decimo secolo. Nuovo e vecchio, privato e pubbhco mesco¬ lati con molesta insistenza: è il duro mestiere delle regine. Che esistono, anche nel ventunesimo secolo, so¬ prattutto per dare un erede. E che se non ci riescono diventano inutili, «cattive», imbarazzanti. Quando, nel '99, la prima gravidanza della principessa, dopo sei intenninabili anni di sussuri e grida, di falsi annunci e di penose smentite, si è conclusa con un aborto, attorno a lei è scesa una cappa di imbarazzo, una rimprovero grande cone un popolo. Adesso la sua rivincita è quella principessina ancora senza nome che un giorno sarà imperatrice. Masako, la principessa triste, è sposata da 8 anni e ner99 aveva abortito Una legge dell'Ottocento riserva ai soli maschi la successione La difficile gravidanza ha appassionato tutto il paese Era in pericolo una dinastia che vanta origini millenarie La coppia imperlale, Masako Owada e il principe ereditario Naruhito. A destra i giapponesi seguono in tv la nascita

Persone citate: Brooke Shields, Domenico Quirico, Masako Owada, Murakami

Luoghi citati: Giappone, Harvard, Tokyo, Uzzano