Fra i Verdi e Rutelli resta il macigno del si alla guerra

Fra i Verdi e Rutelli resta il macigno del si alla guerra L'ASSEMBLEA NAZIONALE t'-: ■,, .- , '■,' :-'- ^ ::'':. ::..:.ì: .■.. ::--: . ..:.. ELEGGE PECORARO SCANIO PRESIDENTE AL POSTO DI GRAZIA FRANCÉSCATÒ Fra i Verdi e Rutelli resta il macigno del si alla guerra Fischi al leader dell'Ulivo che però dice: «Quando passerà la sbornia del berlusconismo, gli italiani devono trovarci uniti». E arriva l'applauso Maria Grazia Bruzzone inviato a CHIANCIANO Che la platea dell'assemblea nazio¬ nale dei Verdi covasse molti rancori contro lUlivo e contro lo stesso Francesco Rutelh per via della guer¬ ra in Afghanistan ma anche per tanti errori del passato, dalla caduta del govemo Prodi alle umiliazioni subite nelle ultime elezioni, lo si era capito già dalla mattma, dagh inter¬ venti di molti delegati, ben più duri della relazione introduttiva di Gra¬ zia Francescato, e dalle ovazioni all'intervento di Antonio Di Pietro. «Mi accusavano di essere dipie- trista, ma si sono spellati le mani», sorrideva nel foyer Alfonso Pecora¬ ro Scanio, che a sera sarà incorona¬ to nuovo presidente del partito con il 65 per cento dei voti. E ricordava che alle elezioni i Verdi erano stati costretti ad allearsi solo con lo Sdi per dar vita al fallimentare Giraso¬ le, mentre poi la Margherita aveva messo nel suo simbolo lo slogan «Per Rutelh». «Rutelli non può fare il capo della Margherita e quello dell'Ulivo perché c'è un conflitto di interessi», aggiungeva. E contava i voti siciliani che hanno visto i verdi crescere dallo 0.8 all'1.5%, contro il 60Zo della Quercia e della Margherita. «Se poi il dato è quello delle pohti¬ che, insieme a Di Pietro avremmo oltre il 507o, rispetto al 16 dei Ds». Ecco perché la tentazione di asso¬ ciarsi con altri movimenti per conta¬ re di più nel centro sinistra è forte. Anche se, sull'idea di un «patto contro chi ci umilia» lanciata da Di Pietro Pecoraro era cauto: «Se il suo è un patto contro Rutelh, no, ma se si riferisce alla necessità di un Ulivo davvero plurale va bene. E' impor¬ tante riportare Di Pietro nell'Ulivo». E Pecoraro in fondo è considerato un «liberal», ben più moderato del suo alleato Paolo Cento, alfiere dei no-global, anzi dei new global con i quah i Verdi pretendono di fare da cerniera, e persino del prosindaco di Venezia Gianfranco Bettin, protetto¬ re dei centri sociah veneti culla di Luca Gasarmi (che parlerà oggi). Per non parlare del gruppo di Maurizio Pieroni e dei «dissidenti» Galletti, Gardiol e Mattioli che, pur consape- voli di non potersi opporre alla «triade di ferro» Pecoraro-Cento- Bettin, hanno presentato addirittu¬ ra un loro candidato alternativo. Gustavo Burat detto «tavo»,un pie¬ montese di 69 armi con orecchino e fermacravatta westem. Insomma, l'aria che tirava la si era capita benissimo. Ancora di più quando, aspettando l'arrivo di Fran¬ cesco Rutelh, un gruppetto si era messo a confezionare manifesti e striscioni. Per una curiosa coinci¬ denza poi, gli animi sovreccitati esplodevano davanti alle parole del radicale Daniele Capezzone, che ar¬ ditamente accusava il leader ecolo¬ gista francese Bovet di rappresenta¬ re di interessi agricoli coiporativi dèlia Francia. Così la platea già fischiava a più non posso quando il leader deU'Uhvo faceva la sua appa¬ rizione, si levavano cartelli e stri¬ scioni e Marco Boato doveva inter¬ rompere tutto. «Rutelh cosa fai qui, hai disertato?», «Rutelh, la guerra è barbara, meglio farci l'amore». Rutelh poteva infine parlare, riu¬ scendo pure, se non a riconquistare del tutto la platea, a strappare un bel po'di applausi. «Sapevo che avremmo avuto un'accoglienza criti¬ ca e anche ostile», esordiva un po' teso usando il plurale, ricordando che la stessa cosa era capitata a Fischer in Germania. E ripescando gh accenti del suo passato di militan¬ te ambientalista mostrava di condi¬ videre la passione, ricordava quan¬ do manifestava contro i missili ame¬ ricani ed era finanche stato obietto¬ re di coscienza, condivideva le vec¬ chie-nuove analisi sul futuro soste¬ nibile preannunciando «una grande offensiva sui temi della globalizza¬ zione, sul commercio equo e solida¬ le e sulla pohtica ambientalista». Certo, sulla guerra concedeva poco. «E' facile declamare slogan, ma in situazioni difficili vanno prese deci¬ sioni difficuli e io rappresento l'Ita¬ lia che si prende le sue responsahih- tà». Ma alla fine ritrovava anche lui la passione. «Figuratevi se voghe un Ulivo più piccolo, un Ulivo fatto solo di Ds e Margherita», e si è appellato ai Verdi, al loro orgoglio, alla loro differenza, «perchè il loro contributo all'Ulivo è necessario e importante»: «Siamo in un cantiere e quando gh itahani si risveglieran- no dalla sbornia berlusconiana - il che può acadere presto, perchè oggi per la prima volta i sondaggi non sono più favorevoh al Govemo - vorrano trovare un Ulivo unito e pronto». Oggi toccherà a Giuliano Amato. Quando a Di Pietro, ha proposto ai Verdi un patto per anda¬ ne davvero oltre l'Ulivo: «Perchè non uniamo per camminare diritti tutti quanti? Se solo allargando le diversità si ottiene la maggioranza, facciamolo noi». [m.g.b.] L'ex candidato premier difende l'intervento in Afghanistan: «Rappresento l'Italia che si prende le proprie responsabilità, in certe situazioni serve l'uso della forza» Per l'ex ministro verde «non si può fare il capo di un partito e della coalizione perché tra le due cose c'è un conflitto di interessi» Critiche dall'ala vicina ai no global E Di Pietro propone un patto per andare oltre le aggregazioni attuali: «Perché non ci uniamo insieme per superare le diversità?» Il leader dell'Ulivo Francesco Rutelli al congresso dei verdi con Grazia Francescato

Luoghi citati: Afghanistan, Francia, Germania, Italia, Venezia