NGER Alleati di Putin senza esagerare

NGER Alleati di Putin senza esagerare ETARIO DI STATO NOVITÀ E CONTINUITÀ NELL'ORDINE MONDIALE DEL XXI SECOLO NGER Alleati di Putin senza esagerare analisi HeniyKissìnger Lf 11 settembre 2001 è scolpi- i to nella mente deh'America come un'immane tragedia, ma è possibile che la storia possa ri¬ cordare quella data come la svol¬ ta dell'ordine intemazionale nel XXI secolo. L'il settembre ha posto fine ad alcune delle como¬ de illusioni degh Anni 90, come quella secondo cui la pohtica intemazionale era stata soppian¬ tata dall'economia globale o da Internet. L'idea che un'Europa in via di unificazione potesse cercare un'identità distinta dagli Stati Uniti è stata superata dalle offer¬ te europee di unirsi alla campa¬ rla diplomatica e militare del- 'America contro il terrorismo. La Russia è diventata un partner in quella campagna. La Cina ha fornito intelligence. I rapporti con l'India sono diventati più stretti nonostante l'utilizzo ame¬ ricano di basi pakistane per la guerra contro l'Afghanistan. Gh Stati Uniti hanno fatto prudenti aperture nei confronti dell'Iran. E i due Paesi sconfitti nella seconda guerra mondiale, Ger¬ mania e Giappone, hanno abban¬ donato le loro precedenti auto-li¬ mitazioni, la Germania inviando truppe oltre i confini europei, il Giappone dispiegando la flotta nell'Oceano Indiano lontano dal¬ le acque territoriali. Nulla di tutto ciò era immaginabile sei mesi fa. A dire la verità, i motivi di tutto questo non sono necessa¬ riamente congruenti. L'Europa ha riconosciuto la sua vulnerabi¬ lità. Il presidente Vladimir P\itin ha compreso (anche prima del¬ l' 11 settembre) che, per svolgere un ruolo intemazionale da prota¬ gonista, la Russia avrebbe dovu¬ to sostituire con un clima di collaborazione il confronto con gh Stati Uniti. La Cina è arrivata a conclusioni analoghe: la sua straordinaria necessità di cresci¬ ta e riforme era incompatibile con le evitabili tensioni con gh Stati Uniti. E il distacco dell'In¬ dia dal non-allineamento è cre¬ sciuto di pari passo con le incer¬ tezze nei confronti della sua minoranza musulmana, la secon¬ da popolazione musulmana al mondo. In breve, l'attacco al¬ l'America ha fatto comprendere alle maggiori potenze quanto sia cruciale il ruolo americano per la pace e la stabilità del mondo. Gh Stati Uniti, per la prima volta da mezzo secolo, non han¬ no più un avversario strategico o un paese che, da solo o con altri, possa diventarlo per almeno i prossimi dieci anni. Né le altre potenze si considerano a vicen¬ da come minacce strategiche. Per tutte il pericolo non viene da oltre i confini ma delle cellule terroristiche impiantate al loro interno, o dai litigi fra potenze militari secondarie. Tale nuova premessa geopoli¬ tica è particolarmente visibile nei rapporti fra America, Euro¬ pa e Russia, teatro centrale deha pohtica estera americana dalla fine della seconda guerra mon¬ diale. Prima deh' 11 settembre la maggior parte dei media europei e numerosi leader accusavano Washington di unilateralismo di¬ sattento. All'America si rimpro¬ verava di mettere a repentaglio i rapporti con la Russia con la questione deha difesa missilisti¬ ca e non pochi fra i leader europei erano tentati di mettere in dubbio il significato di una comune sicurezza nel mondo del dopo-guerra fredda. Stava na¬ scendo un esercito europeo, al- l'infuori delle strutture Natodefinito principalmente da una dissociazione pohtica dagh Stati Uniti. L'I 1 settembre ha fatto capi¬ re ai nostri alleati che l'Europa è priva di mezzi per Replicare a simili attacchi, quindi che la necessità di un rapporto di comune sicurezza transatlantica rimane. Inoltre i sempre più saldrapporti russo-americani eliminano la necessità di un molo d mediazione fra Russia e America che taluni leader europei cerca¬ vano di occupare. Per tali moti¬ vi, e nel giro di 48 ore dall'attac¬ co terroristico, il Consigho della Nato ha invocato, per la prima volta da che esiste l'Alleanza, l'articolo 5 del trattato che auto¬ rizza la difesa coUettiva. La di¬ plomazia di coalizione che ne è emersa riflette una maggiore enfasi sulla collaborazionebila- terale con Washington su basi nazionah e nell'ambito della struttura nordatlantica che at¬ traverso le istituzioni dell'Unio¬ ne europea. Dopo la fine dell'episodio af¬ ghano è possibile che la percezio¬ ne di un'adeguata - e necessaria - seconda fase deha campagna contro il terrorismo possa differi¬ re, soprattutto se questa coinvol¬ gerà 1 Iraq. Inoltre gh sforzi inte¬ grativi europei riprenderanno vigore. Ma tutto ciò avverrà in una nuova atmosfera. Quando il primo ministro britannico Tony Blair ha dato l'esempio sottolineando la cohaborazio- ne atlantica in tema di terrori¬ smo, questo è servito agh interessi deha Gran Bretagna nella sua «relazione specia¬ le» con l'America, ma senza dubbio anche agli obiettivi britannici in Europa; dimo¬ strato un impegno verso l'unità atlantica, ha fissato lo scenario per dare all'in tegrazione europea un con¬ testo diverso da quello deha distinzione dal¬ l'America. Il cancelliere tedesco Gerhard Schroe¬ der ha adottato un'ana¬ loga pohtica. In tah circostanze sta scomparendo an¬ che la questione, fino¬ ra capace di dividere, deha difesa missilisti¬ ca. Questo è in parte dovuto a un nuovo ri¬ conoscimento deha vulnerabilità euro¬ pea, ma soprattutto ai nuovi rapporti americani con la Rus¬ sia che stanno emer¬ gendo. In questo con¬ testo anche l'iniziale freddezza americana verso una forza europea può essere riesaminata. L'Afghanistan ha dimostrato la preferenza ameri¬ cana di agire con il sostegno degh Alleati ma al di fuori delle strutture Nato; un analogo con¬ testo potrebbe essere fornito al¬ la forza militare europea. Il singolo elemento di maggio¬ re importanza resta tuttavia la nuova visione dei rapporti con la Russia. Lungo la maggior parte deha sua storia la Russia ha trattato i vicini occidentah come una minaccia alla propria sicu¬ rezza e ha replicato con un'insi¬ stente espansione per creare cu¬ scinetti, sia con mezzi militari sia con interventi ideologici, co¬ me nella Santa Alleanza o neha «dottrina Breznev». Vladimir Putin, nato dalla se¬ zione analitica del Kgb, sembra esser giunto alla conclusione che l'imperialismo sia all'origine di più tragedie che trionfi per la Russia, e che esso sia insostenibi¬ le nell'attuale Russia ridotta, che rischierebbe l'isolamento. Per questo motivo le spinte deha strategia di Putin sono state verso una sorta di partnership con gli Stati Uniti, il che equiva¬ le a cure che egh sta perseguendo gh obiettivi deha Russia con l'aiuto e il sostegno deha poten¬ za americana. Il presidente Bush ha colto con decisione quell'apertura. Ma è importante tenere a mente che la nuova pohtica russa non è frutto di una preferenza persona¬ le ma piuttosto di una fredda disamina degh interessi russi. Putin si è tenuto di riserva altre opzioni con la Cina e con l'Euro¬ pa, soprattutto con la Germania, qualora dovesse venir meno quell'enfasi sugli Stati Uniti. Quindi i rapporti speciali fra leader - necessari per creare una struttura psicologica iniziale - devono essere traciotti in interes¬ si comuni permanenti. Altrimen¬ ti ci sarebbe il pericolo di ripete- re l'esperienza di precedenti lea¬ der occidentah che facevano affi¬ damento sui loro legami con Mikhail Gorbaciov e con Boris Eltsin (e prima ancora con Stalin e con i suoi successori). Non si fa nessun favore a Putin attribuen¬ do la sua pohtica alla sua perso¬ nalità, per quanto marcata que¬ sta possa essere; sarebbe un'ar¬ gomentazione che i suoi nemici interni potrebbero rigirare con¬ tro di lui. Ci sono speranze di migliori rapporti americani e atlantici con la Russia proprio perché questi hanno nuove basi obietti¬ ve. Non è soltanto il fatto che l'attuale struttura pohtica del¬ l'Europa impedisce invasioni di tipo napoleonico o hitleriano che avevano dato fiato alle preoccu¬ pazioni russe in tema di sicurez¬ za; né che una guerra fra le potenze nucleari avrebbe inevi¬ tabilmente un costo sproporzio¬ nato a ogni obiettivo razionale. Soprattutto il calcolo pohtico è cambiato in regioni di tradizione confronto stonco come il Medio Oriente. Il precedente concetto di un «gioco a somma zero» fra due potenze dominanti non è più applicabile. Durante la guerra fredda - e anche dopo - i leader di Russia e America ritenevano che il guadagno pohtico dell'uno fos¬ se una perdita strategica per l'altro e sistematicamente cerca¬ vano di ridurre l'influenza l'uno dell'altro in Medio Oriente. Nel¬ le condizioni createsi dopo l'il settembre tah pohtiche indeboli¬ rebbero entrambi i paesi nel confronto con il fondamentali¬ smo islamico e minerebbero la stabilità deha regione in cui entrambi hanno un interesse vitale. La sfida consiste nel creare meccanismi di consultazione che offrano soluzioni congiunte alle nuove realtà comuni senza dare all'Europa il senso di trovar¬ si di fronte a un direttorio russo¬ americano. Un tentativo in quel senso si è verificato quando il segretario generale deha Nato George Robertson, seguendo le orme di Blair, ha proposto uno schema per accogliere la Russia neha Nato. Un nuovo Consigho Nato comprensivo deha Russia si occuperebbe di specifiche e predeterminate aree di pohtica mentre l'attuale Consigho Nato senza la Russia continuerebbe a occuparsi delle altre. Le decisio¬ ni deha nuòva struttura dovreb¬ bero essere all'unanimità, dan¬ do così alla Russia un potere di veto all'interno deha Nato. Quel¬ le aree non sono ancora state scelte, ma la proliferazione nu¬ cleare, il terrorismo e il movi¬ mento dei rifugiati sono già stati citati da Lord Robertson. Questi temi meritano un'esplorazione in comune con la Russia. Ma la partecipazione russa alla Nato - per quanto parziale - non è la soluzione. La Nato è ed essenzialmente rima¬ ne un'alleanza militare, parte deha cui ragion d'essere è la protezione dell'Europa da un'in¬ vasione russa. Dalla fine deha guerra fredda e dalla nascita del fronte comune contro il terrori¬ smo tale pericolo è scomparso per il prevedibile futuro. Eppure il motivo per cui ex paesi mem¬ bri del Patto di Varsavia sono entrati neha Nato e altri stanno cercando di farlo è che i centro¬ europei considerano la storia più importante dei personaggi. La Nato non protegge i suoi membri l'uno controTaltro. Ac¬ coppiare l'espansione deha Nato a una partecipazione anche par¬ ziale deha Russia alla Nato signi¬ fica, in un certo senso, fondere due linee d'azione incompatibili. Si potrà affermare che tale problema può essere evitato defi¬ nendo chiaramente gh obiettivi assegnati al Consigho Nato-Rus¬ sia. Ma ciò non risolverebbe i problemi deha Russia né quelli deha Nato. Infatti, se le misure destinate a proteggere contro un neo-imperialismo russo - per quanto improbabile tale scena¬ rio - sono affrontate separata¬ mente dallo stesso gruppo di ambasciatori che, con un altro cappello, praticano la coopera¬ zione, la Russia sarà tentata di considerarsi discriminata. E se la Russia diventerà de facto membro deha Nato, questa ces¬ serà di essere un'alleanza e si trasformerà in un vago strumen¬ to di sicurezza cohettiva. Né un'assemblea permanente di am¬ basciatori Nato è il miglior foro per esplorare questioni come il terrorismo, la proliferazione nu¬ cleare, l'emigrazione e altre que¬ stioni globah. La Nato di oggi, infatti, non è il principale foro di discussione per tah temi. Occor¬ re un nuovo schema di consulta¬ zioni al di fuori delle strutture Nato. La Russia dovrebbe diventare partner a pieno diritto nehe di¬ scussioni pohtiche da cui dipen¬ de l'ordine intemazionale. Sulle questioni che riguardano i rap¬ porti atlantici, gh ingranaggi di consultazione deh'Organizzazio¬ ne per la sicurezza europea (Osce) dovrebbero essere portati a hveho di capi di govemo. Per le questioni globah gh incontri G8 delle democrazie industriali po¬ trebbero tomare alla loro enfasi originale, il che darebbe loro un peso pohtico oltre che economi¬ co. Altrimenti si dovrebbe crea¬ re una nuova struttura di consul¬ tazione. Ma quello che non fun¬ zionerà sarà cercare di compri¬ mere il nuovo vino di una rivolu¬ zione del sistema intemazionale nehe vecchie bottiglie di istitu¬ zioni create mezzo secolo fa a fini ben diversi. Copyright 2001, Los Angeles Times Syndicate International L'11 settembre ha cambiato tutta la politica internazionale: ormai abbiamo un solo nemico (il terrorismo) e rapporti molto migliori di prima con Russia, Cina, India e Pakistan. Germania e Giappone per la prima volta inviano truppe all'estero al nostro fianco Anche il rischio di frizioni con l'Europa è superato perché la leadership americana si è dimostrata indispensabile. Con ^Moscai/apportisi sono fatti solidi anche a prescindere dalla personalità di Putin ma portarla nella ^; .•; Nato e una pessima idea Putin gerare America i cerca¬ li moti¬ l'attac¬ ho della a prima leanza, he auto¬ . La di¬ he ne è aggiore nebila- su basi o della che at¬ ll'Unio¬ odio af¬ ercezio¬ cessaria mpagna a differi¬ coinvol¬ rzi inte¬ eranno errà in Quando annico empio razio- rrori¬ agh agna ecia¬ enza ttivi mo¬ rso ato in n¬ lo ¬ e verso ò essere