Quando il terrore diventa vita quotidiana

Quando il terrore diventa vita quotidiana TUTTE LE SIGLE DELL'ESTREMISMO PALESTINESE SEMBRANO ORMAI AGIRE IN PERFETTA SINTONIA Quando il terrore diventa vita quotidiana n Israele anche le abitudini più normali sono un azzardo reportage Fiamma Nlrenstein GERUSALEMME VIVERE, esercitare il proprio coraggio e la propria resisten¬ za con un po' di musica, una birra o un caffè, uscire la sera con altri ragazzi anche se nelle ultime venti- quattr'ore ci sono stati altri 8 morti, anche se da ogni parte si salta per aria, ti sparano addosso, l'autobus esplode: e invece, no. E' proibito a Gerusalemme, per i ragazzi vivere. Il tenore è vita quotidiana. Chi osa vivere, muore: questo in piazza Sion, all'angolo di via Rav Cook, è stato ieri il messag¬ gio di mezzanotte dei tenoristi palestinesi; questo piangevano le urla disperate dei più di centocin¬ quanta ragazzi feriti e dei loro amici, questo suggeriva la corsa folle della fuga, su e giù gridando sulle pietre delle viuzze pedonah. Il sangue dei ragazzi del sabato sera ha letteralmente inondato il centro di Gerusalemme proprio dove osano fingere una vit^ norma¬ le alla vigilia della nuova settima¬ na: adesso le loro sacche sono sparse per tpna, brandelli di vesti¬ ti arrossati, ovunque. Alcune fami¬ ghe non vedranno più il loro figli usciti per un po' di musica. Notte fonda, freddo, il centro dei caffè, dei ristoranti è illuminato da luci al neon, azzurre, bianche, rosse: i ragazzi stanno in piedi di fronte al caffè BluHole, o all'Apple Pizza all'angolo di Piazza Sion, proprio dove tutta Gerusalemme si incon¬ tra: i ragazzi religiosi da Meah Shearim., che curiosi osservano i loro coetanei laici, ragazzi e ragaz¬ ze mescolati, e i turisti scendono dalla Mid Rehov, dove le vetrine di souvenir occhieggiano. Ridono e chiacchierano come ogni sabato sera, quando due tenoristi suicidi a breve distanza di tempo li trasci¬ nano nel loro inferno di sangue. Poco lontano, venti minuti dopo, scoppia un'auto di fronte al risto¬ rante Rimon, qualche decina di metri più in là, mentre la folla impazzita cone, oppure cerca di aiutare i feriti riversi sul selciato. Arrivano urlando le ambulanze, la polizia cerca di diminuire la confu¬ sione e di verificare che non ci siano altre bombe in giro. Si comin¬ ciano a contare i primi morti. Giovani, come allora a Tel Aviv, anche oggi a Gerusalemme: il peg¬ giore attentato dentro una geogra¬ fia del tenore che non concede rifugio. A pochi metri la pizzeria Sbano, decine di morti, accanto il Pub Bianchini, vicinissimo l'ex caf¬ fè Atara esploso due volte, poco più in là il mercato centrale Maha- nei Yehuda, decine di morti in più pimtate..relenco è ancora lungo. E' un attentato che sembra sen¬ za precedenti per la violenza, la preparazione e la coordinazione, come quella che abbiamo visto crescere nei giorni scorsi, quando Jihad Islamica, Hamas e Fatah hanno rivendicato insieme le pre¬ cedenti azioni tenoristiche, come quella di Afilla. Non è più distingui¬ bile una matrice unica del tenore: tutte le organizzazioni appaiono ormai implicate in azioni comuni. Accurata preparazione, dispiega¬ mento di forze, tempismo nelle esplosioni: tutto questo mentre l'mviato degli Stati Uniti Anthony Zinni incontra rappresentanti pale¬ stinesi e israeliani. Oggi ha visita¬ to Gaza, ma al di là delle parole, l'accoglienza concreta che ha rice¬ vuto non lascia posto alle illusioni: di quel «cessate il fuoco» che è venuto a cercare non si parla neppure, Israele è un nemico mor¬ tale con cui non c'è di che parlare, il tenorismo è un'arma massiccia. La cronista venerdì sera aveva passeggiato in lungo e in largo tutta la zona degli attentati di ieri notte, fino ad sedersi in un risto¬ rante. Qu.mdo siedi in un ristoran¬ te, quando passeggi, quando ti fermi per un caffè, senti sul collo il fiato del destino, guardi ogni av¬ ventore per capire se ha l'aspetto di un tenorista, se porta una borsa, una grossa cintura sotto la giacca. Ci si guarda intomo spesso. Anche i ragazzi lo fanno ormai per abitudine. Eppure da quel momen¬ to, è lontano mille miglia l'istante di incredulità che segue al botto, l'impossibile istante in cui è acca¬ duto proprio a te, o a un tuo caro, o alla ragazza che tenevi per mano. A casa, è lontano millenni l'atti¬ mo in cui i tuoi cari finalmente ti telefonano, lontano il racconto del sopravvissuto che ha visto il terro¬ rista negh occhi mentre attivava l'ordigno, lontano l'attimo di silen¬ zio totale che segue l'esplosione, e poi come abbiamo visto ieri sera, le ragazze che piangono disperate in ginocchio accanto ai feriti, i lamenti, le urla, i morti. Si chiama terrorismo, ed è la violazione ulti¬ mativa di ogni diritto umano, pri¬ mo fra tutti la libertà di vivere. È il luogo della Città Santa dove si incontrano tradizionalmente i ragazzi, ma ogni angolo reca il ricordo di un sanguinoso attentato Un israeliano ferito viene assistito e confortato dopo l'esplosione «La gente è volata peraria, molti erano coperti di sangue» ha raccontato un testimone, che era seduto al tavolino di Un caffè lungo l'affollata via Ben Yehuda

Persone citate: Anthony Zinni, Bianchini, Fatah, Fiamma Nlrenstein, Jihad Islamica, Sbano

Luoghi citati: Gaza, Gerusalemme, Israele, Stati Uniti, Tel Aviv