Bossi contro Amato alla tavola del Cavaliere di U. M.

Bossi contro Amato alla tavola del Cavaliere LÀ POLITICA ESTERA DEL GOVERNO IL VERO BERSAGLIO PELLE CRITICHE Bossi contro Amato alla tavola del Cavaliere Il ministro non vuole un'Europa dei tecnocrati: anche Tremonti lo ha rassicurato retroscena ROMA LE ire di Umberto Bossi somiglia¬ no ai temporali: prima avverti il brontolio del tuono, dopo un po' piovono fulmini e saette. Così, quan¬ do tre momi fa il capogruppo della Lega alla Calmerà, Alessandro Gè, ha sparato a zero contro la candidatura europea di Giuliano Amato, a Palazzo Chigi hanno immediatamente capito l'antifona (e spalancato l'ombrello). Puntuale, l'acquazzone è arrivato ie¬ ri sotto forma di intemerata dell'Um¬ berto, durante la colazione di lavoro che Silvio Berlusconi ha offerto ai capi della maggioranza per riprende¬ re una vecchia consuetudine caduta un po'in disuso. Il guaio è che Bossi non s'è limita¬ to a bocciare la designazione italiana del Dottor Sottile per la Convenzione destinata a redigere la futura Costitu¬ zione europea. Da quanto riferiscono i partecipanti al pranzo chez Silvio, tra una portata e l'altra il leader della Lega ha contestato dalla A alla Z la politica europea del governo di cui fa parte in qualità di ministro per le Riforme. Testimonianze concordi in¬ dividuano nel ministero degli Esteri il bersaglio grosso, neppure troppo nascosto. Però lo stesso Berlusconi s'è trovato a disagio, visto che è stato lui a spezzare una lancia prò Amato nel recente colloquio di Périgueux conJospineChirac. Ciò die non piace, a Bossi è un'Eu¬ ropa governata dai tecnocrati, filo¬ guidata da Bruxelles, lontana dai cittadini. «Sarebbe la fine della demo¬ crazia», ha protestato ieri con vee¬ menza'. Ma questa, a. quanto pare, è stata l'espressione più dolce che il leader della Lega ha sfoderato a tavo¬ la. Lui, Bossi, sogna " ' eversa un'Eu¬ ropa dei popoli, che nell'attuale mo¬ mento storico si traduce nella difesa degli Stati-nazione e del loro ruolo decisionale contro le ((burocrazie irre¬ sponsabili». Aumentare i poteri della Commissione, alle sue orecchie, suo¬ na come pura bestemmia. Sospetta, non a torto, che nel prossimo Consi¬ glio europeo di Laeken si stabilirà di marciare proprio in questa direzione. La ritrovata cordialità fra Berlusconi e Prodi non lo entusiasma. La designa¬ zione di Amato lo manda in bestia. Ieri ha lanciato il suo altolà. Esaurito lo sfogo, tutti i commen¬ sali si son lanciati a tranquillizzarlo. Berlusconi, ovviamente, ha negato che i timori di Bossi avessero fonda¬ mento alcuno. Rocco Buttiglione, con sapienza democristiana, se l'è tirato in disparte e gli ha garantito che gli sforzi tesi a ricuperare Mastella nella maggioranza non sono volti a rende¬ re meno indispensabile la Lega, anzi al contrario. Giulio Tremonti, che lo conosce còme le sue tasche, aveva iniziato con due giorni di anticipo la sua opera di persuasione, rilasciando un'ampia e non casuale intervista al quotidiano del Carroccio, «La Pada¬ nia», li Tremonti salva, con bravura, capra e cavoli. «Ci sarà ima doppia devoluzione», assicura: «Verso l'Unio¬ ne europea pochi poteri, verso le Regioni le competenze esclusive». Mai nessuno si piegherà, promette il professore, «al primato della tecno¬ crazia che veniva (e viene tuttora) sostenuto da una dottrina post-mo¬ derna e neo-fascista dove spiccavano i saggi sulla govemance di Giuliano Amato...». Amato, proprio il candida¬ to di Berlusconi e Ruggiero alla testa della Convenzione europea. Per effetto degli sforzi congiunti, alla fine del pranzo Bossi si è alquanto sedato. Resta a questo punto da capire se l'Italia ha ancora un proprio candidato al posto più ambito d'Europa, per il quale la Francia mette in campo nienteme¬ no che l'ex presidente Giscard d'Estaing. [u. m.]

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