I fantasmi della «filovia» di Fabrizio Vespa
I fantasmi della «filovia» METROPOLITANA I fantasmi della «filovia» Corso Francia 6: è rindirizzo di un non-luogo dóve partono gli autobus e si.sta per non stare CORSO Francia 6 è un grande non-luogo. Innanzitutto è un vasto passaggio sotto il palazzo a torre che si affaccia sull'angolo di piazza Statuto. Fondamentalmente un buco vuoto, cioè qualcosa che è anche difficile definire dal punto di vista architettonico. Sotto questo porticato per dì più non passano automo¬ bili, ma si fermano gli autobus della linea 38. Saltando dal lato del palazzone all'altro lato, si vede troneggiare in alto la scritta con vecchi caratteri «Filovia Torino - Rivoli»: già, il nome c'è, ma la filovia non esiste più da un pezzo. Più in basso lampeggia il neon del bar-tabacchi che però, senza alcuna fantasia, si chiama semplice¬ mente così, bar-tabacchi. In questo caso invece il luogo c'è, rBa manca il nome. Per segnare poi il culmine dell'impersonalità che connota e rende per questo affascianti molti punti metro¬ politani di passaggio o di semplice transito umano, nei ristretto spazio del bar non c'è possibilità di stazionare a lungo, non essendoci sedute, a parte quattro sgabelli posizionati di fronte alle macchine del Magic Jocker, ima sorta di variante buonista del video-pocker che ha ima schermata principale con l'immagine irreale del Casinò di Sanremo avvòlto in uno spettacolo pirotecnico notturno. Sopra la colon¬ na dei videogiochi, ammicca stancamente una coppia di televisori, uno dei quali solitamente è spento. Tuttavia, in questi pochi metri quadri, puoi avere tutto: le sigarette, gioparè i numeri del lotto, il cappuccino, l'accendino a forma di estintore, i video musicali di Brand New, la ricarica del cellulare, buttare un pugno di monete nelle macchinette, comprare una carto¬ lina di Guevara, le ^omme alla cannella. Tutto, ìrima.di timbrare il tuo biglietto e saltare sul jus verso Collegno, Grugliasco o Rivoli. Fuori, a fianco al bar, la mente può sbizzarrirsi ancora in questo mare di simboli dall'identità instabi¬ le: ci sono gli sportelli del Centro Servizi al cliente dell'Atm e più in là il busto del sig. Colli, «il costruttore della prima ferrovia italiana a scartamento ridotto», che sorveglia la porta dell'Anpi. Fra gli autobus, nella piazzola d'atte¬ sa, il colore acceso del gabbiotto per le fototesse¬ re spezza la monotonia cromatica dell'ambien¬ te circostante dove il predominante bianco confetto si alterna ad un grigino inafferrabile. Al centro una fila di panchine di metallo, quasi sempre vuote. Qui si aspetta il pullman in piedi. Qui si sta, per non stare. Fabrizio Vespa Il capolinea nella ex stazione della Tonno-Rivoli
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