Svelare il segreto della coscienza di Aldo Carotenuto

Svelare il segreto della coscienza DAL CERVELLO ALL'IMMATERIALITÀ' DELLA MENTE Svelare il segreto della coscienza E' LA GRANDE SFIDA CHE FORSE LE NEUROSCIENZE E LA PSICOANALISI. ALLEATE. POSSONO VINCERE. A PATTO CHE SI RICONOSCANO RECIPROCAMENTE VALIDITÀ' Aldo Carotenuto (*) CONFUSA, dubbiosa, pie¬ na di incognite, la men¬ te si scopre limite di se stessa. Come arrivare a toccare il mistero della coscien¬ za? Precaria corrispondenza tra me e il mondo, tra le mie azioni e i miei pensieri e, prima ancora, tra i neuroni e quella complessi¬ tà di ordine superiore che è la consapevolezza. Che la si vogha prendere dal versante della psi- coanalisi o da quello delle neuro¬ scienze, la titanica impresa si risolve sempre in una scomposi¬ zione del tutto in parti via via più piccole, che mai riescono a dare spiegazione dell'operare complessivo della nostra mente. «Gap espheativo», lo chiamano gli scienziati: quel salto che ci impedisce di collegare l'insieme delle strutture cerebrah alla to¬ talità della funzione «coscien¬ za». Che il tutto non sia semplice somma delle parti è ormai lezio¬ ne antica. «La mente inviolata» è il titolo dell'ultimo saggio di John Horgan (Raffaello Corti¬ na): una brillante rassegna di illusioni e delusioni che ci porta a riflettere sul rapporto mente- cervello attualizzando antiche lezioni e attenuando gli squilli di tromba di chi vorrebbe la fron¬ tiera del mistero abbattuta una volta per tutte. La coscienza non si tocca. E' lì, ma non si vede. Funziona, ma nessuno sa perché. La coscienza è come il gioco delle tre carte: onnipresente e mai afferrata. La psicoanalisi è come il gioco delle tre carte: un elaborato sistema della mente che seduce e riflette se stessa, restando al fondo sa¬ cra e inviolata. Le neuroscienze giocano con tre carte: alla ricer¬ ca di una mossa vincente che nessuno sa dire con certezza quale sia. Tutti ugualmente scommettono sull'invisibile. «Tutto è vero e nulla può esser vero», scriveva Pirandello, maestro di quello sdoppiamento che sempre rimanda a un'imma¬ gine riflessa. Recenti studi sul¬ l'effetto placebo dimostrano che quando Si gioca con la mente l'inganno può diventare verità. I pazienti mentono, l'analista mente - diceva Ferenczi -eppu¬ re in questa menzogna condivi¬ sa prende vita qualcosa di reale* qualcosa che cura. Suggestione? Può darsi, ma allora bisognereb¬ be dedicare maggiore attenzio¬ ne a questa impalpabile essen¬ za: se la mente può illudersi facendo dell'illusione una real¬ tà, perché negare alla suggestio¬ ne valore scientifico? Più volte mi sono pronuncia¬ to in favore di una collaborazio¬ ne tra scienza e psicoanalisi, che tenga tuttavia conto di un appor¬ to bidirezionale: non S prerogati¬ va esclusiva della scienza forni¬ re risposte. Gli studi sull'intelli- ;enza artificiale mi offrono Duon gioco. Perché la macchina non riesce a eguàghare l'uomo? Perché la macchina non sbaglia. Non si lascia suggestionare. Trae conclusioni matematiche, logiche, esatte, ma proprio per questo irreah. La realtà non è asettica: è fatta di errori, disgui¬ di, errate interpretazioni e azio¬ ni non sempre condotte a buon fine. All'uomo è concessa la scolta, persino quella di sbaglia¬ re. Alla macchina, no. Che sia questo il segreto della coscienza, il riverbero muto e accecante di un fantasma che la pura logica meccanica non conosce? Marvin Minsky, cofondatore dell'Artificial Intelligence Labo- ratory del Mit, è proprio di questo parere: i sistemi basati su regole non sono in grado di affrontare le eccezioni. Sarebbe indubbiamente una prova inte¬ ressante strutturare un prototi¬ po di mente artificiale sulla base delle teorie psicoanalitiche. Un esperimento che probabilmente porterebbe anche a una revisio¬ ne del concetto di «normalità» psichica. L'estensione al cervel¬ lo del termine medico di patolo¬ gia è infatti del tutto plausibile, ma quando si entra nell'ambito «mente» il confine tra normalità e anormalità diventa difficil¬ mente identificabile. Bisogne¬ rebbe piuttosto parlare di «nor¬ matività»: il cervello segue delle norme, la mente non sempre. Il capitolo più affascinante della ricerca scientifica sull'uo¬ mo è ancora da scrivere e sareb¬ be bene che gli studiosi della mente ne prendessero atto. Die¬ tro la complessa teoria freudia¬ na, come dietro alle stupefacen¬ ti scoperte scientifiche dell'ulti¬ mo ventennio, regna ancora e comunque un enorme punto in¬ terrogativo: chi o che cosa con¬ trolla la coscienza? Una doman¬ da che, peraltro, ci condurrebbe verso implicazioni di ordine filo - sofico esistenziale ben più va¬ ste: chi o che cosa controlla l'uomo. O Università, dì Roma «La Sapienza» Sigmund Freud, fondatore dèlia psicoanalisi. Siamo ancora lontani dal saper gettare un ponte tra le moderne neuroscienze e le sue intuizioni sulle radici profonde del comportamento umano i

Persone citate: Ferenczi, John Horgan, Marvin Minsky, Pirandello, Sigmund Freud

Luoghi citati: Roma