D'Amato ai sindacati «Lavoriamo insieme»

D'Amato ai sindacati «Lavoriamo insieme» GLI IMPRENDITORI GIUDICANO LA «TIMIDA» DELEGA SULL'ARTICOLO 18 UN PASSO AVANTI E «UN CONCRETO SUPERAMENTO DI UN'ANOMALIA TUtTA ITALIANA» D'Amato ai sindacati «Lavoriamo insieme» Cantarella: sulle questioni sociali bisogna discutere con pragmatismo Toni moderati per il presidente della Conf industria che però boccia a proposta di Maroni di coinvolgere i dipendenti nel rischio d'impresa Flavia Podestà MILANO Via il piombo dalle ali della competiti¬ vità italiana, ma senza irreparabili fratture: con un confronto senza pre¬ giudiziali, invece, tra le partì sociali. La Confmdustria sincronizza perfetta¬ mente ì toni sulla riforma dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori. E - quarantott'ore dopo l'incontro tra go¬ verno e sindacati che, per alcuni aspetti, si è risolto in un dialogo tra sordi - lancia un ponte alla contropar¬ te sindacale, impegnata a promuove¬ re le prime proteste, sollecitandola ad un assunzióne di responsabilità per costruire un'intesa che potrebbe «met¬ tere carburante» liei motore del BelPa- ese. Un ponte costruito con altri mat¬ toni rispetto alla proposta di Maroni di coinvolgere i dipendenti nella divi¬ sione del rischio d'impresa. Per Con- findustria non se ne parla nemmeno. D'Amato ha bocciato senza mezzi termini la proposta; «Queste erano le cose che si facevano 30 anni fa in Germania - ha commentato - e che oggi non esistono più». Da Torino, l'amministratore dele¬ gato della Fìat Paolo Cantarella con¬ danna «l'oltranzismo, da qualunque parte venga e su qualunque tema si esprima» e ripete che «su tutte questio¬ ni sociali - sulle scelte da fare in materia previdenziale e dì rifonna del mercato del lavoro - quel che occorre è discutere con pragmatismo, tenen¬ do conto delle esigenze reali delle imprese e dei lavoratori, nella prospet¬ tiva di un'Italia più dinamica e più capace dì crescere; moltiplicando ì posti dì lavoro e il benessere dei cittadini». Muovendosi sulla stessa lunghezza d'onda - da Milano dove conclude l'assemblea dì Centromarca - il presidente di Confindustria Anto¬ nio D'Amato sì augura che «imprendi¬ tori e sindacati, insieme, possano scri¬ vere un capìtolo che faccia fare al Paese un passo"importante» sulla stra¬ da di avvicinamento agli standard europei. Non solo - spiega D'Amato - perché «gli italiani hanno voglia dì rifonne più che di proteste», ma so¬ prattutto perché la delega «pur timi¬ da» sulla revisione dell'articolo 18 ((rappresenta comunque un primo concreto superamento di un'anoma¬ lia tutta italiana» e consentirà dì «riallineare il nostro mercato del lavo¬ ro, die è il più rigido nell'Ile, alle regole europee». Tanta moderazione dei toni è tut- t'altro che casuale. Si spiega non solo con i patemi del quadro intemaziona¬ le che appare, anzi, al leader degli industriali «in via di chiarimento sia per l'evoluzione del conflitto inAfgha- nistan, sia per gli effetti benefia sul piano della congiuntura economica mondiale, attesi dalla massa di liquidi¬ tà iniettata nel sistema a stelle e strisce, dal presidente George Bush». Si spiega, soprattutto, con il perdura¬ re del clima di incertezza e di rallenta¬ mento produttivo che avevano morti-, ficaio le aspettative di crescita dei Paesi industrializzati, ben prima dei fatti drammatici dell'li settembre a New York: e con la constatazione delle maggiori difficoltà del BelPaese nell'affrontare le situazioni di crisi. Quella attuale, tra l'altro, appare a D'Amato «peggiore delle precedenti)) per l'effetto moltiplicatore che potreb¬ be essere indotto, almeno a livello di aspettative della pubblica opinione, dalle istanze dei no global che ((propu¬ gnando lo sviluppo sostenibile, co¬ stringono il mondo delle imprese a dare risposte credibili». Per il presidente della Confindustria la scommessa «è di liberare le ali del paese dall'eccesso di piombo» rappre¬ sentato da vincoli e anomalie e, a suo giudizio, oggi ri sono le precondizioni per farlo grazie «alla politica governati¬ va», su cui ha espresso giudizio positivo anche Cantarella. Ora, però, il Paese è al bivio: «Può evolvere positivamente o avvitarsi senza sbocchi)), avverte D'Amato ricordando che «l'Italia ha risorse imprenditoriali da vendere e una capacità di lavoro che non è secon¬ da a nessuno», ma sul piano dell'effi¬ cienza del sistema «ha ancora tanto da fareper rimettersi in ordine». Di qui l'appello pressante al sindaca¬ to - le cui ultime scelte, per D'Amato, sono ancora inquinate «da eccessi di ideologismo» - a «misurarsi con la nuova sfida che attende il Paese»; non è una novità che per Confindustria le riforme «siano un formidabile carbu¬ rante per lo sviluppo». La sfida, poi, almeno per quanto attiene il lavoro è imposta - a detta del leader degli industriali - «dalle patologie stesse del mercato»; fotografate dal pennanere di un divario profondo tra Nord e Sud, dalla carenza endemica di occupazione per igiovani del Mezzogiorno, dall'enti¬ tà della disoccupazióne femminile e dalla mole del sommerso che non ha eguali in Europa. «Trovare un'intesa sulla riforma è possibile se il sindacato recupero il senso di responsabilità», conclude D'Amato che, almeno alla Cisl e alla Uil, rilancia il modello di concordia costruito sui contratti a ter¬ mine. Il rilancio di quell'«avviso comu¬ ne» costruito e firmato senza la Cgil, rivela che Confindustria cerca il dialo¬ go ma rifiuta di farsi irretire nella tràppola delle pregiudiziali. Il presidentéd'i Conf industria, Antonio D'Amato. A sinistra, il ministro del Lavoro Roberto Maroni

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