Una lady nel lager dei Boeri

Una lady nel lager dei Boeri 26 GENNAIO 1901, UNA SIGNORA DELL'ALTA SOCIETÀ INGLESE VISITA UN CAMPO DI RIFUGIATI NELL'AFRICA DEL SUD: CIÒ CHE VEDE LE CAMBIA LA VITA Una lady nel lager dei Boeri Ginevra Bompiani un gIL 26 gennaio 1901, Emily Hobhouse si preparava a una esperienza senza precedenti. Sta¬ va per entrare in una realtà segreta, impensata, ricoperta di bugie, cui le autorità alludevano con imbarazzo e stizzosi divieti: uircampo di rifugiati boeri. Emily ha qua- rant'àrmi, è una . JUgjf. donna bella, ele¬ gante, appartiene alla buona socie¬ tà inglese (sua zia è Lady Hobhou¬ se); Ha ottenuto dal governo ingle¬ se di portare nel Sud Africa, dove due anni prima è scoppiata la guer¬ ra anglo-boera, 300 sterline, frut¬ to di una colletta per soccorrere le donne e i bambini boeri soprav¬ vissuti all'incendio delle loro fat¬ torie. Ma quando arriva a Cape Town sente parlare di «campi dì rifugiati» e capisce che dietro a queste parole si nasconde qualco¬ sa di assolutamente nuovo, che deve conoscere se vuole conti¬ nuare l'opera cominciata in pa¬ tria, la guerra delle donne inglesi contro la guerra degli uomini. Non è così semplice: le autori¬ tà, che guardano compiacenti a un'iniziativa caritatevole nei con¬ fronti dì una popolazione che l'Inghilterra fìnge dì proteggere, mostrano tutt'altro atteggiamen¬ to verso chi vuole indagare su questa «protezione». Per visitare i campì serve l'autorizzazione del Governatore, Lord Alfred Mìl- ner. Lady Hobhouse fornisce alla nipote una lettera dì presentazio¬ ne ed Emily viene invitata a pranzo. A tavola, Miss Hobhouse orno .- : .- - V sì trova circondata da uomini che le parlano con la protettiva galanteria cui ogni signora del suo rango ha diritto, purché ten¬ ga la lìngua a posto. Emily chiede un'intervista privata e per un'ora discute con un ospite affabile, che ammette che «gl'incendi del¬ le case boere, sì, sono stati un errore», e che «qualcosa andreb¬ be fatto per le don¬ ne e i bambini», riconosce perfino che la vista delle donne deportate sui carri è depri¬ mente, ma per quel che riguarda il permesso di por¬ tare loro soccor¬ so, non è in suo potere accordar¬ lo. Questo dipen¬ de dal comandan¬ te supremo delle forze armate, il giovane e ram¬ pante Lord Kitchener, lo stesso che quindici anni dopo si affacce¬ rà dai manifesti inglesi puntando un dito minaccioso sui ragazzi riluttanti a partire in guerra: «L'Inghilterra vuole tei». La rispo¬ sta di Kitchener si fa aspettare e quando arriva è piena di limita¬ zioni. Emily può visitare un solo campo, quello di Bloemfontein, con un carico di vettovaglie ridot¬ to. Ed è qui, a Bloemfontein, che Emily si,trova il 26 gennaio 1901, ospite di Mrs Fichardt, madre di un ufficiale dell'eserci¬ to boero, ferito e deportato. Il, giorno prima, ha reso visita al Governatore della città, generale Pretyman, che Iha conosciuta bambina. Ancora un'amabile con¬ versazione fra gente dello stesso ambiente, che parla la stessa lingua con la stessa pronuncia, che ha le stesse amicizie e idee opposte. Quando Emily dice in casa di chi è scesa, l'incanto si rompe. Il generale salta sulla sedia: «una donna amara», dice, «molto anti-inglese!». «La mia visita potrebbe addolcirla», ri¬ sponde Emily. Il generale firma il permesso. Sono le quattro di un pomerig¬ gio afoso quando Emily arriva in vista del campo, a due miglia dalla città. Davanti a lei, ima pianura spoglia, piatta, bruciata dal sole, file interminabili di tende rotonde e un recinto qua¬ drato che delimita il primo cam¬ po di concentramento su cui attoniti occhi europei si siano posati. In quel campo vivono circa 20Ù0 persone, quasi tutte donne e bambini, e pochissimi uomini detti «mani alzate», ma quando Emily ci tornerà qualche mese dopo il numero sarà decuphcato. Emily si addentra in cerca di Mrs Botha (lo stesso nome del presi¬ dente boero), ma si perde nel labirinto delle tende, accecata dal sole e dalla polvere. Quando finalmente raggiunge la tenda, non c'è sollievo. La tenda è vuo¬ ta, salvo qualche coperta arroto¬ lata per terra, non c'è né una sedia né il posto per metterla. Dentro si accalcano una dorma, i suoi cinque figli e ima servetta kaffira. Mentre Emily è seduta su una coperta in mezzo a loro, arrivano altre donne, tutte mogli di possidenti terrieri a cui sono state bruciate le case dai soldati inglesi, distrutto il raccolto, ruba¬ to il bestiame, tolti i mariti, dorme caricate sui carri e portate a forza in questi campi: «Mi hanno raccontato le loro storie, e abbiamo pianto insieme, e perfi¬ no riso insieme, e chiacchierato in cattivo olandese e in cattivo inglese per tutto il pomeriggio». Anche qui, donne dello stesso ambiente, con le stesse abitudi¬ ni, la stessa vita comoda e linda, ma improvvisamente spoghate di tutto e versate a carrettate sulla terra fangosa e infetta, senza cibo, senz'acqua, senza sapone, con i bambini che gli muoiono intomo come se una pestilenza si fosse abbattuta sul loro popolo. Nelle notti di piog¬ gia l'acqua entra a fiotti attraver¬ so la tela e infradicia le coperte. Mentre stanno lì sedute a parla¬ re, striscia nella tenda un serpen¬ te velenoso. Le donne e i bambini scappano, tutti tranne l'intrepi¬ da donna inglese che afferra il suo parasole e colpisce l'animale ripetutamente: «non sopportavo il pensiero che girasse libero in una comunità che dorme per terra», racconterà nel suo Rap¬ porto su una visita al Campo delle donne e i bambini nelle Colonie del Capo e del fiume Grange. «Io chiamo questo sistema dei campi una crudeltà su larga scala», dichiarerà nel suo Rap¬ porto. «Non potrà mai essere cancellata dalla memoria della gente. Per i bambini è ancora più duro. Languiscono in quel caldo terribile, con cibo insufficiente e inadatto... Mantenere questi campi è un assassinio per i bambini. Naturalmente, con una conduzione più giudiziosa, si pos¬ sono un po' migliorare, ma nien¬ te può disfare quel che è stato fatto». La battaglia di Emily contro i campi di concentramento non avrà tregua. Ma, dal momento che il suo Rapporto viene pubbli¬ cato e diffuso, non le sarà più accordato il permesso di visitare i campi, e quando tornerà in Ottobre nel Sud Africa, la sua nave verrà messa in quarantena e lei tenuta prigioniera finché non verrà imbarcata a forza su un'altra nave e riportata in In¬ ghilterra sotto la legge marziale. Così anche Emily impara che parlare la stessa lingua non pro¬ duce necessariamente una con¬ versazione - come quella che si svolse «in' cattivo olandese e cattivo inglese» con le donne boere. E che una lìngua può diventare molto silenziosa quan¬ do vuole cancellare una memo¬ ria, quella dì una donna come lei o dì quei campì che, momentane¬ amente dimenticati, si riaffacce¬ ranno, come un'ombra cresciuta alle spalle, nei campì di stermì¬ nio due guerre più tardi. Emily Hobhouse ha raccolto 300 sterline in favore delle vittime del conflitto con l'impero britannico A Bloemfontein si accalcano duemila ' persone. La donna ascolta storie di violenza e predazione, quindi pubblica un «Rappòrto» che la porterà in carcere Emily Hobhouse aveva 40 anni, era una donna bella e elegante. Il disegno è di Matteo Pericoli un giorno . JUgjf. .- : .- - V

Luoghi citati: Bloemfontein, Inghilterra, Sud Africa