«Sono il primo uomo clonato e sono felice» di Paolo Passarini
«Sono il primo uomo clonato e sono felice» «Sono il primo uomo clonato e sono felice» Annuncio di un medico: ho donato le mie cellule per tornare a camminare Paolo Passarini corrispondente da LONDRA «Sì, sono io. Tecnicamente io sono la prima persona clonata al mondo». Judson Somerville, 40 anni, paralizza¬ to da 11, medico del Texas, repubblica¬ no e fervente episcopaliano, l'uomo che ha fornito le sue cellule ai ricerca¬ tori di Boston per la prima clonazione umana, non ha alcun pentimento, non nutre alcun dubbio. E ha un obiettivo preciso, che persegue disperatamente: «Voglio camminare ancora, voglio po¬ ter accompagnare mia figlia all'alta¬ re», ha detto in un'intervista al quoti¬ diano inglese «Daily Express». Somerset ha una faccia gioviale e, nonostante il suo presidente, concitta¬ dino, collega di partito, ex-goveraato- re e fratello di fede George Bush abbia definito la clonazione umana «mortal¬ mente sbagliata», non si scompone: non vacilla e non strareagisce. «Il mio Dna è stato estratto dalla mia pelle e messo dentro una cellula d'uovo. E' una cosa enorme, ma non c'è niente di speciale in me. Io ^pno solo come la prima persona che entra in un negozio a comprare un prodotto disponibile. La cosa importante è come possiamo aiutare chiunque altro». «Miliardi di persone ne possono trarre beneficio - ha continuato -. E' la più grande avanzata della medicina di tutti i tempi, più degli antibiotici o dei trapianti carfiaci. Se possiamo far ricrescere ogni tipo di tessuto, pensate alla differenza che questopuò fare per le vittime di ustioni, che soffrono grande dolore e umiliazione per lo sfiguramento, se riusciamo a rigenera¬ re la loro pelle». «Io ho vissuto questa ricerca come una grande opportunità per aiutare un mucchio di gente». Ma' naturalmente il dottot- Somer¬ ville non può dimenticare il suo proble¬ ma. L'incidente di 11 anni fa fu banale nella dinamica, ma non nelle conse¬ guenze. Somerville andò a sbattere con la bicicletta contro un muro, ma si ruppe la spina dorsale e rimase paraliz¬ zato dalla vita in giù. Allora sua figlia Madison aveva tre anni e sua moglie Melania stava portando a termine la gravidanza di Hannah. «Mia figlia quattordicenne non vuole che il suo vestito da sposa si impigli nella mia carrozzella - racconta Somerville -. Così quando il giomo verrà, lei conta su me perchè l'accompagni all'altare. Adoravo afferrare Madison per le cavi¬ glie e farla capovolgere. Mi manca la possibilità di abbracciare mia moglie come si deve». «Hannah, la mia figlia minore - ha continuato Somerville - non mi ha mai visto camminare. Melarne era di nove mesi quando ebbi l'incidente. Un gior¬ no io voglio scendere da questa sedia a rotelle e andare semplicemente a fare una passeggiata con le mie ragazze». Con questo sogno nella mente, il dot¬ tor Somerville, che gestisce una clinica per il controllo del dolore a Laredo, contattò un suo amico, il dottor Micha¬ el West, uno dei ricercatori di punta della «Advanced Celi Technology». «Siamo rimasti in contatto per anni e poi lui mi ha chiesto di andare nel suo laboratorio a Worcester, in Massachu¬ setts, nel marzo scorso». «Fu allora - ricorda Somerville - che donai la pelle che loro hanno poi usato, E quella è stata una parte che mi ha molto eccitato e reso orgoglioso di partecipare al processo. Ho preso una specie di taglìabiscotti e ho scava¬ to via un po' di pelle dal mio polpaccio destro. Io lì non posso sentire niente, nonho provato dolore». Prima dell'intervento, Somerville è andato a parlare anche con le autorità religiose della sua chiesa. Non dice che cosa gli abbiano detto, ma non posso¬ no certamente averlo incoraggiato. Le obiezioni sull'impiego mostruoso che potrebbe avere la clonazione non lo scuotono: «Ci sarà sempre gente catti¬ va pronta a un uso stravolto della tecnologia. Prendete gli aeroplani, per esempio. Costituiscono un magnifico avanzamento tecnologico al servizio della gente, ma i terroristi ne hanno diretti un paio contro il World Trade Center uccidendo migliaia di persone. Tuttavia non possiamo per questo smettere di usare aereb. ' ' s Z ' ■' * 3» 2. ; ? ■"\ Il medico che ha donato le sue cellule ha parlato. Ha dichiarato di averlo fatto con la speranza di guarire, l'uomo infatti è rimasto paralizzato dopo un banale incidente
Persone citate: George Bush, Judson Somerville, Somerville
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