Ashcroft inventa le interviste forzate di Lorenzo Soria

Ashcroft inventa le interviste forzate Ashcroft inventa le interviste forzate Test deli'Fbi sul terrorismo per centinaia di arabi-americani Lorenzo Soria LOS ANGELES Anziché bussare alla porta nel cuore della notte, gli agenti del¬ i'Fbi hanno deciso dì fare ricorso a un metodo più morbido lettere- invito per condurre interviste vo¬ lontarie. Le prime sono arrivate oggi a 700 maschi di origine mediorientale e residenti nel¬ l'area di Detroit, che nelle prime righe sono stati rassicurati con queste parole: «Non abbiamo mo¬ tivo dì pensare che siete associato con il terrorismo intemazionale». E allora, perché proprio loro? Perché, si precisa, «il vostro nome è venuto alla nostra attenzione, tra le altre cose, perché siete arrivati nel Michigan provenienti da un Paese che appoggia e finan¬ zia il terrorismo». La decisione delle interviste «volontarie» - parte delle cinque¬ mila che il Dipartimento della Giustizia vuole concludere entro Natale - è stata salutata dalle associazioni che rappresentano gli arabi-americani e da quelle che difendono ì diritti civili come un passo in avanti. «Abbiamo volutamente cercato una forma non invadente», ha precisato il procuratore federale Jeffrey Col¬ lins. Il cambio dì forma non è però bastato ad alleviare il senso di ansietà e di paura che, dopo 1' 11 settembre, pervade gli arabi- americani che risiedono a Detroit e nel resto del Paese. I destinatari delle missive so¬ no tenuti a rispondere «al più presto ed entro il 4 dicembre»: E se non lo faranno? Collins si è rifiutato di rispóndere, ma il pas¬ so successivo è facilmente preve¬ dibile. Poi c'è il memorandum di otto pagine messo a punto dal ministro della Giustizia John Ashcroft, una lista di domande che ha finito per generare una nuova ondata di allarme e dì sospetto. Quando siete arrivati in America e con che tipo dì visto? Che lavoro fate? Avete compiuto recentemente viaggi negli Usa o all'estero? E dove? Avete per caso visitato monumenti ed edifici- simbolo? Ci sono poi le domande sull'educazione: dì che livello? Se è scientifica, avete mai trattato l'antrace? E armi, ne possedete? Con il passare delle pagine, il memorandum di Ashcroft diven¬ ta più diretto, «All'individuo va chiesto se è a conoscenza di qual¬ cuno, se stesso incluso, che ha ricevuto addestramento applica¬ bile ad attività terroristiche», sì legge. E ancora: «Dovete chiedere sel'indìviduo conosce persone che hanno espresso simpatia per gli attentatori dell'I 1 settembre o jer altri terroristi». Niente è ta- dù, nemmeno le idee politiche degli intervistati e dei loro amici. Per questo la mossa conciliatoria dì Ashcroft e deli'Fbi è stata interpretata da molti come un altro attacco agli arabi-america¬ ni, che costituiscono la maggio¬ ranza delle 1.200 persone arresta¬ te dopo 1' 11 settembre. Anche se nessuno è stato incri¬ minato per legami diretti o indi¬ retti con il terrorismo, almeno 550 di loro restano in carcere e Hussein Ibish, portavoce del co¬ mitato contro la discriminazione degli arabi-americani, accusa: «Voghono chiedere alle persone quali siano gli ideali pohtici loro e di amici e parenti. Ma queste sonò domande che hanno già creato ima macchia nera nella storia del nostro Paese». Osama Siblani, editore del quotidiano «Arab American News» dì De¬ troit, non sa più trovare le parole per rassicurare ì tanti lettori che gli intasano le lìnee Sei telefono: «Chiamano e domandano se ab¬ biamo ima lista, se siamo in peri- colo, se finiremo tutti in campi di concentramento». Ashcroft ha adottato la via delle interviste anche in risposta alle proteste del capo della polizia dì Portland, nell'Oregon, e dì altro città americane che hanno rifiuta¬ to di collaborare con l'Fbì. Ma Daniel Oates, sindaco di una città del Michigan, Ann Arbor, che ospita un'università frequentata da molti mediorientali, non si fa troppi problemi: «Siamo in guer¬ ra e non voghamo infiltrati nasco- sti nella nostra comunità». E' il tipo di risposta offerto anche da Ashcroft, sia pure con toni più diplomatici. Il ministro sostiene che i 1.200 arresti hanno reso l'America «più forte e non più debole», ma quan¬ do gli è stata chiesta la lista con i nomi dei detenuti si è rifiutato di darla, sostenendo che questo avrebbe violato la loro «privacy». Una giustificazione che lascia per¬ plesso Lucas Guttentag, uno dei leader della ((American Civil Li- berties Union»; «Mi sembra perlo¬ meno ironico che il Governo si preoccupi dei diritti dei cittadini quando ne ha arrestati centinaia senza offrire alcuna prova che hanno goduto delle garanzie costi¬ tuzionali». Parole che ormai rie¬ cheggiano anche dentro il Parla¬ mento, che a fine ottobre, sull'on¬ da dell'emozione dell'11 settem¬ bre, ha dato all'Amministrazione Bush pieni poteri nella lotta al terrorismo. E che il 5 dicembre intende interrogare lo stesso Ashcroft, in una seduta che si preannuncia lunga e polemica. Cresce la protesta delle associazioni per i diritti civili Il ministro: non darò il nome dei fermati per rispettare la privacy John Ashcroft ministro della Giustizia americano

Luoghi citati: America, Detroit, Los Angeles, Michigan, Oregon, Portland, Usa