Biagi: sarebbe meglio il silenzio di Raffaella Silipo

Biagi: sarebbe meglio il silenzio Biagi: sarebbe meglio il silenzio Anche il produttore Valsecchi prepara una pellicola per le sale Raffaella Silipo «Alla fin fine mi sembra che si rischi di perdere il senso del rispet¬ to per le persone». Emma Bonino è la prima a dar voce al disagio sottile che si prova di fronte all'an¬ nuncio di una fiction Rai sulla vicenda di Maria Grazia Cutuli. Sottile, perché allo stesso tempo Bonino, come tutti, ammette che la fiction potrebbe anche «essere un modo nuovo di raccontare storie e impegni di persone anomale, che sapevano affrontare il lavoro con grande professionalità e bravura». Un dualismo, questo, tra deside¬ rio di far ricordare e timore di sfruttare il ricordo, che è una costante in tutte le reazioni a caldo all'annuncio, a partire - come s'è visto - dalla famiglia e dal «Corrie¬ re della Sera». Non del tutto contra¬ ri ma niente affatto convinti. «Il "Corriere" ha fatto benissimo a prendere le distanze - dice infatti Enzo Biagi - Una fiction mi pare francamente eccessiva. Sarebbe megho, per il momento, circonda¬ re questa vicenda con il silenzio. Ho grande rispetto per questa ra¬ gazza caduta al fronte, ma non ci vedo niente di celebrativo. Non si tratta di Anita Garibaldi, mi pare che si tratti di un umanissimo errore». Megho «soprassedere» an¬ che per Paolo Serventi Longhi, segretario Fnsi: «Suggerirei a Etto¬ re Bernabei, e soprattutto alla Rai, grande cautela». È violentemente critico suU'«in- stant fiction» Michele Bonatesta: «Per taluni tutto, anche la morte e il dolore, diventa spettacolo», dice il senatore di An. Eppure proprio Giorgio e Luciana Alpi, i genitori della giornalista del Tg3 uccisa sette anni fa e di cui a febbraio Giovanna Mezzogiorno interprete¬ rà la storia, non vogliono sentire parlare di speculazione: «I film sono modi per non dimenticare, per tenere viva la memoria di queste ragazze. E poi, per chi deve fare verità e giustizia, è una solleci¬ tazione in più». Si definiscono «non assoluta¬ mente critico» Michele Santoro, e «non pregiudizialmente contraria» Milena Gabanelh, autrice di «Re- port» su Raitre. «Bisognerà vedere come verrà realizzata - dice lei - Le speculazioni ci sono sempre. Cer¬ to, su Antonio Russo di Radio Radicale ucciso in Cecenia, su Al- merigo Grilz morto in Mozambico nell'87, sui tre inviati della Rai di Trieste colpiti da una granata a Mestar, non mi risultano progetti in corso, mi piacerebbe che il film fosse anche per loro». Ricorda An¬ tonio Russo anche Massimo Bor- din, direttore di Radio Radicale, che sottolinea «l'evidente spropor¬ zione tra l'attenzione data a lui e a questa bravissima collega». A insinuare qualche sospetto sono piuttosto le motivazioni non del tutto ideali che hanno spinto la Rai al frettoloso annuncio, ossia il timore che anche Canale 5 mettes¬ se in cantiere un progetto analogo. «Excusatio non patita, accusatio manifesta», ribatte in latino Rober¬ to Pace, amministratore delegato di Mediatrade. Poi a stretto giro di posta arriva l'annuncio che anche Pietro Valsecchi (produttore di mol¬ ta fiction Mediaset ispirata alla realtà) sta preparando sullo stesso argomento un film per le sale. ((Abbiamo già fatto riunioni, presto si comincerà a scrivere». E il disa¬ gio, l'impressione che sulla trage¬ dia personale si innesti la sohta guerra di ascolti, si fa più forte.

Luoghi citati: Cecenia, Trieste