Saddam a Bush: «No alle ispezioni» di Ibrahim Refat
Saddam a Bush: «No alle ispezioni» Saddam a Bush: «No alle ispezioni» eri in Iraq caccia americani in azione nella «no-fly zone» Ibrahim Refat IL CAIRO Saddam Hussein lancia di nuovo il guanto di sfida all'America mentre i caccia americani temano a colpi¬ re le postazioni missilistiche nel Sud dell'Iraq, nella cosiddetta «zo¬ na di interdizione al volo» sotto il 29" parallelo. Il pronunciamento di Baghdad rappresenta una rispo¬ sta diretta a Bush, il quale non fa più misteri sulla volontà di dare presto il via alla fase due della lotta al terrorismo intemazionale, colpendo probabilmente Iraq, So¬ malia e Sudan. L'invito di Bush a Baghdad, di aprire subito le porte agh ispettori Qnu per nuovi con- trolli dei suoi arsenah, ha ricevuto un secco «no» dal Raiss. Una fonte irachena ha risposto con tono sprezzante: «Chiunque pensasse che l'Iraq possa accettare un arro¬ gante monito o un diktat sbaghe- rebbe di grosso. Nessuno può im¬ porre la sua volontà all'Iraq che è capace di difendersi». ""Sono piccole schermaghe, mih- tari e diplomatiche; destinateperò a far precipitare tutto nei prossimi "giórni. Il grimàdello di "Bush sarà l'attuazione della soluzione Qnu che impone il ritomo delle ispetto¬ ri Qnu (già espulsi nel.'98) per verificare la presenza di'armi di sterminio di massa a Baghdad. Questo gh fornirà il pretesto per allargare il conflitto all'Iraq. Sad¬ dam aveva già risposto incurante: la risoluzione 1284 l'abbiamo at¬ tuata, adesso va annullata la 986, nota come «petrolio in cambio di cibo». Dunque il vero braccio di ferro fra l'Iraq e l'amministrazione Bu¬ sh iniziera' esattamente il 30 no¬ vembre, quando il Consiglio di Sicurezza esaminerà il prolunga¬ mento di quella soluzione per altri sei mesi. Baghdad da tempo fa la voce grossa per revocare la risolu¬ zione che restringe le importazio¬ ni irachene, soggette a un rigido controllo da parte delle Nazioni Unite. Queste, dopo avere incame¬ rato i soldi della vendita del petro- lio iracheno, provvedono a selezio¬ nare le merci richieste da Ba¬ ghdad, scartando quelle che po¬ trebbero consentirle di ricostruire il suo apparato bellico. Il pericolo che l'Iraq sia destina¬ to a diventare il prossimo bersa- jlio, una volta conclusa la compa- pra'nnhtare inAfghanistan; divenu¬ ta sempre più concreto. Ariché .perché.fl. succedo contro Ualeban. ha'rafforzzattria tesi dei falchi neU'amministrazione Bush, come il sottosegretario alla Difesa Paul Wolfowitz, il consigliere per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice, l'assistente del segretario di Stato per il controllo degh arma¬ menti John Bolton, secondo i qua¬ li l'Iraq deve essere colpito per togliere di mezzo Saddam. La Russia, però, giudica «immo- tìyata e pericolosas-ogniripotesidi comyolgimento dell'Iraq in azioni .njilitari, neh'ambitq deU'attuale. campagna antiterrorismo. Lo hia affermato ieri il viceministro degh esteri Aleksandr Saltanov: «Da gioipi alcuni mass media intema- zioàali non fanno che scrivere del possibile uso della forza contro l'Iraq e questo ci preoccupa», ha detto. Anche, ha aggiunto, perchè una tale ipotesi metterebbe a re¬ pentaglio «l'affiatamento della coa¬ lizione intemazionale antiterrori- smo»em particolare radesione dei Paesi arabi moderati. «Quésto sce¬ nario - ha aggiunto - è già stato discusso con i nostri partner occi¬ dentali, ai quah la nostra posizio¬ ne è ben chiara». I benefici per l'America di un'operazione contro l'Iraq, elen¬ cati dall'editorialista del quotidia¬ no, arabo «al-Shark al-Awssata», Amir Tahri, sarebbero numerosi. In primo luogo, eliminando il ditta¬ tore iracheno gli Usa e la Gran Bretagna non avranno più bisogno di mantenere truppe in modo sta¬ bile nella peniso a arabica per proteggerla da un'invasione ira¬ chena. Il che togherebbe un argo¬ mento negli mani degli islamici contro le monarchie del Golfo. Secondo, addomesticare l'Iraq in¬ durrebbe Israele ad assumere un linea più morbida nel negoziato mediorientale. Infine la scompar¬ sa del regime baathista a Baghdad indurrebbe i mullah in Iran a essere più flessibili con l'Occiden¬ te. «I rischi - assicura Tahri - sareb¬ bero poi assai scarsi, visto il prece¬ dente dell'Afghanistan, con il bas¬ so profilo assunto dalle masse arabe e islamiche durante la cac¬ cia agh studenti del Corano». Rom¬ pere l'alleanza anti-terrorismo (una rottura con l'Egitto e l'Arabia Saudita) potrebbe essere l'unica ■nota negativa dell'estensione del conflitto all'Iraq. Del resto il Raiss egiziano Mu- 1 barak si è ifnòstrafó indispensabile in questa fase sullo scacchiere arabo. Sta svolgendo bene il suo compito di alleato degh Stati Uniti nella lotta al terrorismo. Lunedì è riuscito, a Tripoli, a convincere persino il riottoso Muammar Gheddafi che «la caccia ai terrori¬ sti in tutto il mondo sia un atto doveroso». Coloro che invece temono di finire nel mirino degh Usa entro il prossimo gennaio sono il Sudan, lo Yemen e la Somalia. Il primo è accusato di produrre armi di di¬ struzione di massa e di ospitare ancora basi di Al Qaeda. Ma l'uo¬ mo forte di Khartum, generale Hassan el-Bashir, dice di temere nulla e giura di collaborare con gh americani fornendo informazioni preziose sul terrorismo, e per di più di aver consentito la presenza permanente di ufficiali della Cia in Sudan. Il fardello dello Yemen è ancor più pesante per via della mancata collaborazione con gli inquirenti americani nell'inchie¬ sta sull'attentato alla fregata «Co¬ le» (missione suicida, con 17 mari¬ nai americani uccisi, effettuato lo scorso ottobre nel Golfo di Aden da Al Qaeda). In Somalia, regno dell'anarchia, esistono veri covi degh uomini di Bin laden con campi di addestramento, basi mili¬ tari e una solida rete finanziaria, che - si dice al Pentàgono - saran¬ no prossimi bersagli dei missili Cruise. Così il mondo arabo dovrà forse fare i conti con l'America di Bush una volta finita la festa del Ramadan. Secondo il Cremlino sarebbe «immotivato e pericoloso» un cojnypìgimento di Baghdad nell'attuale campagna americana contro il terrorismo
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