Confindustria delusa «Cadono le premesse del dialogo sociale» di Roberto Ippolito

Confindustria delusa «Cadono le premesse del dialogo sociale» Confindustria delusa «Cadono le premesse del dialogo sociale» «Spropositata» per gli imprenditori la decisione dei sindacati Nessun commento ufficiale sulla strategia decisa dal governo Piace la fermezza di Maroni, anche se si sarebbe voluto di più Roberto Ippolito ROMA Una brutta conclusione. Pec¬ cato sia finita così, dice la Confindustria manifestando il suo «rammarico». Con que¬ sta parola l'associazione degli imprenditori guidata da Anto¬ nio D'Amato dichiara in una nota il rincrescimento dopo la rottura di lunedì fra il gover- , no di Silvio Berlusconi e i sindacati. La nota è una rispo¬ sta aHa-Cgil, alla Cisl e alla Uil alle quali viene imputata 1'«in¬ disponibilità» ad «avviare il tavolé-dèl dialogò sociale». Le critiche sono tutte per il no alla modifica dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori con l'esclusione, in alcuni ca¬ si, del reintegro (sostituito da un risarcimento) per i licenzia¬ menti senza giusta causa. D 'Amato dà il via libera al comunicato subito dopo la scelta dei tre segretari Sergio Cofferati, Savino Pezzetta e Luigi Angeletti di proclamare lo sciopero in nome della difesa dell'articolo 18. Una scelta giudicata eccessiva: «La decisione dei sindacati appare spropositata» viene af¬ fermato. Per la Confindustria infatti la soluzione adottata dal governo non è dirompente ed è anzi il minimo utile come puntualizzato lunedì dal con¬ sigliere per le relazioni indu¬ striali Guidalberto Guidi. Sa¬ rà lo stesso D'Amato a spiega¬ re nei dettagli questa posizio¬ ne nell' intervento che pro¬ nuncerà questa mattina a Mi¬ lano. Ma la nota già dice che invece della rottura consuma¬ tasi sarebbe «importante di¬ scutere i contenuti» del dise¬ gno di legge delega «che intro¬ duce i primi timidi elementi di flessibilità del mercato del lavoro per avvicinare l'Italia alle regole già da tempo in vigore in altri paesi». Timidi: sono quindi defini¬ ti così i passi del governo in materia di lavoro. La Confin¬ dustria non commenta l'ini¬ ziativa del governo. Ma è implicito nella nota di ieri l'apprezzamento nei confron¬ ti di Berlusconi e del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Roberto Maroni per non aver fatto marcia indie¬ tro sull'articolo 18 come chie¬ sto dai sindacati. E questo anche se gli imprenditori avrebbero voluto qualcosa in più: un intervento non limita¬ to come quello del disegno di legge delega. A viale, dell'Astronomia, quartier generale della Confin¬ dustria, qualcuno ha anche abbozzato dei calcoli tesi a dimostrare lo scarso impatto delle deroghe all'articolo 18. Ed è risultato che la platea dei lavoratori ai quali queste si applicano varia da 70 mila unità a un massimo di 100 mila. Una cifra, quindi, molto lontana dall'ipotesi più estre¬ ma di due milioni di dipenden¬ ti interessati apparsa ieri mat¬ tina sui quotidiani. Così nella nota l'organizza¬ zione di D'Amato «ricorda che la delega contiene una modifi¬ ca sperimentale dell'articolo 18» circoscritta ad «alcune, limitate, ipotesi di rapporti di lavoro». Pertanto non esisto¬ no «i licenziamenti di cui .parla il sindacato»: per quat¬ tro anni viene «soltanto» sosti¬ tuito «il reintegro obbligatò¬ rio con il risarcimento mone¬ tario per tre categorie di lavo¬ ratori che oggi non hanno neanche la garanzia del reinte¬ gro, -cr- perché lavorano iir nero, o perché hanno contrat¬ ti a tempo determinato oppu¬ re perché non hahho-lavoro (i™ nuovi assunti nelle piccole aziende dove comunque, co¬ me è noto, già non si applica¬ no le norme dello statuto). La Confindustria quindi ne¬ ga ancora di aver invocato libertà di licenziare. E fa pre¬ sente che «discutere di modifi¬ che dell'articolo 18 significa parlare non di licenziamenti, ma di come dare più lavoro e più tutele ai giovani». La rot¬ tura comunque è avvenuta: da qui bisogna ripartire. Gli imprenditori si augurano «in ogni caso che il sindacato mantenga la sua disponibilità ad avviare il confronto sugli altri argomenti» della delega, definiti «importanti passi in avanti per la modernizzazio¬ ne del lavoro in Italia». La diplomazia è già al lavo¬ ro. Subito prima dell'annun¬ cio dello sciopero. Guidi ha lanciato un nuovo segnale di attenzione particolare verso Pezzotta e la sua Cisl apparsa disponibile a trattare sull'in¬ tera delega "per il lavoro e molto frenata rispetto all'ipo¬ tesi di sciopero generale sqste- hùfà" da "Cofferati: «Sentiròi che la Cisl, ' correttamente, non intende rispondere con una reazione atomica è un atto di grande concretezza». Per Guidi il problema non sono i licenziamenti: «L'obiet¬ tivo è di riportare il lavoro sommerso nell'area della lega¬ lità e favorire la stabilizzazio¬ ne del rapporto di lavoro. Per questo auspichiamo che pre¬ valga il buon senso e non il pensiero teologico di qualcu¬ no». Perciò si può «parlare». Anche dopo la rottura. Il presidente della Confindustria Antonio D'Amato

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