«Agli Usa interessa solo la stabilità»

«Agli Usa interessa solo la stabilità» BARNETT RUBIN/CONSIGUERE SPEOALE DEL RAPPRESENTANtE ONM PER l'AFGHANISTAN LAKHDAR BRAHIMI «Agli Usa interessa solo la stabilità» li grande gioco russo-americano in un Paese-chiave intervista Corinne Lesnes BAKNETT Rubin, lei parte¬ ciperà, in qualità di consi¬ gliere speciale del rappresen¬ tante Onu per l'Afghanistan, Lakhdar Brahimi, alla confe¬ renza interafghana di Bonn. Ne uscirà qualcosa di buono? «Tra l'ottimismo e il pessimi¬ smo, io cerco di essere realista. Gli ostacoli sono noti, le capaci¬ tà degli afghani meno. Sento buone notizie sulla mobilitazio¬ ne delle tribù in favore della pace. A fianco delle organizza¬ zioni intemazionali e delle po¬ tenze straniere ci sono anche pressioni sociali e politiche in¬ teme al Paese, che spingono i signori della guerra a cercare un accordo. Gli afghani sono stati castigati dalle loro espe¬ rienze passate, ma dai loro erro¬ ri hanno imparato. Ci sono però anche pressioni in senso contra¬ rio. Sembra che la Russia abbia dato molto denaro all'ex presi¬ dente Burbanuddin Rabbani perché tomi in sella: è il suo cliente". ì russi vivono ancora nel risentimento per la sconfit¬ ta subita nel 1989. Cercano anche di scartare il Pakistan dalla mappa afghana. Si com¬ portano in modo assolutamente irresponsabile. Di fatto alla Rus¬ sia interessa molto di più ripri¬ stinare la sua influenza che non avere un Afghanistan stabile». Gli Stati Uniti non hanno anch'essi il loro «cliente» con l'Alleanza del Nord? «Innanzitutto l'Alleanza del Nord è un raggruppamento ab¬ bastanza fittizio. Non è un'alle¬ anza molto "alleata". Kabul, di fatto, è occupata da Jamiat-i- Islami, il partito di Rabbani. Altre componenti dell'Alleanza hanno già espresso il loro scon¬ tento. Gli hazara hanno cerca¬ to di mandare qualche centina¬ io di uomini armati per garan¬ tirsi la loro stessa sicurezza. Gli Stati Uniti preferirebbero non avere "clienti". A loro inte¬ ressa in primo luogo la stabili¬ tà dell'Afghanistan, per essere certi che il Paese non ospiterà più terroristi. Certo, a Washin¬ gton c'è un gruppo che dice: il nostro interesse è eliminare Osama bin Laden e passare al punto successivo senza preoc¬ cuparci dell'Afghanistan. Que¬ sto gruppo però è minoritario. A causa di un cattivo coordina¬ mento tra militari e politici, gli Usa hanno condotto una politi¬ ca che ha finito per favorire una fazione. Questo è stato però il risultato di una logica militare, non politica. Sceglie¬ re un gruppo o un altro è la fine del progetto di stabilità per l'Afghanistan. C'è da sottoline¬ are in ogni modo che l'incontro di Bonn non è organizzato in funzione delle etnie. Ci sono rappresentanze non di gruppi etnici ma di gruppi politici e regionali. E' stato l'Afghani¬ stan a volerlo». Qual è la principale minac¬ cia che pesa su questa con¬ ferenza? «Esiste una reale dinamica di destabilizzazione sul campo. Questa frammentazione dei po¬ teri, questo riemergere dei si¬ gnori della guerra, sono una costante in Afghanistan. Il grup¬ po dominante, quelli di Jamiat, sono forse tentati di sfruttare questa situazione, dando prova di malafede. Se non si regolano i problemi di sicurezza, c'è un grande rischio di destabilizza¬ zione. Nessuna forza intemazio¬ nale di sicurezza verrà imposta agli afghani, ma noi sappiamo che larga parte della popolazio¬ ne la vorrebbe». Copyright Le Monde Lakhdar Brahimi, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per l'Afghanistan

Persone citate: Corinne Lesnes, Islami, Lakhdar Brahimi, Osama Bin Laden, Rabbani