Fischer a Bonn tenta il «patto impossibile» tra le fazioni afghane di Francesca Sforza

Fischer a Bonn tenta il «patto impossibile» tra le fazioni afghane Fischer a Bonn tenta il «patto impossibile» tra le fazioni afghane Al tavolo della Conferenza siederanno questa settimana, con i mediatori internazionali, gruppi che si sono fatti la guerra negli ultimi vent'anni Francesca Sforza corrispondente da BERLINO Non voleranno aerei sui cieli di Petersbei^, la collina alle porte di Bonn dove domani (salvo rinvii ormai quasi sicuri) avrà inizio la prima conferenza sull'Afghanistan dall'inizio del conflitto. H divieto si protrarrà fino al 2 dicembre e, anche se non è stata fissata una data precisa per la fine dell'incon¬ tro, la misura adottata dalle autori¬ tà tedesche lascia pensare che non si tratterà di un appuntamento di breve durata. «Lo scopo è dar,vita a un govèrno di transizione a Ka¬ bul», ha dichiarato ieri il portavoce dell'inyiato d^l]B, Nazigpit.Unite, Lakfidar Brahimi. Al tavolo delle trattative siede¬ ranno, per la prima volta, i rappre¬ sentanti delle diverse fazioni poUti- che afghane, dall'Alleanza del Nord al Gruppo di Cipro, dai soste¬ nitori del re in esilio Zahir alle donne in rappresentanza dei diritti violati. Non sarà semplice, ricono¬ scono i rappresentanti delle Nazio¬ ni Unite chiamati a mediare l'incon¬ tro: «Andiamo a Bonn animati da profonda flessibihtà - ha detto ieri il portavoce Achmed Pausi - e speriamo che gli altri facciano al¬ trettanto». Sarà Joschka Fischer ad aprire i lavori la mattina di martedì. Secon¬ do fonti del ministero degli Esteri tedesco, la richiesta di Fischer pre¬ sidente della conferenza è stata esplicitamente formulata dalle Na¬ zioni Unite, perché avrebbe trova¬ to d'accordo tutti i partecipanti. Reduce da un sofferto congres¬ so di partito, dove ha convinto i suoi compagni della necessità di mi intervento militare in Afghanistan, Joschka Fischer arriva a Bonn pienamente legittimato come mini¬ stro degli Esteri e come mediatore intemazionale. Ma è la Germania intera che, a dispetto dei dissidi intemi sull'tìrtervento militare, si proporrà, ih occasione della confe¬ renza di Bonn, come paese di pri¬ mo piano nella scena diplomatica intemazionale. «Il compito della politica esteia tedesca - ha detto Fischer al con¬ gresso di Rostock - consiste nel- l'agire sul piano diplomatico e sul piano degh aiuti umanitari. Solo in questo modo - ha aggiunto - è possibile mettere in atto strategie. di prevenzione rispetto a possibili futuri attacchi terroristici». Prima in Pakistan poi in Tagikistan, Fi¬ scher ha avviato nelle ultime setti¬ mane un vasto progetto di coordi¬ namento degli aiuti, riferendo in seguito a Bruxelles sui risultati della sua missione. Si è fatto porta¬ voce di alcune proposte per la stabilizzazione dell'Afghanistan, che prevedevano per l'appunto ne¬ goziati sotto l'egida dell'Onu in vista della formazione di un gover¬ no transitorio di riconciliazione nazionale. E insieme al ministro per la cooperazione Heidemarie Wieczorec-Zeul, ha anche avviato un consistente piano di aiuti inter¬ nazionali per la ricostruzione del¬ l'Afghanistan, che vede la Germa¬ nia a capo dei paesi dell'«Afghani¬ stan Support Group». Ma gli sforzi delle Nazioni Unite e della Germania di Joschka Fi¬ scher saranno sufficienti a far sì che Bonn costituisca davvero il primo passo per la stabilizzazione, e non un clamoroso fallimento? I primi a essere scettici sono proprio gli afghani: il ministro degh Esteri Abdullah Abdullah, ad esempio, ha invitato alla cautela sulle pagine della «Frankfurter All- gememe Zeitung»: «Bonn è solo un primo passo sulla strada di una stabilità duratura in Afghanistan». Ben venga la mediazione intema¬ zionale - ha aggiunto - «ma la decisione definitiva spetta al popo¬ lo afghano, che è diviso e frammen¬ tato più'di ogni altro popolo». Seconda alcuni leader fonda¬ mentalisti, il problema della confe¬ renza di Bonn è che si svolge sotto la direzione occulta degli Stati Uni¬ ti. Da Teheran, ad esempio, l'ex primo ministro afghano Gulbuddin Hekmatyar fa sapere che il suo gruppo non è stato invitato a parte¬ cipare. «La crisi attuale - ha detto - può essere superata solo mettendo fine alle interferenze straniere, for¬ mando un consiglio che rappresen¬ ti il popolo, il quale a sua volta nomini un governo di transizione. Ma un governo instaurato dagli stranieri - aggiunge - non sarà accettato dagli afghani e non risol¬ verà i problemi dell'Afghanistan». Alle Nazioni Unite sono consapé¬ voli del rischio che Bonn si traduca in un nulla di fatto. «Nessuno si illude che questa conferenza possa risolvere in pochi giorni quello che non si è riuscito a risolvere per più di vent'anni - ha detto ancora il portavoce di Brahimi, AchmedFau- si -. Ma il nostro compito è quello di tentare una mediazione». Nei prossimi giorni Bonn - si dicono gli ottimisti - e, all'orizzonte, il mirag¬ gio di libere elezioni in Afghani¬ stan. Secondo alcuni leader fondamentalisti l'ostacolo principale per un accordo è che il summit si svolgerà «sotto la direzione occulta degli Stati Uniti» L'ex primo ministro Hekmatyar, non invitato a partecipare, da Teheran fa sapere: «Un governo instaurato dagli stranieri non risolverà i problemi. e non verrà comunque accettato nel mio Paese» Per la fine dell'incontro non è stata fissata una data precisa ma per garantire l'invulnerabilità della : sede del meeting fino al 2 dicembre la zona sarà interdetta ai voli I GRUPPI IIUTORMO AL TAVOLO Il gwppodf.ftoma^ Questa delegazione, che fa capo all'ex solario Mohammed Zahir Sha -deposto da un colpo dt Stato ne) 1973 eda allóra in estlio a Roma - si presenta/come l'elem'entodi possibile integrazione, essendo t'eixre di etnia pashtun. Al)a conferenza di tìonn non presenzia lui, ma il nipote MostaphaZaher(il secondo da^^ra, ndla feto di gruppo àHàpàrtenM per la Géiwianià) AbdulKarimKhtó!;?;, leader del partito dell'Unità isiannìca, rappresenta l'etnia minoritaria hazara, musulmani sciiti, perseguitati dai taìeban ed espatriati in Iran Abdulf èl'uomblfe'rtèc uzbeka dell'Alteanza del ,,NCird e padrone di Ma'zar-i-Sharif. Le sottigliezze diplomatiche non tónno per lui ^buddi^H^qHrtyar, premierafgh^noe leader del partito Hezbeh Jstami: «Mori siamo stati invitati ai lavori, hanno voluto solo i gruppi utitialìa politica degli Stati Uniti»; i-^f^Gailanièir.? portàvqcedetl'assemblea diPeshavvàc, 1 capi pashtufi che il mese scorso sisono uniti a suo padre, leader del Fronte . Nazionale Islamico ,, - Àbdùliaft Abdullah: ministf0"trégii Esteri dell'Aljjsanza del Nord: ' s«Npnaccetteremo la presenza dtt^lfeban moderati in un fiituro* governo di transizióne» Francese Vendrell, vice-rappresentante dell'Onu in Afghanistan: «Attualmente non è possibileil lavoro di una forzajntefnazionale di pace, péfcHènon'Cè pace» Burhanuddln Rabbani, tagiko, presidente afghano; è favorevole all'ingresso di ex funzionari talefaan nel •governo multiethico, ma solo a titolo individuale Lakhdar Brahimi, i rappresentante special? delle Nazioni Unite per gì ; affairafghani; propóne unafiguracarismatica' ; ! come l'ex re per guidare- il consiglio provvisorio tsm ali Khan, signore della guerradiHerat, non lascia il campo peri discorsi a tavolino; Mentre a Bonn " si discùte, lui tenterà di prentjerel'ultima roccaforte talebàh, Kandahar