Le donne di Pavese di Monica Sicca

Le donne di Pavese AL CARIGNANO PER LO STABILE Le donne di Pavese Teatro, biografia, danza, realtà e visioni Baliani e Rossi «raccontano» lo scrittore TORMENTATO, difficile, irri¬ solto, il rapporto di Cesare Pavese con le donne. Eppure sempre presente, nella vita come sulle pagine dei suoi libri, fatto di richiami misteriosi, di echi ance¬ strali, perso in ima dimensione mitica e distante. Come riportarlo sulla scena, come farlo rivivere in teatro senza cadere nel biografi¬ smo, in riduzioni antologiche o documentaristiche, rispettando le ultime volontà dello scrittore sui¬ cida, che nel biglietto d'addio all' hotel Roma, il 27 agosto 1950, aveva chiesto di non fare «molti pettegolezzi»? ' L'anno passato, per celebrare i cinquant'anni dalla morte dell'uo¬ mo che Natalia Ginzburg definì «imo dei più appassionati, più umili e meno cinici che siano mai passati su questa terra», la Casa degli Alfieri di Asti insieme al Teatro Giacosa di Ivrea ha realiz¬ zato «E d'accanto mi passano fem¬ mine. L'universo femminile in Pa¬ vese», che adesso approda al Cari- gnano ospite della stagione del Teatro Stabile, in programma da martedì 27 novembre fino al 2 dicembre (alle 20,45, domenica alle 15,30, tei. 011/51.76.246). Il progetto e la regia sono firma¬ ti da Luciano Nattino, ex Magopo- vero che degli Alfieri è il fondato¬ re, mentre il testo e l'interpretazio¬ ne sono di Marco Baliani, conside¬ rato uno dei pionieri del teatro di narrazione in Italia. Non sarà però da solo in palco. Insieme a lui, per ricostruire il senso di un discorso amoroso compiuto più che altro nell'esercizio della scrittura, sono stati chiamati il danzatore e coreo¬ grafo Giorgio Rossi, uno dei padri della compagnia di teatro-danza torinese Sosta Palmizi, affiancato per l'occasione da tre giovani dan¬ zatrici, ma anche da Gabriele Fio- ritti al violoncello. Michele Marel- li e Alberto Serrapiglio al clarinet¬ to e Luca Verardo alpianoforte. Si dipana come un dialogo, lo spettacolo. In apertura, Baliani si rivolge con il «tu» all'autore, come si fa con l'amico nei momenti difficili o con il compagno di ban¬ co: «Te ne sei andato cinquant'an¬ ni fa...», gli dice. Vuole parlare con lui, più che parlare di lui. «Per capire a distanza di così tanto tempo cosa ancora ci tiene legati, cosa ci separa, cosa ci avvicina, cosa ci respinge», spiega. Il titolo del lavoro riprende il verso di una poesia giovanile di Pavese, scritta a diciannove anni, dove già si percepisce l'inafferabilità dell'ele¬ mento femminile per lo scrittore di Santo Stefano Balbo. In una delle liriche più intense dirà della donna: «L'ho creata dal fondo di tutte le cose e non riesco a com¬ prenderla». Attingendo da vita e scrittura, tra biografia e opere, Baliani e Nattino hanno dunque tracciato un percorso in cui le sue «donne», quelle immaginate e quelle realmente esistite, si incon¬ trano, si intrecciano, dialogano anche loro a distanza. Rivivono per evocazioni, frammenti, vie parallele, echi e richiami. «Non ci ha interessato essere precisi nel riferimento - ribadiscono -, abbia¬ mo preferito lavorare sui climi comuni tra il suo e il nostro sentire, tra la sua e la nostra avventura, con danze, azioni e parole di oggi, con musiche più vicine a noi che a lui, accostando agli elementi drammatici momen¬ ti più sereni e gioiosi». Le coreografie di Rossi diventa¬ no in questo senso un momento importante dello spettacolo, ri¬ chiamando per lampi e squarci visivi un paesaggio interiore sem¬ pre ih bilico tra tenerezza, delusio¬ ne e tormento. Prenderanno così forma imprecise silhouettes di donne intraviste sotto un lampio¬ ne, lo scintillio delle soubrettes ammirate dal fondo buio di una sala, ma anche i volti femminili delle opere più famose, da «Paesi tuoi» a «Tra donne sole», da «Il carcere» a «La luna e i falò». Si profila così, con fisionomia mute¬ vole, un universo femminile im¬ palpabile eppure vitale. Rivive la «donna», sacrificata come Gisella o inafferrabile come Linda, la don¬ na-madre ma anche la donna por¬ tatrice di un destino ancestrale grande e tragico, che può ritrovar¬ si in.Moby Dick, la balena bianca del romanzo di Melville che Pave¬ se tradusse. O una donna rapace come l'Artemide dei «Dialoghi con Leucò», la «ragazza magra selvati¬ ca» dalla voce che annienta. Arte¬ mide non è cacciata, è lei a dare la caccia al maschio, che pur fuggen¬ do vorrebbe essere preso, mentre sullo sfondo le colline si fanno mare, con le loro grandi «balene ballerine», balene die ancora oggi «respirano lentamente quando l'afa le stanca o quando la pioggia le bagna». Intensi gli effetti visivi, curati da Maurizio Agosti netto. Monica Sicca 11 ballerino e coreografo Giorgio Rossi in un momento dello spettacolo

Luoghi citati: Asti, Italia, Ivrea, Roma