Guerra infinita per il controllo delle griffe
Guerra infinita per il controllo delle griffe BERTELLI SCONTA LE RAZZIE PASSATE, MENTRE LA GUCCI DI DE SOLE CRESCE SENZA DEBITI Guerra infinita per il controllo delle griffe Troppi acquisti a prezzi folli ed ora la crisi impone un po' di pulizia scenari Flavia Podestà LI EPOCA dei trionfi di Lima i Rossa, quando l'incanto della barca itahana impegnata nella Coppa America - la sfida forse più impegnativa per i velisti di razza e per i loro sponsor - riusciva ad offuscare persino le rigide geome¬ trie di bilancio, sembra ormai lon¬ tanissima. E Patrizio Bertelli, il marito di Miuccia Prada, padre-pa¬ drone dell'omonima azienda mila¬ nese che ha rappresentato la quint'essenza dello charme e dello chic nell'arte di costruire borse insuperabili, dovrebbe tornare a più miti consigli. In altri termini potrebbe essere costretto a commi¬ surare come .tutti l'entità delle mosse alla effettiva portata delle disponibilità, l'azzardo di certe costosissime sfide (per esempio quella per la conquista delle Chur¬ ch's) al portafoglio piuttosto che al credito, i progetti di espansione all'attenta valutazione del ritomo, e il tutto con un occhio al quadro congiunturale. Con questi criteri, infatti, Dome¬ nico De Sole è riuscito a costruire il grande successo di Gucci che, pur avendo acquisito griffe del calibro di Yves Saint Laurent, Ser¬ gio Rossi, La Bottega veneta, non ha mai pensato di far proprio il modello di finanziare l'espansione con l'indebitamento. E, in un pros¬ simo futuro, non meraviglierebbe che proprio Gucci o la Lvmh possa decidere di andare a vedere in casa di HdP per l'acquisto del marchio Valentino. L'aver ceduto alla Lvmh di Fran¬ cois Amault - indiscusso protagoni¬ sta del lusso europeo che fattura qualcosa come 24 mila mihardi e che, al di là delle indubbie agevola¬ zioni concesse dalla normativa so¬ cietaria francese sembra dotato di risorse inesauribili - della propria quota nella joint venture che con¬ trolla il 510Zo di Fendi (in cui la omonima famiglia possiede il 49yo) è la conferma deUe difficoltà di Bertelli di reggere ancora a lungo la pesante situazione finanziaria del gruppo Prada il cui bilancio, che registra ricavi attorno ai 3200 miliardi, per gh analisti sarebbe appesantito da un indebitamento dell'ordine dei 1900/2000 mihardi. Senza il pesante indebitamento Prada non avrebbe passato la ma¬ no in im gruppo in cui, per insediar¬ si solo due anni fa, aveva combattu¬ to senza riserve. L'esplosione del debito non è dovuta al caso, ma discende direttamente dalla robu¬ sta campagna acquisti (a prezzi non proprio di saldo) con cui Bertel¬ li, negli ultimi anni, ha fatto incet¬ ta di griffe nel campo del lusso: da Helmut Lang a Jil Sander, passan¬ do per Church's per la cui conqui¬ sta aveva incrociato le lame (con una costosissima Opa) con il pa¬ tron della Tod's Diego della Valle (che ha il vantaggio di rifuggire i passi avventati), alimentando un'inimicizia destinata a durare. Bertelli aveva deciso da tempo di tornare entro binari finanziari più ragionevoli, con la richiesta qli riserve fresche al mercato. Aveva, infatti, programmato l'approdo in Piazza Affari poco prima che sulle piazze finanziarie esplodesse la bolla che aveva messo il turbo per troppo tempo alle quotazioni. Nemmeno 0 dilagare della volatili¬ tà sembrava farlo desistere dal proposito, tanto che ancora pochi mesi fa sosteneva di sentirsi un «guerriero», pronto a tutte le sfide. Poi la rinuncia definitiva che in piazza Affari qualcuno attribuisce al crollo deUe vendite sul mercato americano (si dice del 400Zo). E, con la rinuncia, la ricerca di alternati¬ ve nella pulizia di portafoglio che farà arrivare nelle casse di Prada 295 milioni di euro, rispetto ai 275 spesi due anni fa. Sulla carta, per Prada c'è una plusvalenza: salvo che nei due anni il gruppo non sia stato costretto a condividere l'one¬ re di finanziare riorganizzazione e rilancio di Fendi. Domenico De Sole, patron dì Gucci, al contrario dì Prada non ha fatto ricorso alle banche per finanziare la propria Crescita
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