Fendi parla francese Vuitton sale al 51% di Paolo Baroni

Fendi parla francese Vuitton sale al 51%Fendi parla francese Vuitton sale al 51% Il colosso del lusso d'Oltralpe rileva per 570 miliardi il 25;50Zo fino ad ora posseduto dal gruppo Prada e pressato dai troppi debiti Finisce così una collaborazione durata due anni. «In futuro però...» Paolo Baroni MILANO E' fatta: Fendi parla francese. Più di prima. Il Gruppo Lvmh e Prada hanno infatti concluso un accordo che prevede l'acquisizione da par¬ te di Bemard Arnault, il signore del lusso d'Oltralpe, della parteci¬ pazione che Prada detiene nella joint venture costituita nell'otto¬ bre 1999 per prendere il controllo dipendi. La notizia, dopo le indiscrezio¬ ni dei giomi scorsi, è stata ufficia¬ lizzata ieri con un comunicato diffuso da Prada Holding. Per il 25,5'!6 della casa romana Patrizio Bertelli, secondo indiscrezioni del¬ la vigilia, incassa 295 milioni di euro (570 miliardi di lire), 20 milioni di euro in più di quanto aveva investito due anni fa nella maison romana. Il gruppo france¬ se pagherà poco per volta: 40 milioni di euro entro il 30 novem¬ bre, altri 180 milioni entro il 31 marzo 2002 e poi tre rate da 25 milioni di euro ciascuna, una alla fine del 2003, una alla fine del 2004 e l'ultima entro il 31 dicem¬ bre 2005. A seguito di questa operazione, Vuitton deterrà il 51 % del capitale di Fendi, mentre la famiglia delle stiliste romane pos¬ siede il 4907o e con Carla Fendi conserva ancora la presidenza del¬ la società. «Il gruppo Lvmh - spiega il comunicato - si compiace di que¬ sto accordo che gh consentirà di continuare lo sviluppo di uno dei più bei marchi italiani di lusso. Dall'ottobre 1999 un importante lavoro di riorganizzazione e di sviluppo è stato realizzato in colla¬ borazione con il Gruppo Prada e la famiglia Fendi. Ciò ha permesso in particolare di rinforzare conside¬ revolmente la rete di negozi con¬ trollati». Nell'arco di 18 mesi, la rete di negozi Fendi detenuti diret¬ tamente, è passata a livello mon¬ diale da 4 a 83. Fendi ha anche inaugurato «flagship store» a Pari¬ gi - avenue Montaigne - e a Lon¬ dra, oltre a nuovi negozi a Bolo¬ gna, Tokyo, Sydney, Bangkok». «Fendi - prosegue Prada Holding - ha ugualmente messo fine a nume¬ rosi contratti di licenza e ha dato attuazione ad una nuova organiz¬ zazione industriale e operativa corrispondente allo sviluppo inter¬ nazionale della società». In totale oggi Fendi realizza quasi due terzi delle vendite nei propri negozi rispetto a meno di un quarto nell'ottobre 1999.La cura, insom¬ ma, ha funzionato. Quello che non funzionava più erano le strategie dei due partner che all'inizio di quest'avventura si erano divisi per bene i compiti (ai francesi la parte commerciale, agli italiani quella produttiva) e che ora non potevano più continuare assieme. «Fendi? O compro tutto io, oppure vendo» aveva dichiarato tempo fa Bertelli. Alla fine ha preferito fare cassa ed ha venduto. Con questa operazione, infatti, Prada Holding (marchi Helmut Lang, Jil Sander, Church's, Genny e Byblos) alleggerisce in maniera significativa il peso dei debiti, che per effetto dell'intesa campagna di acquisizioni condotta negli ulti¬ mi tempi aveva raggiunto quota 1,2 mihardi di euro (oltre 2300 miliardi di lire), e può programma¬ re con più tranquillità 0 proprio futuro. La prossima mossa, rinvia- to a tempi migliori lo sbarco in Borsa, è senz'altro rappresentata dal lancio di im prestito obbligazio¬ nario i cui dettagli sono in via di definizione e che porterà nelle casse del gruppo ben 700 milioni di euro. Questa cifra verrà impie¬ gata per circa un terzo per estin¬ guere l'esposizione nei confronti di IntesaBci mentre la parte re¬ stante servirà invece a consohda- re l'esposizione a breve. In dirittu¬ ra d'arrivo anche la cessione di un altro marchio: si tratta di Byblos per il quale ci sarebbero già diver¬ si pretendenti. ((Abbiamo preso questa decisio¬ ne con Lvmh - ha spiegato ieri il patron di Prada, Patrizio Bertelli - nello spirito di collaborazione che ha costantemente ispirato i nostri rapporti. Le risorse finanziarie generate da questa operazione consentiranno al Gruppo Prada di rafforzare la sua politica di svilup¬ po, concentrandosi sui marchi di cui detiene la totalità o la maggio¬ ranza». Per il gruppo Vuitton, che con¬ trolla marchi del calibro di Dior, Givenchy, Celine, Kenzo, Moet Sr Chandon ed Hennessy, «si tratta di un'operazione strategica molto positiva - ha spiegato invece Yves ' Camelie, presidente di Lvmh Fashion Group -. E di una eccellen¬ te opportunità per Lvmh che pren¬ de U controllo della maggioranza di un marchio il cui potenziale di sviluppo è notevole. In effetti, la capacità di Fendi ad estendere il proprio territorio e la qualità dei suoi prodotti la posizionano deci¬ samente verso l'alto della gamma e costituiscono gh elementi decisi¬ vi necessari ad un marchio di vertice il cui sviluppo ha prospetti¬ ve di lungo termine. Siamo febei di proseguire con il sostegno e l'amicizia della famiglia Fendi». Questa operazione, comunque, non rompe i rapporti tra Vuitton e Prada. Camelie, infatti, «ringrazia Patrizio Bertelli e tutta l'equipe di Prada per il loro importante contri¬ buto allo sforzo che abbiamo com¬ piuto insieme». E poi conclude: «Confido che i nostri due gruppi potranno proseguire anche in futu¬ ro la loro proficua collaborazio¬ ne». Bernard Arnault aggiunge un altro marchio famoso alla sua collezione che vede in prima fila Dior, Kenzo, Celine Givenchy, Hennessy e Moet S Chandon Naomi Campbell sfila per Dior, uno dei marchi di punta del gruppo Lvmh di Bernard Arnault

Luoghi citati: Bangkok, Milano, Sydney, Tokyo