«Il terrorismo figlio del sottosviluppo»

«Il terrorismo figlio del sottosviluppo» UNA POSSIBILE RICETTA: L'EQUAZIONE DI BENESSERE, RISORSE E LIBERTA' IN PAESI CHE NE SONO PRIVI, UNITA ALL'ELIMINAZIONE DI DISPARITA' SECOLARI «Il terrorismo figlio del sottosviluppo» Lo scrittore Dominique Lapierre: credo che ampia parte del mondo occidentale abbia compreso la necessità di un riequilibrio. «La crisi non terminerà se non affronteremo la sfida del nuovo Millennio» intervista Alessandro Mondo TORINO POSSO dirlo con franchezza? Il regime dei talebani è alla frutta e credo che manchi poco alla cattura dello stesso Bin Laden, ma il prossimo futuro riserverà altri incubi se non ci rendiamo conto dell'abisso che oggi ci divide da una parte del mondo». Dominique Lapierre, celebre giornalista e scrittore francese autore di best-sellers tradotti in tutte le lingue e premiati da milioni di copie, è appena arrivato da Parigi per presentare al Sermig di Emesto Olivero la sua ultima fatica, «Mezzanotte e cinque a Bhopal» (Mondadori): quattro anni di inchiesta per ricostruire cause ed effetti dell'eplosione dello stabilimento chimico statuni¬ tense che nell'ai provocò 30 mila morti nella regione dell'In¬ dia centrale. Nella stessa occa¬ sione, riceverà dal vicesindaco di Torino Marco Calgaro un contributo per la sua battaglia a favore dei minori relegati in condizioni di povertà e talora di schiavitù. Mentre i talebani si eclissa¬ no, riemergono gli attriti tra i mujaheddin. Sul fron¬ te internazionale, invece, Pechino si schiera con il Pakistan contro ogni inter¬ ferenza esterna nella que¬ stione afghana. Riparte il «grande gioco» fra superpo¬ tenze? «Sono questioni politiche che dimostrano solo come il calva¬ rio dell'Afghanistan, paese mar¬ tire, non sia terminato. Così come non terminerà mai il terro¬ rismo se l'Occidente non affron¬ terà la sfida del Nuovo millen¬ nio: una redistribuzione del be¬ nessere, delle risorse e della libertà in paesi che ne sono privi, unita all'eliminazione di ingiustizie secolari. Basta pen¬ sare alle migliaia di palestinesi costretti da quarant'anni nei campi profughi: in queste condi¬ zioni si troverà sempre qualcu¬ no disposto a farsi saltale in aria». Sta dicendo che la soluzio¬ ne militare è inefficace sen¬ za una svolta a livello politi¬ co, sociale ed economico? «Dico che il terrorismo e il - fanatismo sono figli di un sotto¬ sviluppo che affonda in troppe ingiustizie: l'effetto è quello di una bomba ad orologeria. Con fanatici del calibro di Bin Laden è impossibile ragionare. Ma se domani un "mahatma" violen¬ to eppure rispettato si recasse nelle bidonville di Calcutta pre¬ dicando la lotta dei poveri con¬ tro i ricchi non sappiamo cosa potrebbe scaturirne. Il punto non è se la pace può valere ima guerra, ma prevenirla». Favorendo il dialogo e va¬ rando un piano di aiuti economici? «Credo che ampia parte del mondo occidentale abbia com¬ preso la necessità di un riequili¬ brio: il problema è mettere a punto i canali e le strutture giuste per realizzarlo. Quella contro il sottosviluppo è una battaglia che non si combatte necessariamente in prima li¬ nea: tutti possiamo fare la no¬ stra parte, da casa nostra e nei rispettivi ruoli. Nel mio caso, è stata Madre Teresa a farmi capire quanto fosse potente la leva della scrittura, ancora oggi trovo incredibile quello che sia¬ mo riusciti a fare grazie ai diritti del mio primo libro, " La Città della Gioia"». Come i quat¬ tro battelli ospedalieri che ab¬ biamo portato nel Delta del Gange per aiutare un milione di persone prive di assistenza me¬ dica distribuite in 54 isole che ufficialmente non esistono. Cin¬ quantaquattro isole ai confini con il Bangladesh che non sono nemmeno riportate sulle carte geografiche. E' scandaloso». Un impegno a tutto cam¬ po... «Grazie all'aiuto di persone di nazionalità diverse, italiani compresi. L'Italia è un paese straordinario, l'unico in Europa che abbia questa molla, questo interesse a capire e ad occupar¬ si di problemi che non la riguar¬ dano direttamente». La redistribuzione delle ri¬ sorse significa anche tra¬ sferimento delle tecnolo¬ gie. Eppure il suo ultimo libro è ispirato ad una del¬ le più grandi tragedie indu¬ striali della storia. «Un monito da non scordare mai più. E' la cronaca di un progetto nato con le mighori intenzioni, la produzione di un potente insetticida per combat¬ tere il proliferare degli insetti nella regione di Bhopal, e tra¬ sformatosi in un incubo che ancora oggi rovina l'esistenza di 150 mila persone: una con¬ danna scolpita per sempre nel Dna di intere generazioni. Sono i drammi innescati dalla logica di un profitto inseguito forsen¬ natamente, a costo di ridurre le misure di sicurezza quando lo stabihmento della Union Carbi¬ de è andato in rosso. Nessuno finì in tribunale, il risarcimento di 400 milioni dii dollari pagato al govemo indiano per chiudere ogni vertenza giudiziaria si di¬ sperse in mille rivoli senza tradursi in cure mediche ed assistenza alla popolazione col¬ pita: ovviamente la più povera. Oggi quella società è stata com¬ prata da un'altra multinaziona¬ le, l'px-presidente della "Union" - pur avendo ucciso in un colpo solo ur numero di vittime cinque volte superiore a quelle attribuite a Bin Laden - si gode tranquillamente il suo buen retiro nella lussuosa villa della Florida. Inutile dire quali strascichi abbia lasciato quella tragedia e qual'è oggi l'immagi¬ ne dell'Occidente ipertecnologi- co fra quei disgraziati». Dominique Lapierre. A destra, militari taleban in marcia verso Kandahar ;