PALERMO

PALERMO PERELEGGEREILSINDAC0 PALERMO Tre avvocati in campo nel giorno delle vendette Fra tutti è Cammarata quello che rischia di più reportage Federico Geremitta inviato a PALERMO IL sipario si alza e svela la prima scena. Palermo è lonta¬ na, e attraverso le finestre del bell'appartamento filtrano i ru¬ mori di un pezzetto di Roma antica. Calogero Mannino siede su un divano bianco, avendo ru¬ bato un po' di spazio a piramidi di libri e di giornali accatastati dap¬ pertutto. Scandisce le parole con lentezza esasperante: «Con Cic¬ cio Musetto noi non c'entriamo niente. Qualcuno maligna che saremmo stati io e Totò Cuffaro a metterlo in pista contro Forza Italia e Cammarata, il candidato- marionetta di Miccichè. Le spie¬ go: se Cuffaro avesse pensato ima simile diavoleria, io magari gli avrei detto pure bravo. Ma le cose non stanno così: Musotto l'ha fatto fuori Miccichè, e poi ha pulito il coltello sulla spila di Totò». L'immagine, diremmo, rende l'idea. "LUlo" Mannino si alza a significare che la conversa¬ zione è finita. Solo che ci è rima¬ sta una curiosità: onorevole, ma com'è che non è a Palermo in questi giorni di confusione? «Gli amici venivano e chiedevano: "Che dobbiamo fare?". E che gli dovevo dire? Votate le nostre liste, gli .dovevo dire. Ma loro abbassavano la voce e insisteva¬ no: "Sì-, ma il sindaco?". Allora mi sono preso un bell'aereo e me ne sono venuto a Roma». Il sipario cala e poi si rialza per la seconda scena, alcune centina¬ ia di chilometri più a Sud. Scena palermitanissima, stavolta, con lo scirocco ancora caldo e la piazza del PoUteama che per la confusione pare Teheran. La casa di Gianfiranco Miccichè è lumino¬ sa, accoghente e piena di oggetti decò, pop-art, manifesti e quadri ovunque. Il proconsole di Berlu¬ sconi in Siciha stappa per l'ospite un «Duca Enrico», che è uno di quei rossi che non fanno giri e ti scaldano subito la testa. Dalle finestre che danno su piazza Ca- stenuovo si vedono i grandi stri¬ scioni per «Musotto sindaco». «Eravamo ancora in estate quan¬ do, Totò Cuffaro mi disse "di Musotto candidato a sindaco non ne dobbiamo nemmeno parlare". Quella contrarietà è rimasta: an¬ che se alla fine, onestamente, ammise che la scelta spettava a me. Ho deciso io. Musotto non è. un uomo libero, il sindaco non lo può fare. Al Comune di Palermo si gestiscono alcune migliaia di miliardi, c'è il nuovo piano regola¬ tore da sistemare... Ho voluto un candidato, intendo Cammarata, libero da pressioni di ogni genere. Dico di ogni genere». Poi anche Miccichè si alza e prepara il commiato. Ma ci è rimasta l'ulti¬ ma, solita curiosità: scusi onore¬ vole, ma che faranno quelli di Cuffaro e di Mannino? «L'altra volta - era il 1997 - votarono la loro lista, e come sindaco Orlan¬ do invece che me. Stavolta vote¬ ranno le loro liste e per sindaco Musotto invece che il candidato della Casa delle libertà». , * » * # Più che ima piazza, piazzetta Bagnasco è una specie di cortile, di quelli che ci giocavi a pallone da ragazzino, chiusa com'è da palazzi e palazzetti in ogni lato. Carlo Vizzini, neo-senatore torna¬ to alla politica con Forza Italia, ha riaperto il suo ufficio qui: come in una bottega dei tempi andati, dispensa consigli e saggez¬ za a chi lo chiede, cercando di tramandare l'arte di certa politi¬ ca siciliana ai nuovi arrivati alla ribalta con Gianfranco Miccichè. A volte - e non lo nega - l'impresa è disperata: perché non è facile imparare a camminare nei tra¬ sversalismi, nelle allusioni e nel non detto dei labirinti palermita¬ ni. Un sorriso enigmatico gli dise¬ gna il volto mentre sorseggia il suo caffè. «L'altro giorno ho senti¬ to Leoluca, aveva sbagliato nume¬ ro, chissà chi voleva chiamare e invece ha chiamato me. Ma che fai, dove sei? gli ho chiesto. "Studio, viaggio, Strasbuigo, l'America... Io me ne sto defilato, Carle". In realtà voleva dirmi statti defilato pure tu, ma come vede io sto qui, anche se certo manca qualcosa perché da ventu¬ no anni in qua è la prima volta che si combatte al Comune e Luca non c'è. Abbiamo chiacchie¬ rato un po' e comunque la si veda la sua testa è quella che è. Sempre buona, direi». La gente passa, qualcuno lo saluta, qualcun altro lo omaggia. Ne ha viste troppe, Carlo Vizzini, per essere davvero preoccupato. Ma qualche inquietudine ce l'ha. «Quando vedo gente che per di¬ ventare consigliere comunale spende più di quanto ho speso io per fare il senatore, dico che può pure essere: ma tutta questa pas¬ sione per la politica un poco mi sorprende. Qualche amico viene e mi dice: "Ma come pensi che rientreranno di tutte quelle spe¬ se?". Certo di soldi se ne stanno buttando a mucchi. Tutti a fare feste, rinfreschi, ricevimenti... Che poi, parliamoci chiaro, ci trovi sempre la stessa compagnia di giro. Sono quelli che fino a un mese fa, a una certa ora del pomeriggio, si cercavano e chiede¬ vano: "Da chi andiamo a giocare alle carte, stasera?". Adesso che ci stanno le elezioni, se ne vanno a bere e a mangiare tartine. L'altra sera, a uno di questi rinfireschi, ci ho ritrovato il barone Tramonta¬ na: e dico ritrovato perché prati¬ camente non se ne è persa una, di queste feste, ed è capace pure di farsene due e pure tre a sera. Allora mi sono avvicinato e per scherzare un po' gli ho detto: barone, ma se le piace tanto di bere e di mangiare si poteva candidare pure lei... ». « * * « Piccolo inciso sulla guerra dei manifesti combattutasi a Paler¬ mo, e visto che è Palermo e considerato che tra Comune e circoscrizione i candidati sono oltre 2500, potete immaginare il viva Maria che è stato. L'ultimo, davvero straordinario, è compar¬ so sui muri della città ieri matti- na (pare, in 50 mila esemplari). Stampava i risultati di un presun¬ to ultimissimo sondaggio: le ele¬ zioni le avrebbe vinte Cammara¬ ta col 50,90z4. Staccatissimo Cresci- manno, candidato dell'Ulivo (26,407o), morto e sepolto Ciccio Musotto ( 12,80Zo). A due giorni dal voto, è un inedito: considerato che perfino i generali sudamerica¬ ni aspettavano almeno l'apertura delle urne prima di proclamarsi vincitori. Per altro, U manifesto in questione svilisce un po' una guerra di carta che si era tenuta su livelli d'assoluta eccellenza. Era cominciata con un suggeri¬ mento gentile, «Vietato votare Musotto», cui aveva replicato una manifestone comparso in fac¬ cia al mare della Cala: "Cammarata cu è? O sciacquapal- le 'e Miccichè". Composizioni di ugual tenore sarebbero già pron¬ te. La città lo sa. E infatti spera che si arrivi al ballottaggio. « « » * Ora uno potrebbe chiedersi che diavolo è successo a Palermo perché questa campagna elettora¬ le si sia potuta svolgere non solo senza Orlando ma perfino senza risse sulla mafia e l'antimafia. A parte l'avvocato Crescimanno, evidentemente demodé, dipiccio- li e picciotti non ha parlato prati¬ camente nessuno. Col bicchiere di «Duca Enrico» ancora tra le mani, Miccichè giura: «1 mafiosi ci sono ancora, figurarsi se no. Ma sono quelli piccoli, li incontri per la strada, hanno preso botte e hanno ridimensionato pressioni e attese. Oggi io, politicamente parlando, sono l'uomo più poten¬ te di Sicilia: né lettere, né minac¬ ce. E nemmeno telefonate anoni¬ me». Su questo, almeno, è d'acepr- do anche Musotto, uno che - secondo i giudici - la mafia l'ha vista, conosciuta e poi scansata. Con una variante appena appena più pessimista, rispetto a Micci¬ chè. «Dicono: bisogna stare atten¬ ti perché la mafia può pigliarsi i fondi di Agenda 2000. Io rispondo va bene: ma prima facciamoli arrivare, quei soldi, e poi vedia¬ mo che succede». Com'è come non è, una spiegazione ce l'ha Vizzini, il cui caffè s'è ormai solidificato. ((A dire che la mafia non c'è più si rischia, giustamen¬ te, di passare o per pazzo o per fetente. Infatti la mafia c'è, per¬ ché non è cosa che si scioghe come fa la neve al sole. Però il punto è: i riflettori sulla mafia li ha spenti per primo il governo dell'Ulivo, poi li hanno spenti certi magistrati, infine s'è fatta notte e nessuno ne parla più. Cioè, qui a Palermo ne ha parlato Carmine Mancuso: solo che la gente passava sotto il palco del comizio, lo guardava e commise¬ randolo rideva. A Palermo, di gente che ha vogha di farsi ridere dietro, può girare e rigirare ma nonne troverà». »« « « Punto finale; ma allora, tra Cammarata, Musotto e Cresci¬ manno le elezioni di domani chi le vincerà? Noi possiamo solo dire chi rischia di perderle di brutto: nel senso che se le perde davvero può cominciare un tale scatafascio che solo il Signore lo sa. Mettiamo che Cammarata non diventa sindaco subito, al primo turno; e mettiamo che al ballottaggio ci va nientemeno che il faccione sorridente di Mu¬ sotto. Ecco, mettiamo che va così: c'è un esercito di ex di tutto (democristiani, socialisti, retini, comunisti, liberali e chi altro volete voi) che è pronto a passare sotto le insegne del faccione sorri¬ dente giusto in odio a quello lì, oltre - naturalmente - a quello che l'ha messo lì. Gianfranco Miccichè lo sa che domani si gioca l'osso del collo, che dell'av¬ vocato Cammarata frega niente a nessuno e che i fucili sono tutti contro di lui. Infatti, gira e rigira nella bella stanza con finestra e affaccio sugli striscioni di Musot¬ to, quasi si sentisse un leone in gabbia. Poi prende una penna, un foglio di carta e coraggiosamente scrive tre nomi e poi tre cifre: «Ecco, finirà così». Volete sapere come? Ma sì, tanto a Palermo i numeri li hanno messi perfino sui muri. Avvocato Cammarata 54/55 per cento; avvocato Cresci¬ manno 25/26percento; avvocato Musotto 12/13 per cento. E se va così, altro che «Cammarata cu è?». Le elezioni se le è vinte Miccichè. Per la prima volta in vent'anni non c'è più Leoluca Orlando E alla vigilia del voto spuntano manifesti con finti sondaggi Se il candidato del centrodestra va al ballottaggio con Musotto un esercito di «ex» è pronto a schierarsi con il dissidente azzurro I CINQUE IN LISTA DIEGO CAMMARATA Parlamentare di Forza Italia. J.a candidatura a sindaco di Palermo per il centrodestra è arrivata grazie all'amicizia che lo lega a Gianfranco Miccichè, che lo ha preferito a Francesco Musotto. Esercita la professione di avvocato. LICTi: COI I FfiATF * Alleanza nazionale » Ccd Cristiani democratici * Azzurri per le libertà » Forza Italia * Cristiano democratici uniti - Ppe Partito Repubblicano Italiano Biancofiore - Liberalsocialisti - Democrazia europea Vita nuova Nuova Sicilia FRANCESCO CRESCIMANNO Avvocato penalista, finora estraneo all'impegno diretto in politica, è chiamato dal centrosinistra a raccogliere l'eredità di Leoluca Orlando. Il primo a proporre la sua candidatura è stato l'ex ministro della Difesa, il popolare Sergio Mattarella. USTE CQLLEGATE » Rifondazione Comunista * Primavera siciliana * Usta Di Pietro Italia dei Valori Per Palermo - Sdi - Ds - Comunisti italiani Democrazia è Libertà con Rutelli Verdi FRANCESCO MUSOTTO Presidente della Provìncia di Palermo ed europarlamentare di Forza Italia, avvocato, entra in competizione con il centrodestra dopo la rottura con Gianfranco Miccichè. Accusato di associazione estema di stampo mafioso, è stato assolti) con formula piena. IISTFCOLLEBATC — * Socialisti Radicali * Musotto sindaco Palermo viva per Musotto CARMINE MANCUSO Niziotto a riposo ed ex senatore e onorevole regionale eletto nella Rete, figlio di un poliziotto vittima della mafia: Nel 1996 è candidato del Polo ma per un intoppo burocratico la sua candidatura è bocciata dal tribunale. Si presenta con uria lista civica. UgEXOUJgìME - Movimento città mia ROBERTO MIRANDA Noto soprattutto per avere guidato nel 1985 la rivolta dei senzatetto al quartiere Zen. Comincia nel Movimento Sociale, passando ai comitati di lotta popolare. Fondò il Sipodife, il sindacato dei disoccupati e dei senzatetto. JJSTCXQUJEGATE Movimento Italia sociale ™'*mW*Uk In alo Palazzo delle Aquile: è la sede del municipio di Palermo