Ds, sospetti sulle aperture di Fassino
Ds, sospetti sulle aperture di Fassino Ds, sospetti sulle aperture di Fassino I dalemianl «temono» l'autonomia del nuovo segretario Maria Teresa Meli ROMA Non mostra, almeno per ora, sover¬ chia preoccupazione, Piero Fassino, perla convivenza al Botteghino con Massimo D'Alema. Ai suoi più stret¬ ti collaboratori, il neo segretario della Quercia spiega che il presiden¬ te del partito «non ha nessun moti¬ vo» per ostacolarlo, che, anzi, è «nel suo interesse», che la nuova leader¬ ship «vada avanti bene», perché se D'Alema ha dei «progetti politici» per il suo futuro, questi non si potranno certo realizzare nel caso di un «fallimento» dell'esperienza Fassino. Sì, perchè quel fallimento, inevitabilmente, finirebbe per coin¬ volgere anche l'ex premier che è stato uno dei massimi sponsor della candidatura dell'ex Guardasigilli. Detta così, come la dice Fassino, non fa una piega. Il ragionamente fila, e c'è una logica dietro quelle parole. Però, sarà colpa del caso, di quell'ultima, convulsa, giornata del congresso ds, in un cui, nel giro di poche ore, la direzione è lievitata a dismisura, fatto sta che un primo segnale di una possibile frizione si è già avvertito. Quella domenica po¬ meriggio, infatti, i diessini si sono trovati alle prese con la lista del parlamentino della Quercia. Aggiun¬ gi qui, taglia lì, alla fine della festa erano rimasti fuori dalla direzione Emanuele Macaluso e Claudio Pe¬ truccioli (i quali, a onor del vero, non avevano chiesto di entrare). Ma la mozione Morando che avrebbe potuto metterli in quell'organismo dirigente, aveva già completato tut¬ te le caselle, e riaprirle significava infilarsi in un tunnel dal quale chissà'se si sarebbe mai lisciti. Che faite? Ói ha pensato Piero Fassino a risolvere il problema. D nuovo segre¬ tario, in omaggio alla storia pohtica dei due, ha deciso di metterli in direzione cedendo due posti riserva¬ ti alla sua maggioranza. Peccato che Massimo D'Alema non ne sapesse niente. Peccato che l'abbia saputo solo due giomi fa. E che anche i suoi sostenitori nel partito abbiano appreso la notizia giusto appunto l'altro ieri. E la novella non è stata gradita. Subito è scattato il sospetto. Prima, l'elogio del riformista Giorgio Napolitano, poi due quote cedute a Petruccioli, firmatario della mozione Morando, e a Emanuele Macaluso, mighorista della prima ora. Per sovrammerca- to, c'era l'atteggiamento "soft", nei confronti di Fassino, dell'ala ulivi- sta della Quercia (ossia, dei compo¬ nenti della mozione Morando), che si è astenuta sulla relazione del segretario, invece di votar contro come l'altra minoranza. Insomma, in poche parole, nel quartiergenera- le di D'Alema l'altro giorno si affac¬ ciava un dubbio: vuoi vedere che Fassino sta già pensando a sganciar¬ si? Sta, cioè, preparando le grandi manovre per crearsi una propria area di sostegno, che vada al di là di quella di stretta osservanza dale- miana, e per seguire il consigho che gli ha dato Walter Veltroni («Piero devi sganciarti da Massimo»)? Del resto, anche il segnale invia¬ to ieri dal nuovo leader della Quer¬ cia può essere letto in questo senso. Ha detto ieri Fassino: «Penso che la segreteria sarà composta da dirigen¬ ti della maggioranza, anche se io personalmente, non sono chiuso alla possibUità che qualche dirigen¬ te della minoranza possa stare den¬ tro questo organismo». E, guarda caso, anche nella minoranza più corposa, quella del correntone, c'è chi (Giovanna Melandri e Walter Vitali, quei dirigenti diessini che sono rimasti nella sfera d'influenza di Veltroni) ritiene che occorra chie¬ dere a Fassino un posto da capogrup- pò e che, nel caso in cui questa richiesta venga accettata, allora si dovrebbe entrare in segreteriaf. In¬ somma, Morando e i suoi da ima parte, Veltroni dall'altra, i dalemia- ni cominciano a temere, e a sospetta¬ re, che sul serio Fassino possa pro- iressivamente sganciarsi. Il vero Dauco di prova, a questo punto, sarà la formazione della segreteria, pre¬ vista per la prima settimana di dicembre. Quanti dalemiani a deno¬ minazione d'origine controllata en¬ treranno in quell'organismo? E quanti avranno gh incarichi di mag¬ gior prestigio dentro il partito? Per¬ chè sarà senz'altro vero, come dice Fassino, che tra il segretario e il presidente non c'è lo stesso rappor¬ to che lega 1' «insegnante» all'«allie¬ vo», ma è anche altrettanto vero che dal nurilerp di seguaci dell'ex pre¬ mier che finiranno nei posti-chiave della Quercia si capirà se il "professor D'Alema" è ancora il "dominus"deids. Il neo segretario dei Ds Piero Fassino con il presidente del partito Massimo D'Alema al congresso di Pesaro
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