Btrttiglione: commissione si, ma bipartisan

Btrttiglione: commissione si, ma bipartisan IL:)Vil^»STBQ ÈXj «ANCHfe^gB^UgaP^I LA VUOLE. LA eARTETA CON I QIUDiq pi IVIILANO SI POTREBBE CHIUDERE, SONO LORO CHE INSISTONO» Btrttiglione: commissione si, ma bipartisan «L'uso politico della giustizia ci fu. Pei e mafiosi alleati contro la De» colloquio Augusto Minzolini ROMA IL ministro Rocco Buttiglione va su e giù per il Transatlanti¬ co. Riflette su ogni parola, la soppesa. Ma quando si parla di giustizia anche i toni bassi finisco¬ no per trasformarsi in acuti. E' fatale. Malgrado gli appelli alla calma il tema, a dieci anni dall'ini¬ zio di Tangentopoli, è ancora caldo. «Sì - spiega Buttiglione - di un'iniziativa per una rilettura storica degli anni della rivoluzio¬ ne giudiziaria ne abbiamo parla¬ to l'altro giorno con Berlusconi e lui è d'accordissuno. Francamen¬ te la commissione parlamentare proposta da Cicchitto mi sembra riduttiva. Lo strumento va bene, ma per coinvolgere l'opposizione dovremmo parlare degli errori della politica oltre a quelli della magistratura. Comunque la stra¬ da è quella». Parte da qui un conversazione con il ministro che può essere considerata una simulazione di ciò che avverrebbe qualora una commissione parlamentare, qua¬ lunque nome abbia, tentasse una rilettura storico-politica delle in¬ chieste che durante gli anni '90 hanno spazzato via un'intera clas¬ se politica. Ministro, lei è davvero con¬ vinto che bisogna andare a rivangare quelpassato? «Vede, dopo il ritomo di Berlusco¬ ni a Palazzo Chigi la questione giudiziaria poteva anche chiuder¬ si così, diciamo, con un tacito accordo tra le parti. Scendeva il sipario su una fase eccezionale e arrivederci. Ma i giudici di Mila¬ no insistono, eccome insistono. Non hanno accettato una classe di govemo moderata impresenta¬ bile, ma a quanto pare non accet¬ tano neppure quella presentabi¬ le. Insomma, non vogliono accet¬ tare nei fatti un govemo modera¬ to». Si spieghi meglio, faccia de¬ gli esempi.. «Mi riferisco ad un tribunale co¬ me quello di Milano che nel pro¬ cesso contro Previti se ne infi¬ schia di una sentenza della Corte Costituzionale che giustifica l'as¬ senza in un'udienza di un imputa¬ to per impegni parlamentari. Ta¬ ormina quando ha parlato di que¬ sto caso, ha sbaghato, ha usato espressioni inaccettabili per un uomo di govemo e fra un po' di tempo, a mente fredda, ne riparle¬ remo. Ma qui c'è un Tribunale che mette in dubbio le prerogati¬ ve della Consulta, quel ruolo che lo stesso Ciampi ha ricordato l'altro ieri. Questo è il vero proble¬ ma che deve tornare al centro del dibattito e che deve essere affron¬ tato dal Csm. L'errore principale di Taormina è stato proprio quel¬ lo di aver spostato l'attenzione di tutti». Si parte dal Tribunale di Milano e si arriva alla Com¬ missione... «Una rilettura di quegli anni è fondamentale per capire ad esem¬ pio la fine della De. In discussione c'è tutto un modo di considerare il diritto. Bisogna partire dalla scuola di Torino, dalla giurispru¬ denza sociale, da chi ha assegna¬ to ai giudici un molo rivoluziona¬ rio per capire quello che è succes¬ so. Di Pietro è stato solo uno dei tanti strumenti di questo modo di pensare. E non parlo solo di Tan¬ gentopoli ma anche dei processi di mafia che hanno colpito de come Andreotti e Marmino». Quindi nel suo schema il discorso si allarga «Certo. Ad esempio, se rileggiamo la storia di quegli anni appare chiaro che proprio quando la clas¬ se dirigente de decise di colpire la mafia, si creò un'alleanza - ogget¬ tiva e in certi casi soggettiva - tra la mafia e i comunisti contro la de». In che senso... «Mi riferisco al fenomeno del pentitismo, quello che ha portato ai grandi processi di mafia contro la de che, però, sono finiti con assoluzioni piene. Rimane il fat¬ to, però, che nel frattempo la de era finita...». Beh, uno dei personaggi chia¬ ve dell'uso dei pentiti è l'at¬ tuale capo della Polizia, Di Gennaro, che è rimasto al suo posto anche con il gover¬ no Berlusconi... «Lei sta parlando con chi ha posto e riposto il problema Di Gennaro. Finora Emi lo ha difeso. Non so se anche Berlusconi è d'accordo con lui, ma non credo». Torniamo alla Commissione chi è d'accordo? «Follini, ad esempio, che era con me all'incontro con Berlu¬ sconi. Lui era partito con l'idea che la de fosse finita per sem¬ pre, ma piano piano si sta ricredendo. Gli ex-dc e gli ex-so- cialisti che sono dall'altra par¬ te, invece, finora non hanno mostrato nessun intersse a di¬ fendere la dignità del loro passa¬ to. Invece c'è stata attenzione da parte di Violante. Lui di quest'idea ha parlato diverse volte con il nostro capogruppo. Luca Volente». Non la sorprende? «No. Prima o poi si dovrà dare una lettura storica di quegli anni e questo paese non può sopportare una verità intera. Bisognerà fare una rilettura bì¬ partisan, fatta di compromessi. E Violante vuole essere tra quelli che medieranno tra ciò che è accettabile e cosa non lo è. Anche lui ha sulle spalle delle pagine oscure di quegli anni. La vicenda Brusca, ad esempio, sta ancorali». E Berlusconi... «In passato era un po' freddo su questi temi. Lui è arrivato sulla scena politica sull'onda del nuo- vismo, Forza Italia per una fase è stato un partito liberale di massa che voleva sostituire la de. Per un momento Berlusconi ha anche pensato che la sinistra lo avrebbe legittimato in quel ruolo. Ma ciò non è accaduto. E adesso lui vuole andare alla radice del problema visto che i magistrati di sinistra - la defini¬ zione è sua - non lo vogliono lasciare in pace». Il ministro Rocco Buttiglione

Luoghi citati: Milano, Roma, Taormina, Torino