«Un attentato contro di me» di Fernanda Pivano
«Un attentato contro di me» TORiNO FttJW FESTIVAL NELLA MEMORIA DI TUTTI ILTRAGICO PRECEDENTE DEL CINEMA STATUTO «Un attentato contro di me» Fernanda Pivano: non può essere un caso Giovanna Favro TORINO Lo choc del Torino Film Festival è immenso. E' nelle fiamme alte quanto il primo piano dei palazzi, nello sguardo sbarrato del diretto¬ re Stefano Della Casa, immobile sul marciapiede. Nelle lacrime dei col¬ laboratori della manifestazione, nel fumo che invade le sale, nella folla di mille e 500 persone fatte uscire di corsa dai pompieri ad invadere la strada, una via XX Settembre che trabocca spettatori spauriti e lampeggianti blu. Ieri, al Festival, si festeggiava Fernanda Pivano. Per lei era venu¬ to Fabio Fazio da Roma, che con lei, con Dori Ghezzi, con il direttore della Fiera del Libro, Emesto Ferre¬ rò, con il regista Luca Facchini e l'attore Valerio Mastandrea, si so¬ no rifugiati in una birreria. Quando le fiamme hanno invaso il magazzino in cui erano custodite le pellicole del Festival, «avevo appena iniziato a parlare al micro¬ fono», racconta Fabio Fazio. Presen¬ tava l'omaggio alla scrittrice, il «BeatFilm» firmato da Facchini: «Ci hanno invitato ad uscire quasi subito. Ho dato l'annuncio, chie¬ dendo di mantenere la calma più assoluta, e di lasciare la sala senza correre. Che peccato. Fernanda è la mia amica più nuova, una delle mie ultime amiche. La stimo da sem¬ pre, anche sèposso dirmi suo ami¬ co solo da un paio d'anni. Per me, essere chiamato per lei, era un grande onore». Nella birreria, gli ospiti di riguar¬ do del Festival sono in piedi intor¬ no a Fernanda Pivano, che abbrac¬ cia Emesto Ferrerò e ripete «Mi pare una casualità troppo grossa, per essere davvero una coinciden¬ za». «Non credo a un fatto persona¬ le contro di me - dice la scrittrice - maf qrse'contro quel che rappresen¬ to. Sbho cosi poco importante, che nessuno può averla con ine come pfe^òhà1. MafittSé 'dà fasfidiò il mìo buddismo: il mio pacifismo a ol¬ tranza, il pacifismo non violento che rappresento. Non tutti amano gli scrittori che ho glorificato con questo film, non tutti amano que¬ sto paese, l'America». E aggiunge che «Forse, chi ha fatto tutto questo non sa che a essere distrutta non è stata la pelli¬ cola di Facchini, ma l'intero magaz¬ zino che custodiva le pellicole del Festival. Sono addolorata, avrei fatto qualsiasi cosa per evitare questo trauma agli amici che sono venutiperme». Valerio Mastandrea, che era in sala per la scrittrice, butta là una battuta: «Fazio, dammi il simboh- smo: com'è che appena parli tu, scoppia 'sto disastro?» Qualcuno pensa alle pellicole del Festival: chissà quante sono andate distrat¬ te, chissà quante copie uniche per¬ dute. Poi, salta fuori che sono ahne- no una quarantina, ma che forse nessuna è bruciata tra quelle più preziose. Emesto Ferrerò, il diretto¬ re della Fiera del libro, era in sala per l'affetto che da anni lo lega a Fernanda Pivano: «Si sono alzati per primi quelli delle ultime file, ma non c'è stato panico, siamo usciti in modo molto ordinato: che disastro, chissà se il Festival potrà riprogrammare la serata». Sua mo¬ glie gli stringe il braccio e gli dice ■che «Si vedevano fiamme altissi¬ me: correvo, sono scappata via, e poi ho visto che tu camminavi piano, e sono corsa indietro». Mastandrea si calca il berretto di lana sulla fronte, nella nebbia. «Io non l'avevo ancora visto, il film per Femanda. Era un onore, anche per me, essere qui per lei e con lei. Una donna stupenda. Basta passa¬ re una sera con lei, per volerle bene. Chissà se lo vedrò più, questo film. Ma penso soprattutto alle povere copie dei film indipendenti. che disastro». Il regista, Luca Fac¬ chini, è stato l'ultimo ad uscire dalla sala, «Perchè volevo essere sicuro che nessuno dei miei amici fosse rimasto dentro». Scuote la testa: «Che bratta storia». Poi s'ingi¬ nocchia davanti alla scrittrice, e scherza: «Lo giuro, Femanda, io non porto jella, e non ho incontrato nessun menagramo, stasera». S'imbuca in un'auto mentre Ste¬ fano della Casa resta sul marciapie¬ de, dietro ai nastri bianchi e rossi che tengono lontani i curiosi dal suo Festival ferito. Festival che stava andando, che è andato, alla grande, e che stasera arriverà co¬ munque alla cerimonia di premia¬ zione, anche se il Reposi resterà chiuso. «Stavo cenando, non ci pos¬ so credere», ripete. «Non è possibi¬ le, le pellicole non prendono fuoco da sole. Le conserviamo a norma di legge, le pellicole modeme non bruciano. Al massimo si fondono, ma non provocano fiamme». «Co¬ m'è possibile», ripete Steve. «Forse è stato un corto circuito. Dalla finestrella del magazzino nessuno ha gettato niente». All'inizio del Festival scherzava, diceva che la guerra rischiava di non far arrivare a Torino tutte le pellicole statuni¬ tensi. Poi, le pellicole erano aniva- te tutte. Ma una specie di guerra, per lui è arrivata davvero. Il direttore Della Casa «Non è possibile Oggi le pellicole non sono infiammabili come una volta Stasera abbiamo deciso di confermare la cerimonia di chiusura» Choctrai protagonisti e gli organizzatori del festival. Fazio: era un onore essere qui. Mastandrea: un disastro aver perduto tante pellicole Il regista Luca Facchini «Sono uscito per ultimo quando in sala entrava il fumo, volevo essere del tutto sicuro che nessuno dei miei amici fosse rimasto bloccato» A sinistra, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino e Fabio Fazio. A destra Fernanda Pivano con Dori Ghezzi, tutti appena usciti dal cinema in fiamme
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