TALEBAN sull'orlo di una crisi di nervi

TALEBAN sull'orlo di una crisi di nervi :tóI;--M;;:tfÌ,'; . ..- TO TALEBAN sull'orlo di una crisi di nervi reportage Giovanni Cerniti inviato a SPIN BOLDAK (provincia di Kandahar) NEMMENO la Cnn, la sorellona americana che paga in dollari? Eccitata consultazione via telefono satellitare e poi no, «nemmeno la Cnn» risponde il taleban Naqibullah, magro e mogio portavoce del mini¬ stro degli Esteri. «Tutti via da qui, entro un'ora sarete riaccompagnati al confine». E Kandahar, la cara Kandahar, capitale sacra per voi e città promessa a questi cento giorna¬ listi accampati da tre giorni? «Mai promesso niente». Come no. «L'Auto¬ rità ha deciso così e noi non possia¬ mo dire di più». L'Autorità, il mullah Omar. Alle due del pomeriggio i taleban che fanno la guardia capisco¬ no che qualcosa è cambiato. Uno accende la radiolina e cerca il canale della Bbc in lingua «pasthun». Sta per cadere Kandahai? Tra l'isteria e le comiche, è la fine di tutti i regimi. Tre giorni e il mullah Omar è riuscito a farsi del male da solo. L'invito era per la visita a Kandahar, per verificare che i tale¬ ban non mentono mai: «E' tutto sotto il nostro controllo, vedrete». Tre giorni chiusi a chiave in un cortile e si è scoperto i taleban che non controllano nemmeno questo. Accucciati sul muro di cinta, i ragaz¬ zini dei campi profughi di Spin Bol- dak non hanno più paura delle basto¬ nate dei taleban. C'è chi sputa, chi tira sassi, il capo della polizia Haqqa- ni ne fa scappare quattro e ne torna¬ no otto. «Non possiamo a garantire la vostra sicurezza, dovete andarve¬ ne», ammetterà. Neppure la sua. E complimenti per il «tutto sotto con¬ trollo». Cinquanta taleban come secondi¬ ni e cento giornalisti più o meno liberi di accamparsi. Ora che se ne vanno i cinquanta sembrano delusi. E' finito lo spettacolo. Per loro, forse, comincia la tragedia. Guardano la Cnn che sbaracca le parabole, gli inglesi che smontano le tende, i quattro italiani che avevano solo le coperte. «Cosa sta succedendo?», do¬ manda uno. Non sanno. Ahmad, l'interprete afghano venuto da Quet- ta, spiega la decisione dell'Autorità e quelli si guardano stupiti. Uno senza barba, il più giovane, s'apparta, si toglie il kalashnikov dal braccio, s'ingmocchia e comincia a pregare. Passa un taleban con il camicione azzurro, armato di bastone: «Ricor¬ datevi che per ordine del mullah Omar non dovete parlare con i nostri ospiti giornalisti!^. Il camicione azzurro ha in mano un foglio scritto in lingua «pasthun». Lo appende alla bacheca e i taleban si avvicinano. E' l'ordine di servizio. Che dice? Ahmad parte in missione. «Dice che da questo momento i tale¬ ban dovranno portare il turbante come lo portano tutti i musulmani». E che vuol dire? «I taleban lo portano gonfio e deve coprire l'orecchio a metà, i musulmani stretto e sopra le orecchie». Cosa hai capito, amico Ahmad? «Che questo è l'ordine di nascondersi, dimimetizzarsb.'E' co¬ minciata la ritirata, e questa volta non sembra strategica. Le radioline confermano i bombardamenti su Kandahar. Per tre volte su Spin Boldak si sono visti e sentiti tre aerei volare alto. Meglio cambiare il tur¬ bante, e subito. Nel cortile di Spin Boldak è da mezzogiorno che i taleban si agitano. «Vi portiamo a visitare un campo profughi». «Forse domani si va a Kandahan). «No, a Kandahar non si va, ma potete rimanere qui altri due pomi». «Chi vuole è autorizzato a asciare il paese e tornare in Paki¬ stan, il passaporto verrà resituito alla frontiera». Non vuole nessuno. Il capo della polizia Haqqani è il più nervoso e ha il fiatone: dal muro di cinta, più che con i giornalisti, gli accucciati sembrano divertirsi pro¬ prio con lui, il terribile Haqqani dalla bastonata facile. Che figura. Anche i taleban se ne accorgono, c'è chi si nasconde dietro la siepe di salvia e ride, chi finge di aiutar o a buttar giù dal muro i ragazzini e ride ancora. Bbc radio insiste. Bombe su Kan¬ dahar e voci sempre più precise sulle trattative per la resa. I «pasthun» di Hamed Karzai sono pronti a conqui¬ stare Kandahar, il mullah Omar ha capito di aver poche scelte: la sua città non è più in mano ai taleban, è controllata dalle milizie arabe di Osama bin Laden. Anche per questo i giornalisti non vedranno Kandahar, gli arabi non li vogliono. Ma il porta¬ voce Naquibullah non lo può dire: sarebbe il contrario di quel che ha spiegato mercoledì Tayab Agha, il segretario e portavoce del mullah Omar. Nemmeno una giornata e i taleban devono ammettere d'aver perso il controllo di Kandahar e provincia. Quel poco che resta lo hanno gli arabi. L'Afghanistan con¬ trollato dal mullah è solo questo cortile. Davanti alla bacheca l'interprete Ahmad sta parlando con un taleban che s'aggiusta il turbante e traduce: «Non vogliono credere che Kandahar stia per cadere, ma hanno capito che il muro sta per venire giù». Un taleban non può credere alla caduta di Kandahar. Questo avrà vent'anni. «Se è vero vado in montagna e continuo a combattere. Ho comincia¬ to quando non avevo ancora la bar¬ ba, mio padre e mio fratello si sono battuti contro i russi, io sei anni fa ho partecipato alla presa di Kabul e Mazar...». Combattere e credere nel mullah Omar sono la sua vita, non avrebbe altro che la montagna. Da quanto tempo sei qui? Sta per rispon¬ dere, ma arriva il camicione azzurro furibondo. Strapazza il taleban, urla «sei in arresto! » al povero Ahmad. Sono le due e si capisce che si sta mettendo male, per i taleban. Il camicione azzurro si muove come un commissario politico, ma è appe¬ na l'autista di un taleban arrivato da Kandahar. Ahmad viene liberato in due minuti da un commando di giornalisti, l'autista viene placato dal capo della polizia. In piedi sul terzo gradino il portavoce Naqibul¬ lah convoca l'assemblea del cortile di Spin Boldak. «Non c'è più tempo per andare a visitare il campo profu¬ ghi, avete un'ora di tempo per prepa¬ rarvi a lasciare l'Afghanistan». E Kandahar? «Vi promettiamo che la prossima volta vi porteremo a Kan¬ dahar». La prossima volta? E quan¬ do? «Quando Allah lo vorrà». C'è un che di comico nelle risposte del signor Naqibullah, ma non sembra il momento di insistere. Un'ora di tempo per lasciare la provincia di Kandahar. Il Comandan¬ te Haqqani ha una gran fretta di metter fine a questa storia. «Andate al confine!», urla. Presto ci andrà anche lui. Il viaggio a Kandahar è diventato la fuga da Kandahar. Dei taleban. Nel cortile dovei miliziani ospitano cento giornalistija Bbc in pashtun dice che Kandahar sta per cadere. «Via tutti i reporter di qui, tornatevene in Pakistan», urla il capo r. ì. La preghiera ad Allah dei soldati del Fronte Unito che combattono al confine della provincia di Kunduz, l'ultima dell'Afghanistan settentrionale rimasta sotto il controllo dei taleban

Persone citate: Hamed Karzai, Haqqani, Osama Bin Laden, Spin, Spin Boldak, Tayab Agha