I PARADOSSI DI SCHROEDER

I PARADOSSI DI SCHROEDER I PARADOSSI DI SCHROEDER Carlo Bastasin SULLA scrivania del canceUiere, infilata nell'an¬ golo di una cornice, sopra fl ritratto della moglie, da qualche settimana c'è la piccola foto sbiadita di un soldato tedesco con la divisa della seconda guerra: Fritz Schroeder, padre del cancelliere, morto dentro quella divisa. La «società senza padri», la generazione di Gerhard e di Joschka, che sputava sulla bandiera e che recitava con Tucholsky «i soldati sono assassini», si riconcilia ora col proprio passato. I figli a cui era impedito sognare o vincere, a cui il poeta intimava, maturano la loro quadratura psicologica incarnando l'autorità rinnegata. Per paradosso questa «liberazione» avviene con l'eserci¬ zio estremo del potere, quello militare, chiudendo cioè attorno a sé im cerchio di fuoco, seppur nell'aula di un Parlamento. Ma il passaggio esistenziale dei leader tedeschi corrisponde davvero a una maturazione politica, significativa per la Germania e positiva per l'Euro¬ pa? Si è detto che con la decisione di collegare il voto sulla missione militare al voto di fiducia sul suo governo Schroeder ha mostrato di essere pronto a mettere a repentaglio il proprio governo, pur di affermare la fedeltà agli impegni occidentali. Si potrebbe piuttosto dire il contrario e cioè che abbia messo a rischio la partecipazione militare tedesca condizionandola a un test politico sulla tenuta della sua coalizione. C'è nella scelta di Schroeder un primo interessan¬ te paradosso: il giudizio sulla partecipazione milita¬ re è un giudizio sull'interesse generale del paese, il voto sulla fiducia al governo invece ha natura opposta: è fatto per dividere anziché per unire, per distinguere gli interessi nel paese, anziché per definire gh interessi del paese. Non a caso, prima che fosse posta la questione della fiducia il 90-950Zo del Parlamento era a favore dell'intervento, il voto finale ha avuto invece una maggioranza di soli tre voti. Tanto da chiedersi se, finito lo scontro ideologico, gli interessi generali dei paesi europei in matena di politica estera siano ancora tutelati dalla dialettica politica nazionale. Un secondo paradosso è legato al meccanismo del voto di fiducia, che dà luogo a camuffamenti grotteschi: l'opposizione, favorevole all'intervento militare, ha dovuto votare contro, i verdi contrari alla guerra hanno dovuto garantire la maggioranza per l'intervento. Come diceva Niklas Luhmann, il sociologo dei sistemi, «ogni fiducia poggia sull'ingan¬ no», ma nel caso della fiducia parlamentare l'ingan¬ no è davvero sistematico. Addirittura preliminare, se fosse vero che Schroeder ha manipolato la richiesta di intervento rivoltagli da Washington, limitata a un appoggio navale, per garantire alla Germania il ruolo di attore globale anche militare. Tale ambizione, di giustificato respiro vista la necessità di un interlocutore tra Stati Uniti e Russia, era peraltro secondaria rispetto a obiettivi di politica intema: se il Parlamento avesse bocciato la missione 0 il governo, il cancelliere avrebbe infatti ottenuto vantaggiose elezioni anticipate a febbraio, prima cioè dei dolorosi interventi di finanza pubbli¬ ca e dell'aumento della disoccupazione, e prima che l'opposizione possa trovare un credibile sfidante. Dal punto di vista europeo, Schroeder ha presen¬ tato ai propri cittadini l'impegno militare come una questione di governabilità tedesca, anziché come un'operazione di cooperazione intemazionale. AI tempo stesso però, in un ulteriore paradosso, ha reso ridicolo il ruolo del Direttorio tra i governi di Francia, Gran Bretagna e Germania, il cui partner maggiore, Berlino appunto, ha rischiato di cadere ancor prima dell'azione militare, tanto da mettere in dubbio non solo la capacità di un govemo di rappresentare gli interessi nazionali, ma anche la sensatezza di qualsiasi cooperazione europea basa¬ ta sul metodo intergovemativo. La contraddizione tra carattere nazionale della competizione politica e carattere europeo dei proble¬ mi e delle loro soluzioni è un aspetto cruciale della crisi della vita politica in Europa. Il senso di stagnazione politica ed economica che gli europei avvertono ne è sintomo e causa.

Persone citate: Carlo Bastasin, Fritz Schroeder, Niklas Luhmann, Schroeder, Tucholsky

Luoghi citati: Berlino, Europa, Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia, Stati Uniti, Washington