SII Mazzetta vuole Bi

SII Mazzetta vuole Bi LA POPOLARE DI MILANO PUNTA A DARE STABILITA' ALL'AZIONARIATO E-A RICAVARE PREZIOSE SINERGIE. TRE DIMISSIONI NEL CDA BRESCIANO SII Mazzetta vuole Bi Piano di salvataggio sul tavolo di Fazio Flavia Podestà MILANO Ancora nulla di fatto per la Bipop. L'elefantiaco consiglio di ammini¬ strazione (21 i componenti) cinci¬ schia, riunendosi a metà pomeriggio e partorendo un topolino, così picco¬ lo che alle 22 non sapevano ancora se dame o meno notizia. Si è trattato, in sostanza, della decisione di alcuni consiglieri di farsi da parte per far spazio ad altri amministratori. A lasciare il eda sono stati Sergio Sale- ri, Gian Maria Castelli più un terzo consigliere di cui non è stato reso noto il nome. Dei tecnici destinati a subentrare, però, nessuna stata trac¬ cia; alla loro nomina si provvedere, infatti, in una prossima riunione, a riprova della difficoltà per l'ammini- stratore delegato Maurizio Cozzolini di ingaggiare giuristi e commerciali¬ sti di fama nelle vesti di testimonial della svolta presso il mercato. La Vigilanza della Banca d'Italia prose¬ gue la propria ispezione, sebbene ormai i buoi siano scappati e la magistratura indaga sulle geometrie sghembe delle gestioni patrimoniali in Fondi: il tutto, come d'uso, in apnea. La città trema, o meglio tre¬ mano le decine di piccole e medie imprese (tra le più esposte quelle di Lumezzane e dintorni) che avevano accettato il teorema del manage¬ ment della Bipop che concedeva gene¬ rosi finanziamenti con la clausola che più o meno la metà tornasse indietro sotto forma di equity: la caduta del mercato ne ha messi a terra diversi che ora si arrampicano sui muri per leccarsi le ferite. Qualcuno di quelli in prima linea, in quanto membri del consiglio di amministrazione, si è salvato m cor¬ ner realizzando gli investimenti com¬ piuti prima del crollo del titolo che, nei giomi scorsi, ha peraltro dato segnali di ripresa: confermata anche ieri con la progressione dell'l,86% realizzata in una giornata di calma piatta del listino. Si è messo in salvo per tempo il presidente Giacomo Franceschetti (sua la Gefran spa di Provaglio d'Iseo), confermando il fiu¬ to per il mutar del vento, rivelato con la virata dal centro sinistra al centro destra che lo ha portato a farsi promotore di un circolo DelTUtri. Non così tante piccole imprese di Palazzolo e dintorni sollecitate dal ragionier Tino Bino o dal notaio Sergio Ambrosetti ad investire in Bipop; né Pietro Castelli,'né Pier Luigi Streparava, il brillante impren¬ ditore che anni fa era al vertice dell'Ucimu e che oggi siede nel consi¬ glio Bipop come Sergio Salari (titola¬ re della Sii) che ieri ha passato la mano. Né la denuncia della perdita (142 milioni di euro), né il disorientamen¬ to della città, né la farraginosità del sinedrio così affollato, né le indagini della Procura di Brescia riescono ad appannare la vista di alcuni banchie¬ ri che nella frantumazione degli as¬ setti societari della Bipop vedono un'opportunità da cogliere per acce¬ lerare quel percorso di consolidamen¬ to degli istituti creditizi regionali sollecitato di recente dal governatore Antonio Fazio. C'è chi - come Gianpie- Roberto Mazzetta, presidente della Banca Popolare di Milano Dopo aver ottenuto in pegno un robusto pacchetto di titoli di Bipop-Carire vuoledlventareazionista stabile della banca bresciana in crisi ro Fiorani, consigliere delegato della Popolare di Lodi - affida i propri appetiti ài rumor, e.chi - come il presidente della Banca Lombarda Gino Trombi - li affida alla ufficialità delle agenzie di stampa. Interpellato daBtoomiera, Trombi - che in passa¬ to, prima di legarsi indissolubilmen¬ te al Cab (Credito Agrario Bresciano) aveva già provato ad andare a nozze con la Popolare di Brescia quando sulla tolda di comando c'era ancora Bruno Sonzogni - ha confermato che, «su richiesta». Banca Lombarda «sa¬ rebbe disposta a partecipare con una piccola quota alla creazione di un nucleo stabile di investitori. C'è, infine, chi tace ma agisce. La Popolare di Milano, per esempio, che, dispone dei diritti di voto sul- l'S1}*, circa del capitale Bipop (ossia sui tre quarti circa del pacchetto raccimolato dal costruttore Ardesi (che nella partita avrebbe investito poco meno di 2000 miliardi) e che ha già spiegato alla Banca d'Italia il proprio progetto per valorizzare le carte di cui dispone. L'istituto mila¬ nese presieduto da Roberto Mazzet¬ ta ha suggerito la ricostituzione di un patto di sindacato tra i principali azionisti - la Fondazione Monadori (che ha poco meno del 120Zo), la Popolare di Milano, la Reale Mutua e qualche socio privato minore - si sigli un patto di blocco e di voto per, vincolando poco più del 25|}{i del capitale si proponga due obiettivi: dare stabilità a Bipop e dare al mercato la certezza che con il passa¬ to si è chiuso e il gruppo bresciano apre un nuovo capitolo. Alla Banca d Italia Mazzetta ha spiegato le siner¬ gie di scopo che si potranno sfruttare alleando Milano e Brescia che sono complementari: forte la prima nel retali e in tutto il resto la seconda. Una futura razionalizzazione delle presenze potrebbe vedere, tra l'altro, una più corretta collocazione in Bi¬ pop di Banca di Legnano e di Akros. Ora il boccino è nelle mani di Fazio.

Luoghi citati: Brescia, Lumezzane, Milano