«Carmen 2» al Regio E' scherzo o è follia?

«Carmen 2» al Regio E' scherzo o è follia? DIVERTENTE, EVASIVO E LEGGERO IL RIFACIMENTO DELL'OPERA DI BIZET MESSO IN SCENA IN PRlK/IA MONDIALE DA SAVARY-DAGUERRE «Carmen 2» al Regio E' scherzo o è follia? Non c'è alcuna intenzione dissacrante, ma il desiderio di trastullarsi Applaudita Cristina Hoyos, che interpreta la gitana ormai vecchia Suscitano ilarità il trapianto del cuore di Don José e l'amore lesbico Paolo Gallatati TORINO C'è da divertirsi nel vedere «Canneti 2 le retour», che il regista Jerome Savary, direttore dell'Opera Comique di Parigi, e il compositore Gerard Daguerre han¬ no presentato al Teatro Regio in prima mondiale, operando un brillante rifaci¬ mento della «Carmen» di Bizet, senza intenzioni dissacranti, né di approfondi¬ mento alcuno, ma semplicemente col fine di offrire al pubblico del teatro musicale l'occasione di trastullarsi mo¬ do evasivo e leggero. Savary ha avuto la simpatica idea di sovrapporre alle vi¬ cende dei personaggi quelle dei cantan¬ ti-attori che li incarnano durante un'im¬ maginaria esecuzione dell'opera di Bi¬ zet: così, l'interprete di Carmen viene uccisa da suo marito che canta nella parte di Don José, il quale, a sua volta, è assassinato dal torero Escamillo, rivale nella vita e nel teatro; dopo di che, Carmen viene trasportata in ospedale, dove il chirurgo Bomard le trapianta il cuore di Don José, cosa che produce in lei un mutamento della voce, costrin¬ gendola a riciclarsi da cantante d'opera in soubrette di cabaret. Un altro trucco, adottato da Savary per creare la comicità attraverso la messa in cornice di certi elementi dell'opera, è lo sdoppiamento della protagonista: la vera Carmen dialoga con una Carmen vecchia, gloriosa cantante in ritiro, ora divenuta balleri¬ na di flamenco, che si paragona alla giovane collega senza malinconia, ma con la costante fierezza della propria superiorità. E si dà il caso che proprio la Carmen vecchia sia, nello spettaco¬ lo torinese, l'inteiprete più applaudi¬ ta: Cristina Hoyos ha un mordente spagnolesco, un magnetismo di danza¬ trice e d'attrice che elettrizza il pubbli¬ co, sin dalla sua entrata in scena. Ma, oltre a questi sdoppiamenti tra inter¬ preti e personaggi, Savary introduce anche figure nuove : il citato cardiochi¬ rurgo Bernard, lo scrittore Emes, Eminwouay, che entra in scena sfon¬ dando un muro su di una Cadillac rosa anni cinquanta, l'attrice Eva Gardi- ner, che lo accompagna assistendo alle sue sbronze ed alle sue avances non troppo dissimulate. Ma, appena vede Carmen, Eminwouay se ne innamora: non corrisposto, decide di spararsi una pistolettata. D'altronde, Savary non ci nasconde come mai Carmen sia così poco interessata all'eminente scrittore americano: infatti, è innamo¬ rata, di Michaela, sua rivale nell'opera di Bizet, dolce fanciulla con la quale la gitana danza, sotto i bastioni di Sivi¬ glia, al chiar di luna, davanti da un'accolita di battone e travestiti. E il torero Escamillo che fine ha fatto? Condotto in prigione per aver ucciso Don José, è ingrassato a dismisu¬ ra, mangiando cioccolatini e marrons glacés; ciononostante, tenta ancora una volta una corrida nella Plaza de toros, ma il nano Carlito, spingendo una car¬ riola con due coma appuntite, riesce ad infilzarlo, e porta l'opera buffa al suo tragicomico finale. Raccontato così, il libretto di Savary non è più che una buffonata: riesce a diventare, invece, una rivista di alta classe grazie a due componenti: lo spettacolo e l'impiego della musica di Bizet. La partitura è smembrata e riorganizzata molto bene nella successione dei pezzi, alcuni dei quali sono eseguiti nell'originale, altri privati delle parole, oppure tagliuzzati, cuciti assieme e rimaneggiati in stile jazz, con notevole eleganza, da Gerard Daguerre. Ai brani dell'opera si aggiun¬ gono varie pagine per chitarra, canzoni, un song di Cole Porter e «My old fraine» diJohnsoneCoslow. Alla brillantezza della parte musica¬ le corrisponde quella dello spettacolo dove si riconosce il gusto parigino di Savary, ossia la capacità di spingere la buffonerìa oltre i confini della malizia, senza mai, però, cadere nella volgarità. Possono così convivere le cose più diverse: il toreador che s'avvia in gale¬ ra su ritmi rock, l'allegra irruzione della Cadillac rosa confetto, il coretto delle infermiere e la canzoncina del cardiochirurgo con il cuore zampillan¬ te in mano, le elettrizzanti scene di flamenco, le uscite del suggeritore che accenna «Bimba dagli occhi pieni di malia» e «Che gelida manina», le evolu¬ zioni dei toreri nani, le due Carmen, vecchia e giovane, che cantano e danza¬ no insieme nella taverna di Lillas Pa- stia. D tutto condotto con vivacità, specie nel primo atto, quando il gusto dì scherzare appare ancora fresco, men¬ tre nel secondo si appesantisce un poco. H successo ieri sera è stato buono: per il Ballet Cristina Hoyos, il direttore Dominique Trottein, Annie Vavrille (Carmen), Patrizia Ciofi (Micha¬ ela), Keith Olsen (Don José), Mark S. Doss (Escamillo), Enzo di Matteo (Ber¬ nard). Vittorio Borrelli, direttore di scena del Teatro Regio, impersona spiri¬ tosamente se stesso nell'allestimento di questa folle «Carmen 2» che al Regio di Torino giunge certamente gradita, anche se porta via un titolo in un cartellone di sole nove opere, mentre a Parigi, dove le stagioni d'opera sono ben quattro, rappresenterà un lusso meno superfluo e più giustificabile. Una delle scene madri di «Carmen 2» al Regio: Don José (Keith Olsen) uccide Carmen giovane (Annie Vavrille).

Luoghi citati: Parigi, Torino