Mondo global, la lezione dei monaci di Enzo Bianchi

Mondo global, la lezione dei monaci LE REGOLE CHE HANNO RITMATO LA VITA E AUMENTATO LA FEDE DEL PRIMO CRISTIANESIMO . Mondo global, la lezione dei monaci Esce in questi giorni da Einaudi Regole monastiche dell'Occidente, nella colla¬ na dei «Millenni», un volu¬ me che raccoglie usi, costu¬ mi, codici degli antichi mo¬ naci cristiani. Pubblichia¬ mo alcuni brani dell'intro¬ duzione scritta da Enzo Bianchi, priore della Comu¬ nità di Bose. Enzo Bianchi ALL'INIZIO del XXI secolo, in un mondo affascinato e intimorito da ima globaliz¬ zazione la cui origine, natura, governo e orientamento resta¬ no tuttora da precisare, ma la cui presenza nessuno può igno¬ rare, in una società in cui la tecnica pare prevalere sul¬ l'etica, o co¬ munque agire a prescindere da questa, in una polis che rimette in di¬ scussione ordi¬ namenti giuri - dici, statali e sovrannazio- nali vecchi so¬ lo di qualche decennio, in una cultura domi¬ nata dall'immagine e dalla si¬ mulazione, in cui finisce per essere vero ciò che appare, che senso può mai avere il racco¬ gliere, tradurre e pubblicare dei testi legislativi monastici redatti in latino tra il IV e il VII secolo d. C. in un'area geografi¬ ca limitata ad alcuni paesi del¬ l'Europa occidentale? Vale la pena riproporre delle regole che in massima parte hanno avuto vita brevissima e hanno ritmato la vita di qualche mi¬ gliaio di monaci in poche deci¬ ne di monasteri, oggi quasi tutti scomparsi? Non ci sì sareb¬ be potuti accontentare della Regola di Benedetto, che all'ini¬ zio del IX secolo assurse - per volontà dell'imperatore Ludovi¬ co il Pio e per decisione del sinodo di Aquisgrana - a unico testo normante la vita di tutti i monaci di Occidente, per resta- re a tutt'oggi, di riforma in riforma, la regola di riferimen¬ to dell'intero monachesimo cat¬ tolico presente nei cinque conti¬ nenti? O, al massimo, aggiunge¬ re il libellus di Agostino, nato all'interno di quella Chiesa nord-africana che tanto diede alla cristianità prima di venir sommersa dall'espansione mu¬ sulmana, e adottato come «rego¬ la» dalla vita canonicale e dalle nuove forme di vita religiosa obbligate dal concilio Latera- nense IV (1215) ad «assumere una regola dalle "reUgioni" già approvate?». Interrogativi più che leciti, ep¬ pure pochi temi sono oggi al cen¬ tro deldibattito filosofico e socio¬ logico mondiale come quello del¬ la «comunità», re¬ altà dai molti vol¬ ti - territoriale, etnico, linguisti¬ co, economico, politico, religio¬ so - che si ritro¬ va, nella sua espressione più semplice di libe¬ ra convivenza stabile di più per¬ sone, al cuore e all'origine dei te¬ sti monastici qui raccolti. Che, a partire dal suo originario signifi¬ cato etimologico (cum munus], se ne sottolinei l'aspetto di «vuo¬ to», «debito», «do¬ vere», «dono» (le diverse acce¬ zioni di munus) comune - come fa Esposito nel suo saggio sul¬ l'origine e il destino della comu¬ nità - io che se ne privilegi, come Bauman, l'aspetto socio¬ logico e il sempre ricercato e mai ottenuto equilibrio tra sicu¬ rezza e libertà, o ancora che se ne evidenzi l'urgenza in un tornante della storia che ha conosciuto l'intrecciarsi del fal- ■ ...ii, - ' , limento delle ideologie «comu¬ nitarie» con l'imporsi di meschi¬ ni individualismi - come nel¬ l'opera di Nancy - l'argomento è di cogente attualità non per¬ ché solletica impulsi effìmeri, ma piuttosto perché incontra il desiderio e l'ansia perenni del¬ l'uomo alla ricerca di un'identi¬ tà e di un senso alla propria e altrui esistenza l...]. Il monachesimo delle origi- ni, considerato l'erede dei mar¬ tiri nell'epoca costantiniana, influenzato dal sottofondo cul¬ turale ellenizzante presente in Egitto e in tutta l'area mediù- orìentale e sviluppatosi in un periodo in cui imperversava il manicheismo, ha ben presto assunto con convinzione il lin¬ guaggio dualistico del Nuovo Testamento giovanneo: luce-te¬ nebre, mondo-Regno, vita-mor¬ te, a volte accentuandolo ancor di più. Quando successivamen¬ te la Chiesa, e con essa il mona¬ chesimo, ha di¬ menticato le ra¬ dici semitiche qumraniane del dualismo giovan¬ neo, i cristiani - e i monaci m pri¬ mis - hanno fini¬ to per leggerlo in termini platoni¬ ci, con il conse¬ guente disprez¬ zo del corpo, del¬ la carne e delle realtà terrene a favore dello spiri¬ to e delle realtà celesti. Eppure, se si sanno rileggere le fonti in manie¬ ra libera dai con¬ dizionamenti culturali della lo- | ro epoca, si po- ì: tra riscoprire, sottesa anche ai testi legislativi più aridi, quella compassione verso gli uomini, quel desiderio di discemere il vol¬ to di Dio nel fra¬ tello, quella capacità di ascolto di quanto brucia nel cuore anche del peggior peccatóre, quella sohdarietà amorosa con tutte le creature, animate e inanimate, che hanno scritto le pagine più luminose della sto¬ ria del monachesimo e del cri¬ stianesimo. La vita monastica, così come ogni vita religiosa, è tentata costantemente di trasformarsi ij ifi bJ . in uno status, in un'istituzione garantita in cui tutto è nonnato e ciascuno trova lo spazio per la propria gratificazione. Ma cedere a questa tentazione si¬ gnifica ridurre al silenzio la parola di Dio, sottrarsi al servi¬ zio reciproco, guardare con in¬ differente distacco o Con altez¬ zosa degnazione i fratelli cri¬ stiani e l'umanità tutta. Allora, una vita che si vuole cammino di sequela di Cristo nella radica¬ lità evangelica può diventare organizzazione devota, opera meritoria di alcuni in cui il «caro prezzo della grazia» e la gratuità della salvezza sono sviliti e svuotati di senso. Non così la vita comunitaria che emerge da queste pagine: una faticosa ricerca di autenti¬ cità, una lucida coscienza del proprio peccato, una quotidia¬ na sottomissione alla volontà di Dio manifestata nella sua Parola e nel volto dei fratelli, un costante abbandono alla misericordia di Dio percorrono questi testi, anche quelli appa¬ rentemente più aridi. Da essi emerge con estrema freschezza e attualità la figura di uomini che hanno saputo vivere con integrità e fedeltà il grande precetto del servizio reso a tutti gli uomini nell'amore fra¬ terno e nella vita comune. Queste pagine sono un pres¬ sante richiamo per tutti i cri¬ stiani, ma costituiscono anche un grande segno di speranza per tutti gli uomini, per quanti, con lucidità o a tentoni, cerca¬ no Un senso alla loro vita, una ragione per vivere per la quale valga la pena anche morire. E' anche la loro una ricerca di Dio e del suo volto? Nessuno può rispondere a nome di un altro; certo è che per la fede cristiana l'immagine di Dio è impressa in ogni essere umano e si fa visìbi¬ le nei suoi1 santi, autentici «amanti della bellezza spiritua¬ le» {RA 8,1), poveri uomini che tentano di amare i fratelli fino a. dare la vita per loro, giorno dopo giorno, perché «non c'è più grande amore di chi dà la vita per gli amici» (Gv 15,13). Priore di Bose ;. JO fu .05 u'M: :'.'iì,0Vi\' 68293. Un grande segno di autenticità e speranza ancora valido nella modernità confusa | ì: Il monastero di Camaldoli; qui accanto, a sinistra, il priore di Bose Enzo Bianchi

Persone citate: Bauman, Einaudi, Enzo Bianchi, Esposito

Luoghi citati: Egitto, Europa, Latera, Nancy