«Appalti a rischio» Crescimanno vuole blindare il Comune di Francesco La Licata

«Appalti a rischio» Crescimanno vuole blindare il Comune «Appalti a rischio» Crescimanno vuole blindare il Comune Il candidato della sinistra alla successione di Orlando: i ventimila miliardi di Agenda 2000 stanno scatenando gli appetiti dei boss personaggio Francesco La Licata Inviato a PALERMO CON il cinismo beffardo di cui è capace, la città che comanda e che si riconosce nella religione dell'ap¬ partenenza a chiunque (purché ci sia da guadagnare) ha già sentenziato sulla candidatura di Francesco Cresci¬ manno, aspirante sindaco del dopo Orlando ed ultimo martire di una sinistra non proprio in salute. E con la tipica pòsa facciale dell'eterno scetti¬ co palermitano (labbro pendulo ed occhi rivolti verso l'alto alla ricerca di invisibili certezze), l'elettore-che-la- sa-lunga - sia il lumpen di Porta Carini o l'affermato professionista del vicino palazzo di Giustizia - taglia corto: «E' troppo perbene per riuscire a farcela». Così pensano a Palermo della sfida che Francesco Cresciman¬ no, avvocato penalista, uomo mite, di buone letture, di ottima educazione e all'esordio nella competizione eletto¬ rale, ha lanciato alla task-fo ree/orzi ta- liota del plenipotenziario Miccichè e del suo candidato, Diego «Deliuccio» Cammarata. Una portaerei, la squa¬ dra berlusconiana, tanto gonfia da potersi permettere una guerra intesti¬ na - portata avanti a testa bassa dal sottoministro Gianfranco Miccicbì - che gli ha messo contro una «zeppola» niente male come il «terzo incomodo» Francesco Musotto, ex azzurro, capoli¬ sta di un gruppo che sostanzialmente è formato da se stesso. E Crescimanno ascolta, sorride per- ' sino di questa sua peculiarità (l'one¬ stà) che solo una logica perversa come quella palermitana può trasformare addirittura in un limite: «Che volete che dica - ripete - che proverò ad essere meno perbene?». No, France¬ sco Crescimanno non sembra molto preoccupato per questa che non riesre a considerare «pubblicità negativa». «Sono fiero - insiste - di quello che si pensa di me». Poi continua a pensare a tutto quello che c'è da fare ora che mancano pochi giorni allo scontro. Scontro? A dire il vero il candidato del centrosinistra non si è messo come in un ring. Già il suo fisico, esile, minuto, sempre perfettamente in li¬ nea com la classica eleganza del «Prin¬ cipe di Galles e gilet», non concorre ad accreditarlo come amante dello scon¬ tro. E infatti si è rifiutato pervicace¬ mente di usare i toni, gli argomenti della cosiddetta antimafia da combat¬ timento e. meno.che.mai, pesanti maldicenze sugli avversari Che pure non sono mancate di emergere dall'im¬ mancabile tam-tam palermitano, pro¬ digo di cattiverie (vere o false non importa) persino sulla vita privata dei «duellanti». Lui, Crescimanno, è così. Classe 1942, figlio di un funzionano del Banco di Sicilia, sposato con Maria Taormina figlia di un grande avvocato socialista, penalista con la vocazione ali 'antiretorica, ò uomo controcorren¬ te. Basti pensare che in una città molto bisognosa di assistenza legale (e infatti i penalisti abbondano) lui si è dedicato alle parti civili (Falcone, Bor¬ sellino, Cassarà, Chinnici) praticando poco i clienti che pagano bene e, ad assoluzione ottenuta, a Natale ti man¬ dano il Rolex. In proposito, dice: «Ho letto da qualche parte che sarei il difensore di decine di boss. Se fosse vero, non vi sarebbe niente di male, visto che si può rimanere puliti anche difendendo i mafiosi, dipende da quel¬ lo che chiedono e che sei disposto a dare. Ma chi ha dato quella notizie avrebbe potuto aggiungere che sono statóre sono il legale di Giovanni Falcone e della sua famiglia. La mia è una scelta professionale che risale a qualche anno fa. Processo Basile, ven- gonominato. Chiedo il motivo di tanta i, fiducia e mi viene risposto che sono la persona adatta per parlare coi giudici e convìncerli dell'innocenza degli im¬ putati. Ho ringraziato e cortesemente rifiutato l'incarico». A Palenno può accadere di esser considerati marziani per aver scelto la coerenza ai vantaggi. Ma ora che Crescimanno scende in politica, riusci¬ rà a mantenere tanta coerenza? «Ho accettato l'invito à candidarmi - dice - quasi per riparare ad un atteggiamen¬ to di disimpegno assunto in passato (il rifiuto della politica per non sporcar¬ si, ricordate?) e non più sostenibile. Non Si può continuare a lamentarsi senza muovere un dito». Per questo, forse, ha ignorato la differenza delle forze in campo e si è lanciato in un'avventura dalla quale riceverà po¬ chi vantaggi e qualche contraccolpo. Ma lui ci sta. Vuole «blindare» (se sarà sindaco) il Comune, renderlo imper¬ meabile alle tentazioni e al canto delle sirene che proviene dal tintinnio dei ventimila .miliardi degli appalti di Agenda 2000 già divenuti'(a grudicare da molte indagini in corso) oscuro oggetto di appetiti dei boss latitanti e non. Durante la campagna elettorale (poca mondanità ad eccezione di una «festa di sostegno» a villa Scalea) ha incontrato semplici cittadini e rappre¬ sentanti delle categorie produttive. Un grande aiuto dai quattro figli: Giuseppe e Andrea, ancnessi avvoca¬ ti, Emanuele e Giovanna laureandi in filosofia il primo, lettere moderne la sorella. Crescimanno ha scelta il cuo¬ re della squadra amministrativa. Si è rivolto al mondo dell'Università e dei professionisti: Salvatore Nicosia (ex preside della facoltà di Lettere), Anto¬ nino Coppola (docente di diritto falli¬ mentare), Mosè Galluzzo (ingegnere chimico), Donatella Natoli (medico) e Alessandra Siragusa (insegnante di lettere), la sola ad avere avuto espe¬ rienza amministrativa, nella giunta di Leoluca Orlando. Un dubbio: è vero che Crescimanno,' se fosse Bàttutòr avrebbe già in tasca la candidatura al Consiglio superiore della magistratu¬ ra? Risponde uno stretto collaborato¬ re: «So per certo che in passato ha già rifiutato l'elezione al Csm. Fate voi». Francesco Crescimanno candidato dell'Ulivo A destra, il Palazzo delle Aquile La copertina del libro di Orlando

Luoghi citati: Galles, Palenno, Palermo