Sogni e tensioni nella capitale liberata

Sogni e tensioni nella capitale liberata I CONTRASTI ETNICI INTERNI ALL'ALLEANZA DEL NORD POTREBBERO PORTARE ALLA GUERRA CIVILE Sogni e tensioni nella capitale liberata Ahmed Rashid L' ALLEANZA del Nord ha conquistato gran parte deh'Afghanistan ma ora deve af¬ frontare il problema di gravi rivalità al suo interno e nei confronti di altri gruppi, che minacciano di far scoppiare una nuòva guerra civile. Per il momento i suoi leader, appartenenti all'etnia tagìka, dicono che non costituiranno un governo per conto loro e che si accorderan¬ no con gh altri gruppi per allargare la base del potere; Però l'Alleanza è riluttante a vedere se stessa come un partner sullo stesso piano delle altre fazioni, che non controllano territorio né hanno ima presenza fisica in Afghanistan, come l'ex re in esilio Zahir Shah e altri esuli. L'Alleanza è costituita soprattutto da uz- beki, tagiki e hazari del Nord, più piccoli gruppi di pasthun. Ogni gruppo etnico conta diversi signori della guerra ostili gh uni agli altri. Ciò rende l'Alleanza fragile e instabile, tanto più adesso che la necessità di scacciare i taleban non è più un tema unificante. Mazar-I- Sharif è stata conquistata dal gene¬ rale uzbeko Rashid Dostum, dal generale tagìko Atta Mohammed e dall'hazaro Ustad Mohaqqiq; tutti sono impegnati in sanguinose yr vendette contro i taleban. I funzionari delle Nazioni Unite che voghono cominciare a distribuire aiuti nel Nord non riescono a entrare a Mazar dal vicino Uzbekistan per la mancanza dì sicurezza nella città. Secondo notizie non confermate, i tre comandanti hanno di fatto spartito la città ih tre zone d'influenza, cosa che ricorda sinistramente l'avvìo della guerra civile del 1992. Un altro comandante dell'Alleanza, il gene¬ rale Ismail Khan, installatosi a Herat nel¬ l'Ovest, ha stabilito un controllo unificato su tre provìnce ma ha divergenze con i leader di Kabul. Nel weekend le sue truppe, che stavano avanzando su Kandahar, si sono fermate a Dilaram alla congiunzione delle tre province dì Farah, Nimroz e Helmand. Questo perché il generale Khan, di lìngua persiana e di etnia herati, è stato avvertito dafle potenze occiden- tali, dalle forze speciali amencane e dall'Alle¬ anza del Nord che Kandahar deve cadere in mano a forze pashtun antì-taleban, per evita¬ re finzioni etniche. Che le sue truppe accettino di ritirarsi dalle roccaforti taleban già occupa¬ te è da vedersi. A Jalalabad è diventato governatore Haji Abdul Kadeer. Sì tratta di un pashtun, fratello del comandante Abdul Haq (quello che è stato b ? impiccato dai taleban). Questo permette ah'Al¬ leanza dì avere un piede nelle aree pashtun. Altri signori della guerra sì sono sistemati qua e là, per il momento, ma il timore che esploda un conflitto resta. Quanto a Kabul, è stata occupata soprattut¬ to dalla fazione tagìka deh'Alleanza. Il suo precedente leader, Ahmad Shah Massoud, assassinato dai killer dì Osama bin Laden il 9 settembre, aveva creato la forza militare più disciplinata del Paese e l'unica fazione guidata da politici anziché da signori.della guerra. Massoud è stato anche l'unico comandante in 22 anni di guerra a incoraggiare una generazio¬ ne di giovani afghani, istruiti e competenti, a emergere dalla vasta ombra del suo carisma. Ha avuto la lungimiranza di crearsi dei successori e, cosa più importante, ha posto i suoi comandanti mihtari sotto il controllo dì politici. Un triumvirato dì leader tagiki è succeduto a Massoud: il ministro degh interni Younis Qanumi, che sta organizzando le strut¬ ture della sicurezza a Kabul; il dottor Abdul¬ lah Abdullah, ministro degh Esteri dall'inglese fluente; e il generale Mohammed Fahìm, comandante delle forze armate. Con il quarto leader, il generale senta Sayed Husaìn Anwarì, compongono la fazione più moderata dell'Alle¬ anza. Anche loro subiscono sfide interne. La prima viene dai combattenti hazari sciiti di Hizb-I-Wahadat, che sono parte dell'Alleanza ma chiedono di costituire a Kabul forze di sicurezza hazére separate da quelle tagike, che possono contare su 4 mila uomini già dispiegati. Gh hazari deh'Afghanistan centrale costitui¬ scono circa un terzo della popolazione dì Kabul; se sì dotassero di forze separate la dttà sì dividerebbe in zone etniche, di nuovo a somiglianza dì quanto avvenne con la guerra civile del 1992. Un altro problema è rappresentato dal leader nominale dell'Alleanza del Nord, Burha- ^ nuddìn Rabbani, che è riconosciuto dalle Nazioni Unite come presidente della Repubbli¬ ca islamica deh'Afghanistan. I leader modera¬ ti deh'Alleanza hanno cercato dì convìncere Rabbani a rimanere al dì fuori della capitale, perché sanno che egli intende proclamarsi al più presto presidente effettivo, una mossa che distruggerebbe le speranze dei moderati di raggiungere un compromesso con l'etnìa pashtun. Rabbani rilasciò dichiarazioni concilianti al suo arrivo a Kabul, dicendo che non avrebbe cercato dì farsi riconoscere come presidente e che avrebbe aspettato che un'assemblea delle fazioni afghane costituisse un nuovo governo. Comunque, egli gode del sostegno della Russia e dell'Iran e sta giocando d'attesa. Se le fazioni non si accordassero su un governo di transizio¬ ne, egh potrebbe chiedere dì superare l'impas¬ se riconoscendolo senz'altro come presidente. Ciò dividerebbe ì tagiki dal resto dell'Alleanza del Nord. I leader dell'Alleanza hanno anche il diffici¬ le compito dì mantenere l'ordine a Kabul senza pesare troppo. Finora hanno fatto un j buon lavoro e la gente della dttà (fra imo e due 'milioni dì abitanti) dice di sentirsi sicura. Copyright «the Daily Telegraph» * Dopo la cacciata dei taleban la gente si dice «più sicura» Pochi vorrebbero il ritorno del re, tra i riuovi leader cresce la tensione