La tentazione atomica di Bush in Afghanistan

La tentazione atomica di Bush in Afghanistan LA DOTTRINA STRATEGICA Di WASHINGTON NON ESCLUDE L'USO DI ARMI NUCLEARI TATTICHE IN CASO DI NECESSITA' La tentazione atomica di Bush in Afghanistan Dai 1997 negli arsenali Usa c'è la B61 -11, una minibomba equivalente a trecento tonnellate di tritolo e concepita per distruggere bunker sotterranei: penetra nel terreno fino a 6 metri ed esplode in profondità retroscena HervéKempf Ef l'ultimo parto degh arsenali americani, leggera, potente e con un cuore di plutonio: la «mini- nuke» è l'arma ideale per distrugge- reibunker. Sarà utihzzata in Afgha¬ nistan? Solo alcuni parlamentari hanno accarezzato l'idea. Ma co¬ munque quest'arma esiste. Di for¬ ma affusolata (3,59 metri per un diametro di 34 centimetri! ha una potenza equivalente a 300 tonnella¬ te di tritolo. Viene sganciata ad altissima quota e ha un «muso» che le consente di penetrare nel terreno fino a 6 metri di profondità, dove esplode. La peculiarità della «B61 -11 » (così si chiama) è appunto di essere a base dì plutonio, e di rappresentare l'unica arma atomi¬ ca entrata nell'arsenale Usa dopo il 1989, e precisamente nel '97, quan¬ do è stata destinata al «bombardie¬ re invisibile» B-2 che solo in quel¬ l'anno è diventato operativo per una missione nucleare. Il problema del suo impiego in Afghanistan per il momento è teori¬ co, anche se parte degh americani lo considera accettabile: un sondaggio pubbhcato il 7 novembre dall'istitu¬ to Zogby International rivela che il 5496 dejgli intervistati ritiene che l'uso di ordigni nucleari sarebbe efficace nella guerra al terrorismo. La pensano così anche alcuni rap¬ presentanti dell'America, seguaci del Dottor Stranamore: il21 ottobre un deputato dello Stato di New York, il repubblicano Pete King, ha detto alla radio Wabc di «non esclu¬ dere l'uso di atomiche tattiche se lo ritenessi necessario». Pochi giomi prima anche Steve Buyer, parla¬ mentare repubblicano dell'Indiana, aveva espresso questa opinione, nel caso in cui l'epidemia dì carbonchio si fosse rivelata opera di Bin Laden: «Buttiamo un piccolo ordigno ato¬ mico (nelle grotte dei terroristi, ndr) e li fermeremo per un migliaio d'anni». E ne aveva parlato il senato¬ re dell'Arizona Jon Kyl: «Se un'ar¬ ma di distruzione di massa viene usata contro di noi, i colpevoli dovrebbero aspettarsi una risposta analoga». Forse sono dichiarazioni di parla¬ mentari poco responsabili, ma l'uso delle armi nucleari leggere non è del tutto escluso dagli specialisti. Sul National Journal dell'8 settembre, prima quindi degli attentati negli Stati Uniti, il direttore dei Sancua National Laboratories (uno dei cen¬ tri in cui si progettano gli ordigni nucleari), Paul Robinson, spiegava: «Abbiamo bisogno di armi nucleari a basso potenziale per tenere a bada gli Stati canaglia... Durante la guer¬ ra contro la Serbia abbiamo attacca¬ to obiettivi sotterranei con bombe convenzionah che hanno avuto scarsissimo effetto». Pur senza insistere su questa eventualità, l'amministrazione Bu¬ sh non vuole escluderla del tutto. E' la strategia della dissuasione: non dire che cosa non farai mai, ma dì quello che puoi fare. D 28 settembre il Comitato Intemazionale della Cro¬ ce Rossa ha inviato un memoran¬ dum alle parti in causa nella guerra che si prospettava in Afghanistan - un'iniziativa abituale in caso di conflitto e destinata a ricordare ai belligeranti i loro vincoli - in cui diceva: «L'arma nucleare è incom¬ patibile con il diritto intemazionale umanitario». La rappresentanza americana a Ginevra ha immediata¬ mente protestato, e ha chiesto la cancellazione del passaggio, soste¬ nendo che il diritto intemazionale non vieta il ricorso all'atomica. Questo punto resta controverso: in un parere dell'8 luglio '96 la Corte Intemazionale di Giustizia non è riuscita a raggiungere una maggioranza. Sette giudici hanno ritenuto che l'arma nucleare è lega¬ le, sette hanno espresso opinione contraria. Il 5 ottobre la Croce Rossa ha inviato alle parti un nuovo memorandum che non citava le atomiche. Durante la Guerra del Golfo, il gomitato aveva difiuso un documento analogo secondo il qua¬ le l'arma nucleare non doveva esse¬ re usata, e all'epoca gli Stati Uniti non avevano reagito. Ma da allora c'è stata un'evolu¬ zione nella dottrina sull'uso tattico delle atomiche. Fino a quel momen¬ to i presidenti americani avevano mantenuto l'impegno assunto nel '78 da Jimmy Carter a non usare il nucleare contro paesi che non ne dispongono. Ma con la dissoluzione dell'Urss, nel '91, Washington ha incominciato a preoccuparsi degh «Stati canaglia» considerati capaci di usare armi di distruzione dì massa non necessariamente atomi¬ che. Un documento dell'US Strategie Command del 1995 («Essentìals of Post-ColdWarDeterrence») diffuso in base al Ereedom Information Act da Hans Kristensen, del Nautilus Institute di Berkeley, è esplicito: «Non è auspicabile adottare un poli¬ tica pubblica che affermi il rifiuto del 'primo colpo", servirebbe soltan¬ to a limitare gli obiettivi della dis¬ suasione nucleare degli Stati Uniti senza adeguati vantaggi». Nel no¬ vembre '97, con la Direttiva presi¬ denziale n" 60 rivelata dal Washin¬ gton Post, Bill Clinton autorizzava attacchi nucleari in risposta ad aggressioni chimiche o b ologiche. E contemporaneamente i mihtari si chiedevano se un attacco di questo tipo non sarebbe stato giustificato contro la fabbrica costruita a Tarhu- nah in Libia e sospettata di produr¬ re armi chimiche. Sempre quell'anno veniva pro¬ dotta la B61-1I. Era una reale esigenza tecnica? Il problema della distruzione di opere sotterranee è diventato impellente in seguito alj l'invasione del Kuwait, nell'agosto del'OO. Lo Stato Maggiore america¬ no riteneva che gli ordigni di cui disponeva non bastassero a demoli¬ re i bunker sotterranei del comando iracheno, e lanciò un programma di bombe «penetranti». A tempo di record veniva realizzata la GBU 28 (febbraio '91 ), che utilizzava esplosi¬ vo tradizionale, pesava due tonnel¬ late ed era lunga 5,72 metri per un diametro di 37 centimetri. Due GBU 28 vennero sganciate da aerei F-111 in Iraq: una avrebbe raggiun¬ to l'obiettivo, ma non si sa con quale efficacia. Così negh anni suc¬ cessivi i laboratori di Los Alamos elaborarono la B61-11. La linea adottata da Clinton nel '97 non è stata modificata. E del problema delle armi nucleari a bas¬ so potenziale si è parlato per la Mima volta in pubbhco il 13 settem¬ bre scorso al Senato Usa, durante l'audizione del generale Richard Myers in occasione della sua nomi¬ na a capo degli Stati Maggiori riunì-, ti. I senatori della Commissione Forze Annate gli hanno chiesto: «E' favorevole allo sviluppo dì nuove armi nucleari tattiche? E in quali circostanze ne sosterrebbe l'impie¬ go?». Il generale ha eluso la doman¬ da, limitandosi a dire: «Abbiamo già un certo numero di armi a basso potenziale». Copyright Le Monde La produzione di questi ordigni venne decisa dopo la Guerra del Golfo, quando furono usati quelli convenzionali con risultati deludenti Nella foto grande, bombardamenti americani sulle postazioni dei taleban intorno a Kunduz A sinistra Saddam Hussein Le bombe anti-bunker furono usate per la prima volta durante la Guerra del Golfo