Le lacrime della madre: «Un vuoto enorme» di Fabio Albanese

Le lacrime della madre: «Un vuoto enorme» Le lacrime della madre: «Un vuoto enorme» Oggi in volo per Islamabad con il direttore del «Corriere» Fabio Albanese CATANIA In casa Cutuli la speranza è finita all'ora di pranzo, quando una telefonata dalla Farnesina ha con¬ fermato che Maria Grazia è mor¬ ta in Afghanistan nell'agguato di lunedi mattina. «Fino all'ultimo avevamo creduto che non fosse lei - dice mamma Agata - che fosse stata rapita ma che era viva. Adesso credo che non ci sia più nemmeno la speranza. Siamo rimasti soli. Uri vuoto enorme». Nessuna scena di dolore esibi¬ to, le lacrime sono mute sul volto della mamma e del papà di Maria Grazia. Ma come non pensare che dietro a quel silenzio irreale ci sia un dramma enorme? «Era ima figlia premurosa - ricorda la signora Agata - aveva un pensie¬ ro fìsso per suo padre, che sta male, quando tornava era una mammina per i suoi fratelli». In via del Bosco, a Barriera, nella parte Nord di Catania, sotto casa della famiglia Cutuli ci sono ancora una volta tanti giornalisti e operatori etbtografl: aspettano il direttore del «Corriere della Sera» Ferruccio de Bortoh. Con lui arriverà anche Donata, una delle due sorelle della giornalista uccisa, rientrata lunedì sera in Italia da Bruxelles ma rimasta bloccata a Milano perché l'aero¬ porto di Fontanarossa era chiuso fino alla tarda mattinata di ieri per lavori alla torre di controllo. I famigliari aspettano lei per avere tutta la famiglia riunita. In casa ci sono già Sabina, sposata e madre di una bimba piccolissi-, ma, e Mario, l'altro fratello, giun¬ to da Roma dove lavora. Sono le 16 quando un piccolo aereo bian¬ co atterra nello scalo catenese. A bordo ci sono il direttore del «Corriere», De Bortoh, due dei vice. Paolo Ermini e Massimo Gaggi, il corrispondente da Berli¬ no Paolo Valentino che è anche cugino di Maria Grazia, e c'è Donata, gli occhi gonfi di pianto nascosti dietro un paio di occhia- li semi. Con un pulmino arrivano in via del Bosco: la prima a uscire è Donata, evita gli operatori e i microfoni e si infila nel portone. Poi dall'auto esce De Bortoh: «Sono venuto a rendere omaggio alla memoria di Maria Grazia Cutuli - dice davanti ad una selva di microfoni -, giornalista che fa onore a questo mestiere». Il diret¬ tore del «Corriere» appare com¬ mosso: «Maria Grazia non era ima persona imprudente. Svolge¬ va il suo lavoro con onestà e passione. Quello che è per tutti il fronte per lei è stata la frontiera della vita, alla quale è stata brutalmente strappata». Gli chie¬ dono perché la qualifica di invia¬ to sia arrivata «postuma»: «E' poca cosa - dice De Bortoh - ma ci teneva ed è una promozione che si è guadagnata sul campo. Le avevo proposto di tornare in Italia nell'ambito di un normale avvicendamento tra inviati, ma lei aveva preferito rimanere per¬ ché pensava che il suo posto fosse lì». Salgono tutti al terzo piano. Ad attenderli c'è la signora Aga¬ ta, papà Giuseppe, i fratelli, alcu¬ ni zu e cugini. Nino Milazzo, il direttore di Telecolor, la tv siciha- na dove Maria Grazia Cutuli ha cominciato la sua carriera di giornalista. Un incontro di poco più di mezz'ora, fatto di abbrac¬ ci, parole commosse, ricordi, aneddoti su Maria Grazia. Si parla della sua passione per il giornalismo sul campo, di quelle tante volte che chiedeva le ferie per poter andare in una zona di tensione o di guerra per poi proporre il servizio. E mamma Agata ricorda: «Era alla fine del- l'89. mi chiamò aÌ,t^lefono. e : raS5l: "Mamim,"-hài'visto Cosi accaduto a Berlino? E' caduto il Muro e io sono qui a Catania, a casa"». Frammenti di vita passa¬ no nella mente e nelle parole di quella quindicina di persone che sono li, in quella casa, a ricordare una persona cara che non c'è jriù. De Bortoh consegna ai familiari una busta: «Una testimonianza dell'editore - spiegherà poi ai giornalisti - e il carteggio di tutti i colleghi del Corriere e anche dei molti lettori che hanno testimo¬ niato il loro affetto per Maria Grazia con molte lettere, mail e telefonate». Momenti toccanti e il dolore composto della famigha. Le polemiche restano fuori, non si parla della stranezza dei tele¬ grammi di cordogho arrivati mol¬ te ore prima della conferma uffi¬ ciale della morte che pure aveva fatto arrabbiare mìa zia. L'incontro è finito. Gli ospiti scendono le scale e tocca nuova¬ mente al direttore del «Corriere» affrontare i giornalisti in attesa sulla strada. Spiega che con un aereo messo a disposizione dal ministero degli Esteri stamattina partirà per il Pakistan per riporta¬ re a casa Maria. Grazia Cutuli e, probafliliftetìtfe, ahéhé il suftlMe- ga spagnolo Julio Fuentes. Sul volo speciale, diretto a Islama¬ bad, saliranno anche Donata e Mario, due dei fratelli della sfor¬ tunata giornalista, e altri colleglli del Corriere della Sera. Non si sa quale sarà la destinazione in Italia, forse Roma, dove la magi¬ stratura ha aperto un'inchiesta sull'agguato in Afghanistan. Un agguato sul quale il direttore del «Corriere» dice di avere «solo notizie frammentarie» anche se, rileva, «il giorno prima c'era sta¬ to quello scoop; molti convogli sono passati per quella strada ma guarda caso solo quello è stato fermato». «Maria Grazia era mia cugina ma prima di tutto era una grande cohega - ha detto il giornalista Paolo Valentino uscendo da casa della cugina - perché era una persona che voleva andare a Riardere cose che pochi oggi lanno voghe di andare a guarda¬ re e raccontare. E' questa era la sua forza. Era ima grande raccon¬ tatrice. Abbiamo perso un gran¬ de pezzo del giornalismo itaha- no». -1 f :'.' ' Jalalabad: tornano le salme dei quattro giornalisti. In alto, la sorella di Maria Grazia Cutuli, Donata