Sconoseiuto e indomito Romero

Sconoseiuto e indomito Romero Sconoseiuto e indomito Romero ROMERO è uno di quei regi¬ sti che diamo per scontato di conoscere assai bene. In realtà, solo metà dei dodici film da lui diretti (il tredicesimo è l'episo¬ dio di un film a sketches, mentre il quattordicesimo è ancora in pre¬ produzione), ha avuto una qual¬ che forma di circolazione in Italia. Il resto è buio profondo. La sensa¬ zione di familiarità nasce forse dal fatto che il suo primo film, «La notte dei morti viventi» (1968), fu un tale successo di culto e di cassetta da aver lasciato un segno indelebile nell'immaginario collet¬ tivo. Dopo quell'esordio sorpren¬ dente, ci si poteva aspettare una carriera tutta in discesa. Invece, non è stato così. I quattro lavori successivi («There's Always Vanil- la», « Jack's Wife», «The Crazies» e «Martin») furono tentativi, disu- guali e sólo in parte riusciti, di rinnovare il genere. Nessuno di loro andò oltre, qualche proiezio¬ ne al marche di Cannes. Ci vollero dieci anni e l'intervento di Dario Argento come produttore per ri¬ portarlo al successo, con la bmta- le satira del consumismo intitola¬ ta «Zombie» (in originale: «Dawn of the Dead», 1978). L'altalena di riuscite e fallimenti continuò ne¬ gli anni successivi. «Creepshow» (che da noi uscì mutilato - chissà perché - dell'episodio interpretato da Stephen King), «Day of the Dead)) e «Monkey Shines» ebbero una discreta fortuna anche com¬ merciale, mentre lo stesso non'si può dire dei titoh restanti, che la bella personale curata da Giuba D'Agnolo Vallan per il festival avrà il merito di sottrarre all'oscu¬ rità proiettata sulla filmografia del regista di Pittsburg. Eppure, nonostante ima carrie¬ ra fatta più di ombre che di luci, non c'è alcun dubbio che George A. Romero (la A. sta per Andrew) debba essere considerato uno dei più importanti cineasti della sua generazione. Come Hitchcock, an¬ che Romero ha sempre lavorato sul genere; e, come Hitchcock, si è sempre sottratto ai tentativi di inteipretazioni troppo seriose della sua opera. Anche a voler lasciare ad altri il gusto di attribu¬ ire significati reconditi ai suoi racconti grand-guignoleschi, non si può non rilevare come il suo cinema consista principalmente nel rimettere sistematicamente in discussione i principi deUe convenzioni hollywoodiane. Dal realismo contemporaneo della «Notte dei morti viventi», al ten¬ tativo d'innesto d'uno psicodram¬ ma pseudo-bergmaniano sulla fantasia honor di «Jack's Wife», dall'umorismo nero della comme¬ dia nichilista «Day of the Dead» alla provocatoria esplorazione darwiniana di «Monkey Shines», Romero ha perseguito con coeren¬ za e rigore il disegno di un cine¬ ma personale, visceralmente in¬ novatore, graficamente astratto. Sanguinario e repellente in super¬ ficie ma attraversato, in profondi¬ tà, da una corrente di tenace umorismo. Il cinema di un umani¬ sta che ha dato forma e tensione agli incubi contemporanei più estremi, che hanno a che fare con il razzismo, il sesso, la religione, la morte. Indomito e marginale: uno dei pochi, autentici cineasti indipendenti americani ancora in attività. Alberto Barbera

Luoghi citati: Cannes, Italia, Pittsburg