Stelle & strisce: e il cinema ritornò all'autore

Stelle & strisce: e il cinema ritornò all'autore TORINO FILM FESTIVAL Stelle & strisce: e il cinema ritornò all'autore Un ricco mix il percorso accidentale della sezione «Americana» tra finzione, documenti, malinconia, sensualità e moderni horror DOPO «Happiness», che si¬ gnifica felicità, Todd Solon¬ dz ba scelto per il suo ultimo film un titolo altrettanto ironico e ambizioso: «Storytel¬ ling», ovvero raccontare. E il, cerebrale, calligraficamente spietato, regista di Newark, tan¬ to per alzare la posta in gioco, ha diviso il film in due parti, fiction e non fictiont i falsi opposti della narrazione. E anche una provo¬ cazione questa scelta rivolta ai critici del suo lavoro, un modo di mescolare le carte rispetto ai soggetti più o meno reali deUe storie, del cinema e dello sguar¬ do. In modo non troppo dissimile dalla riflessione sulla «condizio¬ ne umana» di Solondz (ima rifles¬ sione in macro sulla suburbia del New Jersey), Americana si è mossa ormai da sei anni tra falsi opposti, alla ricerca della dimen¬ sione del racconto in diversi, contrastanti e ostinati percorsi individuali nel cinema Usa. Non c'è mai un «trend» del¬ l'anno, almeno a me non interes¬ sa trovarlo, perché il program¬ ma cresce sempre in modo spon¬ taneo e, in particolare nel caso di questa edizione, accidentato. È innegabile che nel 2001 il cinema americano ha visto un forte ritomo dell'autore: basta pensare che il film hollywoodia¬ no più sperimentale dell'anno è «A.I.» di Steven Spielberg, all'in¬ successo della cacofonia politica/ visivo/produttiva di «Pearl Har- bor», ai profetici fantasmi mar¬ ziani di John Carpenter. E in questo senso è un grande piacere poter presentare gh ulti¬ mi lavori di Abel Ferrara e David Lynch. Da due coste/cultu- re opposte - l'estremo est e l'estremo ovest del continente - «R-Xmas» e «Mulholland Drive» - un racconto di Natale dal Bronx e un bel film su Los Angeles ma soprattutto sulla strana, malinconica, sensualità della Hollywood alla periferia dei riflettori - sono oggetti diver¬ si che condividono (oltre alla produzione francese) una sor¬ prendente trasparenza, una deli¬ zia del racconto che è anche la sublime, tacita, risposta di due registi ingiustamente accusati di essersi troppo persi nei propri incubi. Oltre a Solondz, Ferrara e Lynch, dopo la personale dell'an¬ no scorso toma a Torino anche James Toback, con «Harvard Man», imo dei suoi tipici mix di genere (il gangster film, con però una star dei teen agers, l'ammazzavampiri Sarah Mi- cheUe Gellar) e di autobiografia questa volta a sfondo accademi¬ co (Harvard) e hsergico. E una storia antica - il blue grass e la tradizione musicale del Sud - quella di «Down from the Mountain» ed è una storia moderna - la fulminea parabola di una .com e dei suoi imbardali instant - quella di «Startup. com». Entrambi i documentari sono prodotti da DJL Penne- baker, e portano il marchio poe¬ tico ed elettrico del noto pionie¬ re del genere, che però, oltre alla sua collaboratrice di sempre, Chris Hegedus, ha lasciato spa¬ zio anche ai registi Nick Doob e Jehane Noujaun. Parlando di pionieri, «Public Housing» non è l'ultimo film di Fred Wiseman, ma è un incredibile documenta- rio che, microriprendendo la vita all'interno di un complesso di case popolari di Chicago, illu¬ mina di complessità troppo spes- so dimenticate il quotidiano del¬ la povertà urbana in USA. È spesso intinto di melodram¬ ma il cinema documentario del- la chicana Lourdes Portillo e, nel caso del suo ultimo lavoro, «Senorita Extraviada», storia di una catena di omicidi irrisolti di giovani operaie d'oltre confine, c'è anche molto cinema horror e di fantasmi. E Kelly Reichardt, già a Torino con «River of Grass», toma con un mistery/ro- mance in Superotto. In un prò- gramma attento al cinema sco¬ modo, non omologato^ sembra¬ va giusto inserire «The Last Movie», mitico metafilm di Den¬ nis Hopper (in occasione della sua ridistribuzione...) e, vista la passione per i generi, un musi¬ cal come «Hedwig and the An- gry Inch» dell'esordiente John Cameron MitcheU. I westem di quest'anno - il ciclo Anthony Mann/James Stewart - sono an¬ che i favoriti di George Romero i cui morti viventi sono stati un'ispirazione per l'honor radi¬ cale di Brian Yuzna, per la prima volta a Torino con «Faust». Giulia D'Agnolo Vallan Curatrice di «Americana» GLI OPPOSTI DI SOLONDZ, IL NATALE DI FERRARA, LA LOS ANGELES DI LYNCH, LE OPERE DI TOBACK E PORTILLO «Mulholland drive», il nuovo film di David Lynch, in anteprima italiana al Festival