CARMEN LE 2 RETOUR di Sandro Cappelletto
CARMEN LE 2 RETOUR CARMEN LE 2 RETOUR U! INA parodia. Una riscrittu- 1 ra, irriverente e appassiona- ' ta, di uno dei titoli intoccabi¬ li del repertorio lirico. «Carmen 2, le retour» debutta in prima mon¬ diale al Teatro Regio martedì 20. Il coraggio è a quattro mani: il polimorfo, disinvolto composito¬ re Gerard Daguerre, arrivato alla direzione musicale dell'Opera Co- mique di Parigi passando prima da jazz, cabaret e chanson, tra Barbara e Sylvie Vartan, incontra il teatro inventivo e spesso grotte¬ sco del regista Jerome Savary. Si griderà, inorriditi, allo stu¬ pro, oppure si apprezzerà lo sguar¬ do spregiudicato verso il capola¬ voro di Georges Bizet? Savàry non è nuovo a simili «riscritture», ma finora si era fermato un passo prima del tempio, del tabernacolo della memoria di ognuno di noi spettatori dove sono conservate le immaginette più sacre del melo¬ dramma. E la seducente sigaraia di Siviglia che non conosce regole se non quelle che lei stessa (non) si dà, appartiene al numero delle icone predilette. E inimitabili: non esiste imo «stile Carmen», la potenza bruciante e sensuale, la fatale velocità narrativa con cui - già dagli accordi iniziali - la vicenda si sviluppa e precipita, non permette copie, calchi. «Car¬ men» fa storia a sé. Invece: «Carmen 2» morirà, non morirà, sarà Don José a pugnalarla, oppure...? Savary gio¬ ca come il gatto col topo con la nostra curiosità, la sollecita e subito dopo divaga. Una Cadillac in scena, Carmen che diventa Ingrid (sì: proprio lei, altro mito femminile). Don José che assomi¬ glia a Ernst Hemingway: i perso- naggi si sdoppiano, la sigaraia è, anche, una vecchia diva del fla¬ menco, ormai scesa dal palcosce¬ nico: sarà Cristina Hoyos, stella di primissima luce della danza spagnola a darle gesti-e aura; Annie Vavrille, invece, le fornirà la voce: conta anche quella, co¬ munque. La parodia è genere antico, musicalmente nobile (sì pensi alle Messe Parodia rinascimentali) e teatralmente esilarante: gli spet- tacoli di Michael Aspinall che viravano in grottesco, e en trave¬ sti, le arie, i duetti, gli amori, le morti più celebri della scena liri¬ ca. La scena, appunto: è lei che decide, sempre. Se lo spettacolo tiene, nessuno invocherà la puni¬ zione per il delitto di lesa maestà lirica: «Se quasi tutta la musica di Bizet ritoma, con diversi livelli di manipolazione - precisa Savary - libretto e partitura sono stati elaborati: li abbiamo considerati poco più di un canovaccio in funzione dello spettacolo». Anche le dichiarazioni di Da¬ guerre si muovono tra prudenza e provocazione: «Jerome e io ci siamo ben guardati dal massacra¬ re un'opera così perfetta, ma alcuni brani sono stati "jazzati", ad altri è stato impresso un colore ritmico latino-americano». Una Carmen salsa, merengue e qual¬ cos'altro ancora: è il rischioso piacere della contaminazione tra i generi espressivi e artistici. Intenzione dichiarata degli au¬ tori è far ridere. Dopo Rossini, l'impresa è riuscita a pochissimi. Dunque «Bonne chance», Gerard e Jerome. Sandro Cappelletto AL REGIO DAL 20 NOVEMBRE L'OPERA DIBIZET «RIVISTA» DA SAVARY Due dei bozzetti dell'opera che rappresentano «Bruno y Pepe» Nella foto Ramella S Giannese: Annie Vavrìlle (Carmen) e Keith Olsen (Don José)
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