Fo-Rame, maratona controcorrente

Fo-Rame, maratona controcorrente LA CELEBRE COPPIA DA DOMANI IN SCENA A TORINO CON QUATTRO DIVERSI SPETTACOLI IN CINQUE GIORNI Fo-Rame, maratona controcorrente Si parte con il «clown» di Dio Oswaldo Guerrieri TORINO Dario Fo e Franca Rame al Colos¬ seo. La novità non è averli insie¬ me in palcoscenico. La novità è averli per cinque giorni in quattro spettacoh differenti. Comincia Da¬ rio con la sua creazione più recen¬ te, «Lu santo jullare Francesco» (domani e mercoledì). Ancora Da¬ rio e Franca riprenderanno giove¬ dì il gran monumento di «Mistero buffo», che replicheranno sabato. Venerdì sarà tutto in appannag¬ gio a Franca, protagonista di due suoi atti unici: «Una giornata qualunque» e il celeberrimo «Grasso è beUo». Si può anche allibire dinanzi a una così podero¬ sa manifestazione di vigore teatra¬ le. Come voghamo considerarla? Un desiderio di compendio artisti¬ co? Una esaltazione della giovi¬ nezza interiore? 0 magari l'omag¬ gio di un teatro (e quindi di una città) a una coppia che ha attraver¬ sato le cento Italie del dopoguerra senza mai ammainare la bandiera dell'arte e dell'impegno civile? Qualunque sia la spiegazione che se ne dà, è straordinario il quadro che la coppia Fo-Rame offrirà questa settimana al pubbli¬ co: il segno di una coerenza che ha dovuto affrontare anche le prove durissime del carcere e della violenza fisica; il respiro ampio di un teatro che è riuscito a darsi una lingua somigliante sol¬ tanto a se stessa e che, tra defor¬ mazione e satira, è diventato col tempo pedagogico, storico e pro¬ fondamente polemico nei confron¬ ti dei conformismi culturali e accademici. La ricerca controcorrente occu¬ pa non a caso il nòcciolo de «Lu santo juhare Francesco», lo spetta¬ colo che, per la prima volta, ha indotto il giornale dell'episcopato itahano ad applaudire un teatran¬ te agnostico, che nella sua sconsa¬ crata temerarietà ha gettato sulla graticola della satira persino il Papa. «Lu santo juhare» ha abbat¬ tuto un muro. E non perché Dario si sia nel frattempo ravveduto, ma perché ha raccontato France¬ sco con una tale verità umana da smuovere le coscienze e da rinvi¬ gorire il sentimento mistico. Ep¬ pure il suo «jullare» non paga un soldo aha tradizione. E', al contra¬ rio, una ruvida fabulazione su un uomo di fede che non esitò a proclamarsi clown e buffone. Già molti anni fa Roberto Rossellini aveva girato un film intitolato «Francesco giullare di Dio». Quel «giullare»' siembrava a Dario una connotazione tardiva, magari ro¬ mantica, e non sospettava che coincidesse con la verità storica. Furono gh studi di Chiara Frugoni a metterlo sulla giusta strada e a fargh scoprire U santo d'Assisi che, con la sua viva voce, procla¬ mava: «Io sono il giullare di Dio». Ed era frase di grande corag¬ gio. Agli inizi del Duecento era pericoloso definirsi giullare. Una legge di Federico II di Svevia autorizzava chiunque a bastona- re senza pietà gli «joegulatores» sparlatori e rozzi. Eppure France¬ sco si definiva giullare, poiché dei giullari adoperava il linguaggio, le metafore, la gestualità. In que¬ sto modo riusciva a farsi capire da tutti, a superare lo scoglio degh infiniti dialetti che costitui¬ vano il tessuto linguistico d'Ita¬ ha. I suoi discorsi furono trascrit¬ ti dai frati d'Assisi, ma andarono dispersi per ordine di Bonaventu¬ ra di Bagnoregio, quarant'anni dopo la morte del santo. Dario h ricostruisce con verosi- miglianza, appoggiandosi a docu¬ menti storici e cominciando dalla «conclone di Bologna»; dove ope¬ ra un ribaltone straordinario. Francesco finge di sbagharsi: cre¬ de di essere non a Bologna ma a Napoli, per cui si rivolge ai Bolo¬ gnesi in napoletano. Immaginate¬ vi lo stupore di chi lo ascolta quando gh sente dire: «Napulita- ni! Ècclume acca! Oh che gusto tiéngo d'essere accanto a vùje napulitàni!...». E così, mescolando le parlate e le geografìe, il giullare Fo si sdop¬ pia nell'altro più misterioso giulla¬ re, ce ne racconta la vita e l'alle¬ gria irrefrenabile, ce ne mostra le fibre umane e mondane, le pulsio¬ ni e gh obblighi che lo fecero andare anche in guerra, le ragioni per cui diventò un grande riforma¬ tore della Chiesa. Lo fa anche emergere dalla narrazione dei con¬ fratelli che, spauriti e ormai orfa¬ ni di quella strepitosa guida, lo ricordano quando camminava tut¬ to incantato e alla luna diceva «Ciao sorella», chiamava le stelle «Sorelline» e la terra «Madre Ter¬ ra»... «Po' ghe parlava, co' i anima- li, co' i usèli» e gh dava anche la benedizione. Dopo il recente «Lu santo jullare Francesco» toccherà al classico «Mistero buffo» Per l'attrice due atti unici «Una giornata qualunque» e l'ormai famosissimo «Grasso è bello» Dario Fo e Franca Rame, una coppia che ha attraversato l'Italia del dopoguerra senza rinunciare ad arte e impegno civile

Luoghi citati: Assisi, Bagnoregio, Bologna, Italia, Napoli, Torino