«Usa, la Somalia non è un bersaglio»

«Usa, la Somalia non è un bersaglio» IL «WASHINGTON POST» AVEVA INDICATO NEL PAESE AFRICANO UN POSSIBILE OBIETTIVO NELLA FASE DUE DELLA LOTTA AL TERRORE «Usa, la Somalia non è un bersaglio» L'ex ministro Aden: gli islamici da noi contano poco intervista Claudio Gallo MOHAMMED Aden, medi¬ co, 65 anni, è stato tre volte ministro in governi del presidente somalo Siad Barre, tre volte in quel periodo, più o meno dal 70 al '90, è stato arrestato. L'ultima volta è rima¬ sto in cella d'isolamento per sei anni. Nel 1984 Amnesty lo ha eletto prigioniero dell'anno. Ha lasciato la Somalia e vive da tempo a Torino, dove è stato consighere comunale. Sulla sua vicenda pohtica Gianni Sarto¬ rio ha realizzato il cortometrag¬ gio «Aden» (sponsorizzato da International Help e Amnesty International) che sarà presen¬ tato in primavera al festival del cinema di Marsiglia. Il film è finalizzato a un intervento uma¬ nitario per la ricostruzione del¬ la Somalia. Dottor Aden, la Digos sta perquisendo le sedi della finanziaria somala Al Ba- rakaat, accusata dì essere una delle fonti di finanzia¬ mento di Al Qaeda: le risul¬ tano traffici illeciti? «Non so chi ci sia dietro Al Barakaat. So che è una delle finanziarie che garantiscono le rimesse di denaro dei somali che abitano all'estero». Che interesse chiedono queste finanziarie per spe¬ dire i soldi in Somalia? «In genere dal 5 all'S per cento a seconda della quantità di valuta e del tempo impiegato. Bisogna tenere conto che in un Paese senza banche, dove i soldi si tengono nei sacchi, è l'unico modo di fare arrivare il denaro». Qualche giorno fa il «Washington Post» ha in¬ dicato la Somalia come un possibile obiettivo della campagna antiterroristi¬ ca degli Stati Uniti. Nel mirino c'è Al Ittahad al Islamiya, un gruppo isla¬ mico con sede in Yemen che riceverebbe fondi da Al Barakaat e sarebbe col¬ legato a Al Qaeda: le sem¬ bra verosimile? «Al Ittihad al Islamiya è un gruppo presente soprattutto a Mogadiscio. Non mi risulta tut¬ tavia che abbia molti seguaci né che sia in grado di gestire veri e propri campi terroristici. Pochi giorni fa il nuovo presi¬ dente somalo Abdikassim Has- san ha detto di aver appreso per la prima volta dalla Cnn che nel Paese ci sarebbero basi terroristiche». Quando lei era ministro i fondamentalisti non esiste¬ vano. Come sono arrivati? «I somali sono sempre stati musulmani laici e noi abbiamo cercato di costruire uno Stato laico. Nel '74 abbiamo formaliz¬ zato il linguaggio parlato in caratteri latini anziché arabi e abbiamo impostato una legge sulla famigha che aveva come obiettivo la parità tra i sessi. Tutte cose non facili per uno Stato membro della Lega araba. A metà degh Anni 70, tuttavia, c'è stata una certa migrazione di giovani verso l'Arabia Saudi¬ ta che offriva borse di studio in università islamiche. Quei ra¬ gazzi sono tornati negh Anni 80 con una cultura religiosa eh stampo wahabita, la setta mu¬ sulmana a cui appartiene la casa regnante saudita, che ha cominciato a diffondersi nella società. In questi anni gh islami- ci stavano soprattutto nella par¬ te Nord Est di Mogadiscio, un tempo controllata da Ah Mahdi. A un certo punto alcuni gruppi hanno cercato di controllare una parte del Puntland ma sono stati scacciati dal signore della guerra Abdullah Yussuf ». In un'intervista alla Cnn del '97 Bin Laden si è attri¬ buito la regia del massacro dei ranger americani a Mo¬ gadiscio nel '93 compiuta dai miliziani del generale Aidid. «Questa è veramente un'assurdi¬ tà. Aidid detestava gh islamici, figuriamoci se si metteva d'ac¬ cordo con Bin Laden. In quegli anni gh islamici semmài stava¬ no nella parte di città controlla¬ ta da Ali Mahdi». Secondo lei, l'America at¬ taccherà la Somalia? «Sarebbe davvero una reazione esagerata. Che cosa si può anco¬ ra distruggere in quel Paese distrutto? Oltretutto la Somalia è una enorme pianura in buona parte desertica, con circa due abitanti per chilometro quadra¬ to: perché mai Al Qaeda dovreb¬ be scegliere un posto simile per nascondere deUe basi? Più che bombe bisognerebbe inviare aiuti per permettere al governo di riprendere il controllo della situazione. L'esercito africano di intervento rapido del Sene¬ gal, sotto l'egida delle Nazioni Unite, potrebbe contribuire a riportare ordine nel Paese. E anche l'Italia, in questo senso, potrebbe fare molto». «Siamo sempre stati laici ma negli Anni 70 Riad ha introdotto l'Islam fondamentalista offrendo molte borse di studio per l'Arabia ai nostri studenti» Mohammed Aden, ex ministro somalo rifugiato in Italia r~^\GIBUTI KENYA GADISCIO Oceano Indiano