«Aiuti e giocattoli per i bambini afghani» di Alessandro Mondo

«Aiuti e giocattoli per i bambini afghani» «IL SERMIG PUNTA SULLA FASCIA PIÙ DEBOLE, MENTRE STA ARRIVANDO ^INVERNO» «Aiuti e giocattoli per i bambini afghani» Olivero: un aereo di soccorsi per Kabul prima di Natale Intervista Alessandro Mondo UN esercito di giocattoli si prepara a decollare alla volta dell'Afghanistan con obiettivo Ka¬ bul: l'armata più gioiosa che in quel disgraziato paese si ricordi uscire dalla stiva di un aereo militare. Il primo «G-130» - il cui arrivo nella martoriata capitale è previsto entro Natale - porterà la firma del Sermig, impegnato in una deUe missioni più difficili: raccogliere e trasportare aiuti per i bambini della capitale, ormai sulla soglia di un inverno che si preannuncia drammatico. A que¬ sto punto - spiega Emesto Olive¬ ro, fondatore dell'Arsenale della Pace -, sono le grandi nevicate e il freddo i nemici da battere sul tempo. Come vi state muovendo? «Dopo le voghe e i digiuni è ora di passare agli aiuti concreti. Un bel problema. Non si tratta tanto di raccogliere aiuti diretti e fondi necessari a riempire la stiva del velivolo, in grado di imbarcare dalle sei alle dieci tonnellate di carico, quanto individuare i punti di riferimento. Specie quelli in loco: una decina di anni fa aiutam¬ mo il paese appena liberato dai sovietici ma i corsi e i ricorsi che ne sono seguiti hanno spazzato via tutto. In Afghanistan ripartia¬ mo da zero». Avete già contattato il gover¬ no? «Certo. Bisogna vedere se ci verrà messo a disposizione un aereo o se dovremo affittarlo, come già in altre occasioni». Perché Kabul? «Perché è la località più facile da raggiungere, anche se dalla capita¬ le non escludiamo di spostarci più a Sud o verso i campi profughi al confine con il Pakistan. Difficile prevederlo ora: la situazione mili¬ tare evolve di continuo, per tacere delle condizioni di ponti e strade. Una volta a destinazione, si vedrà. Allo stesso modo, valuteremo se appoggiarci ad altre organizzazio¬ ni umanitarie». L'iniziativa è mirata ai bam¬ bini? «Esatto. Abbiamo deciso di punta¬ re sulla fascia più esposta della popolazione, intervenendo con uno o più carichi di aiuti. Per questo soUecitiamo il sostegno di tutti attraverso merce consegnata all'Arsenale o fondi versati sul conto corrente postale 29509106 intitolato "Sermig-Operazione bimbi afghani". Servono cibo, co¬ perte, medicinali...». ... e giocattoli. «Sono una parte importante: i bambini non vivono di solo cibo. E quelli afghani non fanno eccezio¬ ne, anche se nel loro paese vengo¬ no trattati alla stregua di adulti ed il gioco, lo svago m tutte le sue forme, rientrava fra i divieti dei talebani. Non dimentico lo sguar¬ do estasiato dei bambini ceceni che abbiamo ospitato al Sermig con le loro madri quando si sono trovati fra le mani i primi, veri giocattoli della loro vita: ci sono casi in cui anche un orsetto di peluche o un'automobilina posso¬ no aiutare a vivere». Restano le difficoltà logisti¬ che in un paese allo sbando, segnalate da tutte le associa¬ zioni sul posto. In Afghani¬ stan anche la sicurezza è un optional. «Se è per questo, il Sermig non ha mai indirizzato i suoi aiuti e la sua presenza in zone particolarmente "comode": dal Vietnam al Kuwait, dall'Iraq al Ruanda, dalla Somalia al Guatemala, non si contano le realtà in cui abbiamo portato aiuti concreti. Complessivamente, sia¬ mo riusciti a trasferire negli anni 3 mila tonnellate di aiuti equiva¬ lenti ad oltre 400 C-130 in paesi straziati dalla guerra o da catacli¬ smi. E posso assicurare che più di ima volta io e i miei giovani ci siamo trovati in situazioni diffici¬ li, per non dire pericolose. Ebbe¬ ne, siamo ancora qui a raccontar¬ lo: pronti a ripartire con la benedi¬ zione del Pontefice». Lo tenete al corrente della situazione? «Costantemente. Ne abbiamo par¬ lato qualche giorno fa, mentre gli illustravo il nostro pellegrinaggio annuale con i giovani. L'iniziativa si chiama "Mille chilometri di speranza": almeno una parte vor¬ remmo regalarla all'Afghanistan». «In questi anni abbiamo già mandato carichi corrispondenti a 400 aerei C130 nei paesi più rischiosi del mondo, dal Kuwait al Guatemala» Ernesto Olivero fondatore del Sermig

Persone citate: Emesto Olive, Ernesto Olivero, Olivero