Prodi: sì allo Stato palestinese di Emanuele Novazio

Prodi: sì allo Stato palestinese Prodi: sì allo Stato palestinese Arafat alla troika Uè: «Fermate Sharon» Emanuele Novazio inviato a RAMALLAH Yasser Arafat si impegna a un cessate il fuoco durevole e a imme¬ diati negoziati di pace: «La pace è un'opzione strategica del nostro popolo e della maggioranza di quel¬ lo israeliano», dice il leader palesti¬ nese a Romana Prodi, al presiden¬ te di turno delTUe, il belga Guy Verhofstadt, e al responsabile del¬ la politica estera Solane. Ma alla delegazione europea - ricevuta ieri nel quartier generale di Ramallah; in Cisgiordania - Arafat chiede in cambio «forti pressioni» su Israe¬ le: «Sharon deve mettere fine agli omicidi, ai blocchi, ai continui insediamenti nei Territori». I rappresentanti europei in una conferenza stampa hanno messo l'accento sulla necessità di rilancia¬ re il processo di pace: «Se si vuole trovare una soluzione al conflitto si deve stabilire uno Stato indipen¬ dente palestinese». La richiesta di Arafat dunque avrà effetto immediato: oggi la delegazione di Bruxelles, che in mattinata aveva fatto una sosta al Cairo, incontrerà a Gerusalemme il premier Sharon e il ministro Peres, ai quali riproporrà la neces¬ sità di riawiare urgenti negoziati di pace. Con quah possibihtà di successo? Un portavoce del gover¬ no israeliano, ieri, riproponeva po¬ sizioni di forza: negoziati soltanto se finiranno del tutto le violenze («diminuite sensibilmente negli ul¬ timi 12 giorni», riconosce la delega¬ zione europea) e se si smantelleran¬ no le reti terroriste. Nonostante la perfetta intesa fra Uè e Arafat, il margine negoziale non sembra dunque ampliarsi molto: la diffe¬ renza potrebbe farla,, lunedì, il discorso del segretario americano. Colin Poweli farà a Israele due richieste che, se soddisfatte, segne¬ ranno una svolta: accettare uno Stato palestinese, nel rispetto del¬ la propria sicurezza beninteso; e smantellare la maggior parte degh insediamenti in Cisgiordania e a Gaza. E' la prima volta che il grande alleato esercita una tale pressione, e una risposta positi¬ va non è scontata: ma se davve¬ ro Poweli la eserciterà, l'equa¬ zione mediorientale dovrà esse¬ re riscritta. La visita della presidenza euro¬ pea in Medio Oriente cade dunque in un momento delicato. Gli euro¬ pei appoggeranno il piano Usa: e forse per questo il viaggio non provocagrandi entusiasmi in Isra¬ ele. Il soggiorno della troika a Gerusalemme coincide inoltre con forti tensioni nel govemo Sharon: alcuni ministri hanno chiesto le dimissioni di Peres, che alTOnu si è dichiarato favorevole alla creazio¬ ne di uno Stato palestinese. E posizione favorevole è stata ribadi¬ ta ieri da Prodi e dai suoi colleghi: con queste premesse, tutto lascia pensare che gh sforzi della delega¬ zione europea non otterranno grandi risultati. Ma la missione Uè è segno di un'azione strategica: aumentare la pressione e gh sforzi congiunti con Usa, Russia e Onu per togliere spazio ad avventure individuali delle parti, è il suo obiettivo. Già al Cairo Prodi, Verhofstadt e Solana avevano rilanciato con il presiden¬ te egiziano Osni Mubarak la neces¬ sità di uno «spazio comune» per riavviare il processo di pace sulla base del piano Mitchell, messo a punto sotto la presidenza Clinton. Prodi era stato netto: «Dopo l'I! settembre una situazione difficile è diventata emergenza». L'Unione europea ha già «fatto uno sforzo straordinario per riannodare i col¬ loqui di pace», garantisce Solana. Ma dopo mesi di tentativi la situa¬ zione «non lascia grande spazio all'ottimismo», ammette Prodi, an¬ che se «resta alta la speranza». Se è vero che una base concreta di partenza esiste - il piano Mi¬ tchell, concordano europei ed egi¬ ziani - quel che serve per spezzare lo stallo è la messa a punto di «misure addizionah di sicurezza», come le definisce Verhofstadt, ne- cessane per l'appunto all'avvio del piano. La missione europea si pro¬ pone di discuterne le ipotesi, fra le quah l'invio di 5000 poliziotti euro¬ pei per controllare l'efficacia delle misure prese dai palestinesi con¬ tro i terroristi. Ma lUe dispone di ineguali mezzi df pressione e con¬ vinzione. Ai palestinesi. Prodi può ricordare che l'Ue è la loro più importante fonte di aiuti finanzia¬ ri: 208 milioni di euro elargiti dal settembre del 2000 a oggi. «Gh aiuti e le pressioni non sono ricat¬ ti, ma il fatto stesso che insistiamo con questi aiuti' nonostante tutte le richieste che abbiamo, dà il segno dell'importanza che gli attri- i buiamo», sottolinea il presidente della Commissione. E con Israele? «Senza l'intervento americano gh europei possono fare ben poco», ammette. Una conferma, o ima smentita, è attesa stamane. Oggi il presidente della Commissione europea, con Solana e Verhofstadt vede il premier israeliano e il ministro degli Esteri Domani Poweli chiederà a Gerusalemme di smantellare la maggior parte degli insediamenti Prodi, Solana, il leader palestinese Arafat e il premier belga Verhofstadt