POVERTA'

POVERTA' UNA TASK FORCE DELL'ONU CONDRO IL NUOVO MURO CHE DIVIDE IL MONDO. PARLA PASQUALE PISTORIO, L'UNICO ITALIANO IN COMMISSIONE POVERTA' Le impfonte Flavia Podestà NELL'ERA della globalizza¬ zione, il villaggio non è affatto globale. An^ Il fossato tra ricchi e poveri, tra inclusi ed esclusi - scavato nei decenni dal disuguale possesso dei beni alimentari, delle materie pri¬ me, della risorse finanziarie - rischia di ampliarsi a dismisu¬ ra con il divario digitale. Da anni lo predicano, con Jeremy Rifkin, i profeti della net eco nomy. Ma non può trattarsi di un semplice fenomeno di fonda mentahsmo tecnologico se il fantasma del Digital Divide vissuto come un nuovo muro di Berlino destinato a spaccare in due la società mondiale ne terzo millennio riassumendo rilanciando, come ha sostenu to Carly Fiorina (ceo di Hewlet Packard), tutte le ineguaglia ze culturali, economiche, soci li, generazionali, geopoliticì lasciateci in eredità dal '90(7- riesce a moltiplicare le angose dei Paesi in via di sviluppo la turbare il sonno di quelli avm- zati. Pronti (almeno par e),ad interrogarsi, nell'ambito alle maggiori organizzazioni iner- nazionali - dall'Onu alla Baica Mondiale, dall'Ocse al G* al Forum economico di Da sulle vie per trasformi (divario digitale in opportunità. La prima mossa concreta è di Kofi Annan che ha chiamato 36 rappresentanti di governi e di multinazionali a formare la Ict Task Force dell'Onu: un organismo ristretto che, coniu¬ gando input politici e know how della business community intemazionale, dovrà indivi¬ duare l'equazione per rendere il mondo più giusto. La Ict Task Force dell'Onu si riunirà per la prima volta a New York domenica e lunedì prossimi. Tra gli otto esponenti dell'indu¬ stria dell'hi-tech, un italiano: il ceo della St Microelettronics, Pasquale Pistorio. Che all'ap¬ puntamento si presenta con ima proposta concreta: indur¬ re le multinazionali e, più in generale, tutti i grandi gruppi ad investire l'uno per mille delle ore lavorate e dei ricavi per concorrere ad abbattere il Digital Divide. Quasi una provocazione, con gli attuali chiari di luna della congiuntura. «Un po' di provocazione c'è, ma la sensibilità su questi temi aumenta. Il mercato, specie in Usa, ha incominciato ad ap¬ prezzare le imprese che sanno riconciliare la missione finan¬ ziaria per cui esistono con la missione sociale. E' già succes¬ so con le aziende impegnate, come la St, a preservare l'am¬ biente». Ridurre il divario digitale presuppone un impegno meno timido dei governi dei Paesi avanzati. Dove si può concentrare il contri¬ buto delle imprese? «La partita si gioca sul terreno della conoscenza la cui diffusio¬ ne, oggi è resa più semplice e meno costosa proprio dalle nuo¬ ve tecnologie. E' qui che posso¬ no entrare in gioco le imprese: con le ore lavorate insegnando agli insegnanti, formando i for¬ matori dei .Paesi terzi in cui operano; con i quattrini raccol¬ ti acquistando i Pc, é pagando gli allacciamenti alla rete e a Internet». Quando il Digital Divide è diventato una priorità? «Quando si è capito che la e-society non è un'opzione, ma una via obbligata. La digitaliz¬ zazione e la rete hanno annulla¬ to spazio e tempo, imponendo un cambiamento profondo e permanente nel modo di vivere delle persone e il modo di operare delle aziende cambia. Cittadini ed aziende possono disporre di un'ampiezza di co¬ municazione, di uno spettro di anahsi, di un accesso al fcnowZe- dtje prima impensabili. La velo¬ cità enorme del processo di innovazione indotto dall'acces¬ so diffuso alla conoscenza ga¬ rantisce ai sistemi economici che possiedono il controllo del¬ le nuove tecnologie vantaggi incommensurabili: chi possie¬ de l'accesso rischia invece la marginalizzazione senza ritor¬ no. Il possesso della conoscen¬ za che si autoaUmenta e rinno¬ va di continuo, rende infatti presto obsolete le professionali¬ tà». Il rischio c'è anche nei Paesi ricchi. «Esattamente. Il Digital Divide crea delle povertà potenziali ovunque. Con un'aggravante rispetto alle ineguaghanze del passato: i mutamenti sono di una velocità tale e il gap può essere di una dimensione tale da creare veramente vastissi¬ mi strati di emarginazione nel¬ la popolazione mondiale». Fare del digitale il terreno di sperimentazione di nuo¬ ve forme di intervento su scala planetaria per com¬ battere la povertà e stimo¬ lare la crescita delle aree depresse, è davvero ecce¬ zionale. Non le pare? «Ma è eccezionale anche il fatto che, senza rapidi corretti¬ vi, si vada verso un mondo invivibile. Lo dimostra il dila¬ gare del terrorismo che ha il suo brodo di cultura nella di¬ sperazione, nella fame, nel- 1 ignoranza; Non è accettabile che 3 miliardi di persone viva¬ no con meno di due dollari al giorno; né che nel mondo ci sia un morto di fame ogni tre secondi e mezzo». Inaccettabile sul piano eti¬ co. Che posto ha l'etica in un mondo mosso in preva¬ lenza da interessi economi¬ ci? «L'etica è in primo piano per¬ ché, altrimenti, sarebbe diffici¬ le definire il concetto di essere umano: ma paga sempre di più-" anche in generale. Quanto al mondo che si profila, è inaccet¬ tabile anche sul piano economi¬ co: fratture e diseguaglianze tanto drammatiche portano con sé sconvolgimenti sociah di tale entità da bloccare lo sviluppo. Per questo sono pro¬ prio i Paesi più ricchi - per difendere la loro qualità della vita - ad avere tutto l'interesse che il Digital Divide non diven¬ ti esplosivo e non si trasformi in un fenomeno distruttivo ma in un'opportunità. Perché ciò avvenga necessita l'impegno di tutti e tanta lungimiranza dei governi». Qui accanto Pasquale Pistorio esponente dell'industria hi-tech italiana. Nella foto grande l'immagine di un mondonon ancora raggiunto dall'uso della comunicazione digitale. Il 70 per cento della popolazione del pianeta non ha mai sentito parlare di Internet D «aenza rapidi correttivi ll'uso di Internet Ischiamo l'invivibilità /.o dimostra il dilagare fclel terrorismo»

Persone citate: Carly Fiorina, Flavia Podestà, Jeremy Rifkin, Kofi Annan, Pasquale Pistorio

Luoghi citati: Berlino, New York, Usa