Così l'Islam celebra la rivelazione al Profeta

Così l'Islam celebra la rivelazione al Profeta OSSERVANZA DI UN MILIARDO E MEZZO DI CREDENTI IN TUTTO IL MONDO, SETTECENTOMILA IN ITALIA Così l'Islam celebra la rivelazione al Profeta E' la più importante ricorrenza religiosa nel calendario della vita. E' il mese in cui il Corano venne rivelato per indicare la via diritta agli uomini e dare chiara spiegazione dei precetti divini. Uno dei «cinque Pilastri» storia IL Ramadan è dietro l'angolo. Peri musulmani, un miliardo e mezzo nel mondo, settecentomila in Italia fra «regolari» e clandestini, è tempo di riflessione. Di penitenza. Dovran¬ no digiunare, dall'alba al tramonto, durante trenta giorni. Sono esentati dal digiuno i combattenti, i viaggia¬ tori, i malati tenninali, gli afflitti da turbe psichiche, i bambini piccoli Chi scrive ha ricevuto non poche lettere irte di inteirogativi sul Ra¬ madan. «Un mese di digiuno? E perché mai e con quali e quanti guasti?». Dirò subito che il Rama¬ dan è per i musulmani la ricorrenza religiosa più importante nel calen¬ dario della vita. Il Ramadan, infatti, celebra il «momentum» della Rivela¬ zione. Un momento alto, sacro, come forse lo è la nascita di Gesù per i cristiani. Il digiuno è legato alla tradizione, discende dalla Sun¬ na, dagli Hadith (dò che il Profeta Maometto ha detto e fatto). Il digiuno (saum) venne stabilito nel 624, l'anno secondo dell'Egira: «O voi che credete il digiuno vi è prescritto affinché possiate manife¬ stare la vostra pietà. Digiunerete un numero preciso di giorni {...). Il mese di Ramadan è quello in cui il Corano venne rivelato per indicare la via diritta agli uomini, per dare chiara spiegazione dei precetti divi¬ ni, dei criteri che consentono di scemere la verità dall'errore. Digiu¬ nate tutto il tempo stabilito e magni¬ ficate Dio per avervi messo sulla buona strada sì da provargli la vostra riconoscenza». Così è scritto nella Sura Seconda del Corano, in tre soli versetti (dal 183 al 185). Tre versetti che fanno del digiuno du¬ rante il Ramadan il quinto Pilastro dell'islam. GU altri quattro sono la professione di fede; la preghiera; il pellegrinaggio alla Mecca; l'elemosi¬ na. La celebrazione del Ramadan coincide con la vittoria, a Badr, dei seguaci di Maometto sulla forte armata dei pagani idolatri, e con l'ingresso pacifico di Maometto e dei suoi credenti alla Mecca. Sulla Rivelazione si è scritto tanto, forse troppo. Prima di parlar¬ ne, secondo la versione più affasci¬ nante, gioverà affidarsi al Corano, alla Sura 97, quella del Destino. Pochi versi che a detta degliislamo- logi più fenati fanno il paio, per la loro bellezza musicale per dramma¬ tico stupore, con la Divina Comme¬ dia: «In verità lo abbiamo fatto scendere su di Lui: nella Notte del Destino./E chi potrà mai farti com¬ prendere cos'è la Notte del Desti¬ no?/ La Notte del Destino è più bella di millB mesi tutt'msiemey In quel¬ la Notte con il consenso di Dio, discendono gli angioli e lo Spirito/ per mettere ordine in ogni cosa/ Ed è subito una gran pace/ sino al trepido levarsi dell'alba». Il Corano, per gli islamici, non va discusso o analizzato come si fa con la Bibbia, con i Vangeli, con la Torab giacché «è opera di Dio». Allah lo ha infatti dettato a Maometto affinché questi lo diffondesse sulla Terra. E' immu¬ tabile e riassume tutte le regole della corretta condotta musulmana (persino il galateo). Per l'islam gli inviati di Dio sono quattro: Abramo, (d'amico di Al¬ lah», Mosé, «l'interlocutore di Dio», Gesù, «che procede dalla Parola e dallo Spirito di Dio» e infine Mao¬ metto, «il sigillò, colui die ha perfe¬ zionato la religione». Maometto, forte cammelliere, uomo di spada, amico del deserto, al ritomo da ogni carovana si ritirava a meditare e a digiunare «per disintossicare la mente e il coipo», in una grotta del monte Hira. Allo scoccare del tra¬ monto, allorché il colore neutro delle dune diventa rame fuso e la sua bellezza spacca il cuore. Mao¬ metto vede l'Arcangelo Gabriele. E questi gU ri vela il suo destino profe¬ tico: Gabriele trasmetterà al cam¬ melliere quello che Iddio andrà dettando: al Quram, la Parola. Per¬ cosso da febbre improvvisa, scon¬ volto, Maometto esce dalla grotta, corre dalla moglie Oadiya. Col capo poggiato sul suo grembo, mentre la sposa alla quale rimase sempre fedele gli carezza la fronte sudata. Maometto parla tra l'incredulo e l'illuminato. Parla della Rivelazio¬ ne, ed è la prima volta che lo fa, la prima in assoluto. «Parlane con gli altri (della tribù)», suggerisce la saggia sposa. «Preparati a giorni amari poiché non sarà facile per loro capire, crederti. Ma fallo: allor¬ ché ti sentirai in pace col cuore e avrai la mente pulita». La predicazione di Maometto fu subito difficile. Quella in cui viveva l'allora quarantenne cammelhere era la sodata preislamica, agnatica, fondata sui legami maschili del sangue, praticava l'endogamia così com'era praticata in tutta l'area mediterranea e nel Vicino Levante. Dna società che mischiava la fierez¬ za, il culto dell'onore (individuale e della tribù), ma che al tempo stesso era permeata di rissosità, di violen¬ za, posseduta da ima sensualità sfrenata. Era «il tempo dell'ignoran¬ za», dominato da una Dio supremo. al Ilal, assediato da ima infinita schiera di idoli. La forza del destino rende teme¬ rario il cammelliere ed egli si rivol¬ ge ai componenti di questa orgiasti¬ ca società affinché cancelli gU idoli e veneri il Dio Unico: degli arabi, dei cristiani, degli ebrei Irriso, minac¬ ciato, con pochi seguaci egli lascia la natia Mecca per emigrare alla Medina, compiendo eoa 1 Egira (hi- gra). A Medina (Yathib) Maometto fece disporre un muro a secco tut- t'ingiro a una palma, al fine di separare «da dò che è impuro» la gente venuta ad ascoltarlo e, quin¬ di, a meditare e infine pregare con lui in quel recinto che, se voghamo, fu la prima moschea dell'islam. Maometto, poggiato al tronco d'una palma, trasmetteva ai suoi seguaci laparola di Dio dettatagli da Gabrie¬ le. In quel tempo il profeta aveva 40 anni, dicono numerosi testi antichi. Forse perché 40 è un numero alta¬ mente simboheo nella cultura semì¬ tica. Il diluvio dura 40 giorni, Mosè erra con gli ebrei 40 anni nel deser¬ to prima di vedere la Tena Promes¬ sa, e 40 sono i giorni che egli trascorre sul Monte Sinai. Infine 40 sono i giorni di Gesù: solo nel deserto, con se stesso di fronte al Padre suo. Oggi ad essere soh sono due personaggi che pregano e lodano. Maometto, il Profeta, perché eoa gli hanno insegnato. Lo faranno forse con sincera devozione, perché no: anche il delinquente sa pregare. diceva Madre Teresa. I due pereo- naggi, è troppo facile da capire, sono Omar il mullah orbo di un occhio che dal suo rifugio annuncia ai figli blasfemi dell'Occidente gior¬ ni terrìbili: senza pace, con tremen¬ do castigo. Alla sua malefica pro¬ messa s'aggiunge quella dello Sceic¬ co del Terrore, Osama bin Laden. Questa volta, dicono a Kabul ancora indecisa tra gioia e timore, Osama sarà lui aguidare l'ultimo devastan¬ te attacco al Tempio degli Infedeli, in modo che la sua morte moltipli¬ chi quella dei «corrotti sulla Terra». Comincia il Ramadan, comindarat- tesa. Il futuro è incerto, non sono soltanto «gli altri» a peccare. Un bel digiuno farebbe bene anche agh occidentali presuntuosi. Musulmani in preghiera durante il Ramadan, il periodo di digiuno diurno, preghiera e purificazione che cade nel nono mese del calendario Islamico

Luoghi citati: Italia, Kabul, Mecca, Medina, Yathib