«Per i diritti di pochi, si penalizza la maggioranza» di Giacomo Galeazzi

«Per i diritti di pochi, si penalizza la maggioranza» IL CARDINALE TOMKO: TROPPI I CASI, ORA BISOGNA INTERROGARSI SERIAMENTE SU COSA SUCCEDE NELLE SCUOLE ITALIANE «Per i diritti di pochi, si penalizza la maggioranza» «Travisato il concetto di tolleranza, un misterioso zelo colpisce le nostre tradizioni» intervista Giacomo Galeazzi ROMA SONO incomprensibili le ragio¬ ni di tanto zelo. Fingendo di tutelare i diritti di pochi, si finisce per penalizzare la mag¬ gioranza, negando radici profon¬ de come quelle religiose». Il cardinale Josef Tomko, uno dei porporati più vicini a Giovanni Paolo II, collega la vicenda dei «cori natalizi negati» al travisa¬ mento del concetto di tolleran¬ za, inteso erroneamente come rimozione della tradizione. Dopo le proteste islamiche per il crocifisso nelle aule e gli istituti chiusi per il Ramadan, suscita polemiche il no ai can¬ ti di Natale negli asili... «Occorre interrogarsi su quanto sta accadendo nelle scuole italiane. Mi chiedo con preoccupazione quali obiettivi si nascondano dietro la sistematica messa in discussione di tutto ciò che riguarda la fede. Cosa autorizza le maestre di Biella a pensare che i loro allievi vivano tutti, nelle loro famiglie, senza edu¬ cazione religiosa? Si parla sempre astrattamente di difesa dei diritti soggettivi, si fanno cortei e batta¬ glie sistematiche per qualsiasi cau¬ sa. Solo dai credenti è pretesto il silenzio allorché vengono recisi se¬ colari legami con ciò che vi è di più prezioso. Il senso del sacro che si cela in un coro natalizio non può essere spazzato via da burocratici appelli ad una generica equidistan¬ za, come se la fede fosse questione di timbri e marche da bollo; qualco¬ sa, insomma, la cui libera espressio¬ ne va negoziata e concordata per renderla compatibile con le nuove, presunte regole della società laiciz¬ zata e pohticamente corretta». Lo ritiene un diritto negato? «Sì, ma non è solo questo. E' pure un tentativo di mettere tutto sullo stesso piano. Indistintamente. Mi hanno raccontato, per esempio, di una scuola statale nella quale, per la presenza in classe di un ateo, è state soppresso ogni riferimento alla religione. Dietro la facciata di una tollerante apertura all'altro, emerge una pericolosa forma di discriminazione. Con il pretesto di tutelare i pochi, si pongono limiti alla libertà dei molti. Molti aspetti della nostra vita associata che fino a poco tempo fa ritenevamo assoda¬ ti e intangibili, sono finiti nel miri¬ no di chi persegue la scristianizza¬ zione. Peremo un'antica e dolce usanza come quella di far cantare ai bambini delle scuole materne gli inni natalizi è diventato oggetto di controversie, ovvero un diritto da rivendicare. E ciò crea ulteriori incomprensioni come se l'opportu¬ nità di restare legati al proprio humus spirituale e culturale non fosse anch'essa una prerogativa da garantire». Cosa la preoccupa maggior¬ mente in questa storia ? «Il misterioso zelo di cui si dà prova nel colpire le nostre più intime e care tradizioni. Qualcuno, eviden¬ temente, lavora per formare nuove generazioni prive di radici rehgio- se. La prospettiva è inquietante. Viene in mente l'apprendista stre¬ gone e i nefasti risultati dei suoi scriteriati esperimenti. Come valu¬ tare altrimenti la cancellazione del Natale, sostituito in un comune lombardo da una neo-festività mul¬ ticulturale ? E' giusto protestare per difen¬ dere le proprie tradizioni? «La maggioranza silenziosa dei cre¬ denti si trova a fronteggiare, con sofferenza e stupore, un assalto senza precedenti alla quotidianità della fede. Bisogna guardarsi dalla minaccia di una società senza lega¬ mi con la propria storia, ancorata esclusivamente alla superficialità di gesti vuoti e di proclami pseudo¬ tolleranti. In base a facili preconcet¬ ti, si ritiene compiuto il definitivo allontanamento della maggioranza degli italiani dalla fede e dalla spiri- tuahtà cristiana. In realtà i fedeli hanno radici solide e, con la loro capacità di leggere i segni dei tempi, sapranno ricondurre nel giusto am¬ bito simili velleità. I cori natalizi avranno la meglio sui loro censori».

Persone citate: Casi, Giovanni Paolo Ii, Josef Tomko

Luoghi citati: Biella, Roma