I taleban si arroccano nei villaggi del Sud

I taleban si arroccano nei villaggi del SudE' FINITO L'EFFETTO-DOMINO DELLE CITTA' DEL CENTRO-NORD CHE CADEVANO NELLE MANI DELL'ALLEANZA I taleban si arroccano nei villaggi del Sud Ahmad Rashid LANDRE iOENCHÉ fossero preparati fin dall'inizio a JD ritirarsi nella loro madrepatria etnica, nell'Af¬ ghanistan del Sud, i taleban hanno sottovalutato la potenza dei bombardamenti americani, la determinazione dell'Alleanza del Nord e soprat¬ tutto la loro diffusa impopolarità fra gli afghani. Il risultato è stata una rotta, anziché un ripiega¬ mento tattico. Cinque anni fa i taleban salirono sui loro fuoristrada e presero Kabul con un attacco-lampo di tre giorni. II difensore di Kabul, Ahmad Shah Massud, eseguì una brillante ritirata dalla capitale, sgom¬ berando la maggior parte delle sue truppe (pur se a prezzo di lasciarsi dietro gran parte delle forze blindate e dell'artiglieria pesante). I taleban avevano calcolato di fare Io stesso a Mazar-i-Sharif e nelle altre città del Nord, una volta che l'Alleanza avesse sferrato la sua offensiva. Ma non avevano tenuto in considera¬ zione l'intensità dei bombardamenti aerei ameri¬ cani, che dapprima hanno decimato le loro forze in prima linea, poi hanno impedito loro di raggrupparsi nei punti stabiliti per ritirarsi ordinatamente e infine li hanno bersagliati senza tregua mentre scappavano. Finché stanno chiusi nei loro rifugi sotterranei sulle montagne, i taleban possono sostenere i bombardamenti aerei statunitensi. Ma quando sono all'aperto vengono individuati e attaccati giorno e notte: i «droni» (piccoli aerei telecoman¬ dati, ndr) dotati di sensori e le forze speciali americane e britanniche di terra non lasciano scampo alle formazioni taleban in azione. I taleban, che avevano combattuto l'Alleanza del Nord bloccandola nel suo ridotto per tre anni, hanno sottovalutato la nuova determinazione dei loro nemici e il fatto che negli ultimi due mesi essi siano stati abbondantemente riforniti di armi e munizioni dagli alleati stranieri. Sotto la copertu¬ ra aerea americana, l'Alleanza ha sentito aria di vittoria. Le sue truppe a Taloqan e a Kunduz erano impazienti di attraversare i campi minati per raggiungere le difese taleban. In certe aree sembra che appunto le mine, più che le pallottole, abbiano fatto vittime fra i combattenti dell'Alle¬ anza. La paura più grande dei taleban era la rivolta delle popolazioni urbane del Centro-Nord, che odiano il loro regime oppressivo e li vedono come occupanti stranieri venuti dal Sud. Mancando di ogni sostegno da parte della, popolazione, i taleban non potevano mescolarsi ad essa per sfuggire ai bombardamenti, come hanno fatto invece al Sud. I comandanti dell'Alleanza hanno fruito delle informazioni raccolte da civili loro amici nelle città occupate dai taleban. L'attività di spionag¬ gio che sono riusciti a organizzare i taleban nel Centro-Nord è stata, invece, praticamente pari a zero. Inoltre la capacità dei capi taleban di comunica¬ re con le loro truppe qua e là nel paese è stata compromessa da mia pioggia di missili attratti dalle emissioni dei telefoni satellitari e delle radio. La conseguente impossibilità per i generali di dare ordini alle truppe e l'inettitudine del comando di Kandahar nel fornire indicazioni strategiche ai generali hanno dunque creato disagio, confusione e infine panico. Migliaia di taleban sono rimasti intrappolati nel Nord a causa della rapida avanzata dell'Alle¬ anza. Quelli che sono riusciti a scappare non si sono fermati prima di aver raggiunto le loro terre di origine nel Sud, abitate da pashtun. Ma lungo la via non hanno trovato altro che popolazioni ostili e in certi casi non hanno trovato gente amichevole nemmeno al Sud. Comunque, i taleban possono ancora avere un certo controllo sul Sud e sull'Est dell'Afghanistan e sul poroso confine con il Pakistan attraverso il quale possono continuare a rifornirsi di cibo e munizioni. E ci sono inoltre migliaia di pakistani tuttora ansiosi di attraversare la frontiera per andare a combattere al fianco dei taleban. II Sud è estraneo all'Alleanza, per cui l'effetto- domino delle città del Centro-Nord che cadevano una dopo l'altra potrebbe non verificarsi nell'Af¬ ghanistan meridionale. E se è vero che l'Alleanza è riuscita ad arrivare fino a Kandahar, è altrettan¬ to vero che già a pochi chilometri a Sud della multietnica Kabul l'Alleanza non ha trovato sicuri sostenitori tra le tribù pashtun. I taleban hanno dunque ancora delle carte da giocare. Al Sud hanno già disperso le loro forze in villaggi e piccole città per sottrarsi ai bombarda¬ menti. Aspetteranno lì la prossima mossa che immaginano sia l'attacco di terra delle truppe statunitensi, benché la riluttanza di Washington renda assai improbabile questa prospettiva. L'America deve ora tirare dalla sua parte i comandanti pashtun anti-taleban come Hamid Karzai. Washington deve anche obbligare il Pakistan a non opporsi alla nuova realtà che si delinea, visto che Islamabad non è riuscita a mantenere la promessa di suscitare defezioni fra i taleban e di scovare fra di essi i cosiddetti «moderati». Con la stessa velocità con cui è avanzata in armi, l'Alleanza ha organizzato strutture ammini¬ strative nelle città conquistate, per prevenire rappresaglie e scontri inter-etnici e per garantire al personale delle Nazioni Unite condizioni di sicurezza sufficienti a operare. Ma realizzare questo obiettivo potrebbe rivelarsi più difficile che vincere la campagna militare. 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Persone citate: Ahmad Rashid, Ahmad Shah Massud, Hamid Karzai