«Libertà per le donne non è solo togliere il burqa» di Francesca Paci
«Libertà per le donne non è solo togliere il burqa» UN MOVIMENTO GLOBALE RIVENDICA L'IMMEDIATA PARTECIPAZIONE FEMMINILE AL NUOVO POTERE «Libertà per le donne non è solo togliere il burqa» Francesca Paci IL gesto è timido, circospetto come gli sguardi cerchiati da anni clausura, un sospiro legge¬ ro, non un «toh» di sfida. Eppure, l'immagine delle ragazze che sbucano fuori dai burqa per salu¬ tare l'entrata a Kabul dei milizia¬ ni dell'Alleanza del Nord strappa un sorriso anche ai nemici della Sierra. La coalizione occidenta- e, che ha sostenuto gli uomini del tagiko Burhanuddin Rabbani nella presa della città, segna un punto a favore della campagna per la «Libertà duratura». La spettrale palandrana che copre dalla testa ai piedi giovani, anziane, bambine, però, attraver¬ serà ancora a lungo le strade della capitale, di Kandahar, Jala¬ labad, Mazar-i-Sharif. II sito Internet di Rawa, l'asso¬ ciazione femminile che dal 1977 si batte per i diritti delle afgha¬ ne, frena: «Nel '92 furono pro¬ prio i mujaheddin del leggenda¬ rio comandante Massud, ucciso alla vigilia dell'attentato al Wor¬ ld Trade Center, a imporre per primi il velo a mogli e figlie». I ricordi non passano tutti attra¬ verso la griglia del burqa: in homepage, c'è l'appello per il ritomo dell'ex re Zahir Shaba, un nome che dopo un quinquen¬ nio d'oscurantismo talebano, la popolazione ripete come un man- tra di pace. «Sotto di lui le fanciulle vestivano all'occidenta¬ le, studiavano, uscivano da so¬ le», dice dal suo esilio a Ginevra Saleba Etemadi, ex ministro del ' lavoro a Kabul alla fine degli Anni 80. Ancora pochi anni fa, una donna poteva andare al go¬ vemo: e accanto alla signora Etemadi, in parlamento, sedeva¬ no altre due leader. «Tre donne al potere, roba d'avanguardia perfino in molti Paesi occidenta¬ li», commenta scherzando l'ex commissaria europea Emma Bo¬ nino. Ora, il progetto per la creazio¬ ne di una democrazia in Afghani¬ stan è sulle scrivanie dei maggio¬ ri capi di Stato. All'Onu, il segretario generale Kofi Annan ha chiesto che «la tutela dei diritti delle donne sia priorità assoluta». Il quotidiano americano «Boston Globe» pub- blica un articolo della celebre columnist Ellen Goodman: «II posto delle afghane è alla Confe¬ renza di pace dove, al momento, discutono 1500 uomini». Sul francese «Le Monde», l'av¬ vocato Gisèle Halimi insiste: «Un burqa è sempre un burqa, un'imposizione criminale», e vin¬ cola la nascita di un vera demo¬ crazia a Kabul alla fine della schiavitù per «dieci milioni di creature ridotte a fantasmi». In Italia, tocca al premio No¬ bel Rita Levi Montalcini rilancia¬ re l'appello: «Mettiamo le donne a gestire il futuro dell'Afghani¬ stan». Emma Bonino tiene un burqa appeso in ufficio in ricor¬ do della sua detenzione in un carcere talebano, colpevole di avere cercato di organizzare una scuola femminile. L'ex commis¬ saria europea porterà l'idea il 23 novembre a Siviglia al Meeting delle donne del Mediterraneo e, per il 24, ha organizzato con i radicali un grande digiuno ghan- diano. Sono già cento i deputati italiani che hanno aderito. Intan¬ to, raccoglie adesioni alla sua proposta. Tanti e trasversali. «Iniziativa importantissima», secondo la diessina Marida Bolo¬ gnesi. Dello stesso avviso Ales¬ sandra Mussolini, Alleanza Na¬ zionale: «Non sarebbe solo un fatto simbolico, ma un nuovo modo di vedere, una nuova men¬ talità». Tutti uniti, per una volta, nel nome della Bonino. Erminia Mazzoni del Cdu, Marco Boato, verde e presidente del gruppo misto, Arcidonna, Amnesty In¬ ternational, la Commissione per le pari opportunità del Comune di Roma. La sociologa Ida Magli preferi¬ sce invece condannare «l'impor¬ tazione del modello occidenta¬ le», anche nel campo dei diritti. «Se pure le donne afghane si tolgono il burqa, resteranno don¬ ne musulmane che non conside¬ rano necessariamente superiori le usanze delle donne americane o europee». Ha ragione la Magli? No, se pensiamo alle valli di Birr, Rum- bur, Bumburet, al confine monta¬ gnoso tra Pakistan e Afghani¬ stan, dove vive, in barba ai dettami del fanatismo integrali¬ sta islamico, la tribù dei Kalash. Le loro donne girano senza velo, vanno in pubblico con gli uomi¬ ni, danzano durante il rito bacca¬ nale della vendemmia, e se il matrimonio non funziona più possono sceghere il divorzio. So¬ no musulmane. Via il burqa, resta solo un velo
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