Vizi e virtù, una targa per ricordare

Vizi e virtù, una targa per ricordare Vizi e virtù, una targa per ricordare Dai grissini al «Pinguino» passando dal caffè | LUISELLARE Il Comune ha deciso di ripulire e consolidare 85 lapidi di sua proprietà. Un'ottima idea, ma perchè, non coghere l'ocèasiòiie per dedi- J carne qualcuna nuova di zecca alle grandi tap¬ pe storiche del¬ la gastronomi¬ ca subalpina, sulla linea di quella che ricorda il vermouth di Car¬ pano tra piazza Ca¬ stello e via Viotti? Lo suggerisce il professor Cario Alberto Piccablot- to, torinesissimo storico e scrittore, fornendo una map¬ pa ragionata in proposito. Senza problemi per i numeri civici. In Piemonte li inaugurò Napoleone nel maggio 1808, con i numeri pari alla sinistra del ruscello che scorreva al centro di ogni via. Il 25 novembre 1860 lo spostamen¬ to dei numeri dispari, alla sini¬ stra, per fare l'opposto di ciò che avevano stabilito i francesi. CIOCCOLATA. Via delle Orfa¬ ne. Secondo Luigi Cibrario fu aperta qui la bottega di Gioanni Antonio Ari, cui nel 1678 la Madama Reale Giovanna Batti¬ sta di Savoia-Nemours, reggen¬ te per il figlio Vittorio Amedeo II0, concesse una patente di privilegio «per vendere pubbli¬ camente la cioccolata in bevan¬ da nella presente città», accon¬ discendendo «volentieri alla sua domanda, per essere lui il primo introduttore». Per arrivare al cioccolato solido bisognerà aspetta¬ re i primi anni dell'800. Con un nuovo traguar¬ do super-croccante do¬ po quello millenario del- l'«aquicelus», ovvero del torrone apprez¬ zato da Plinio: «In molle decotusnu- cleus (pineos). Taurini aquice- lus vocant». Nel 1868, in borgo San Do¬ nato e precisa- menteinvia Care¬ na, la nascita del gian- dujotto, inventato da Caf- farel e Prochet-Gay sulla base di una rivoluzionaria miscela di cacao, con nocciole tostate e triturate. Durante il carnevale del 1869 la sua consacrazione definitiva, dinante la seconda Giandujeide. Modellato in pasta morbida, fa necessario avvolger¬ lo in stagnola - rigorosamente dorata secondo la tradizione - inaugurando la generazione dei cioccolatini incapsulati in sgar¬ gianti carte colorate, eredi di quelli nudi ovvero «patanù» pre¬ feriti ancor oggi da molti intendi¬ tori. La sua forma inconfondibile è determi¬ nata dalla forma degli stampi: indurita la prelibata miscela, bastava ca¬ povolgere il plateau per estrame facilmente il contenuto. Sulla scia del blocco napoleonico del 1910 che aveva indotto i cioccolatieri torinesi a rimediare con un impasto di nocciole alla scarsezza dì cacao, dopo la secon¬ da guerra mondiale a Pietro Fer¬ rerò verrà la buona idea di crea¬ re la «crema nutella», con un successo strepitoso. Nel 1967 la ditta Ferrerò, con una dotazione di duemila autoveicoli, arriverà al più grande parco-macchine italiano dopo quello delle Forze Annate. ZUPPA DI FAGIOLI. Osteria del¬ la Provianda di via Borgo Dora, nella sezione dell'Arsenale inca¬ ricata di approvvigionare trup¬ pe sabaude. Specialità della ca¬ sa, la zuppa di fagioli di Salug- gia cucinata da Barba Giacu per Vittorio Emanuele II" che ci arrivava in borghese con il suo attendente, mescolandosi a ope¬ rai e gentiluomini, per rifarsi dai digiuni di routine alla tavo¬ la di Carlo Alberto. Una mensa regale affidata al grande cuoco Giovanni Vialardi ma rinomata anche perchè, per penitenza, ci si mangiava poco e male tanto in Quaresima quanto nel perio¬ do dell'Avvento. In esercizio fino al 1858 quando Barba Giacu si ritirò in pensio¬ ne, la Provianda riuscì a supera¬ re persino la tragica esplosione della polveriera di Boigo Dora, avvenuta per autocombustione nella mattina del 26 aprile 1852. Quando all'osteria, secon¬ do gli antichi cantori del Balon, «l'è sciupale l'amulun cun de¬ sinila bite 'd branda», il distilla¬ tore con duemila bottiglie di liquore. GRISSINI. Nacquero nel 1679 in piazza San Simone, e cioè a un crocicchio di via Dora Gros¬ sa, attuale via Garibaldi, di fianco alla chiesa di San Simone abbattuta nel 1729. Li inventò il fornaio Antonio Brunero. E li pubblicizzò il dottor Teobaldo Pacchio di Lan¬ zo, cu¬ rando con una dieta a base di grissini la malferma salute giovanile del duca Vittorio Amedeo. La loro denominazione si rifa alla «gher- sa», antica forma di pane perfet¬ tamente cotta all'interno. Napoleone si riforniva dapper¬ tutto e amava moltissimo «les petits batonsde Turin», il re Carlo Felice, «rex theatrorum» li granocchiava persino assi¬ stendo alle recite teatrah di cui era un fan appassionato. Da non confondere la tipicissima gloria «made in Turin» del gris¬ sino «stira» o stirato (allungato con moto sussultorio, trattenen¬ dolo per i capi) dal quello «ruba¬ ta», ispirato al «rubatto» ovvero ad un rullo pesante e ottenuto con moto rotatorio, premendo la pasta con le dita sullo spiana¬ toio. CAFFÉ'. Secondo l'informatissi- mo Luigi Cibrario, la prima bottega del caffè torinese fu ospitata nel palazzo Biandran- de di San Giorgio in via delle Orfane 6 , su inziativa di un certo monsù Fomeris. La prima tazzina con il manico, puntigho- samente annotata nelle sue me¬ morie da Silvio Pellico, nacque invece nel 1843 in via Dora Grossa al'caffè Calosso. Pochi anni prima a Torino era scoppia¬ ta la moda del bicerin, che aveva soppiantato la vecchia bavareisa composta da latte, caffè e cioccolata premescolati. Nel bicerin i tre elementi, sem¬ pre bollenti, erano serviti sepa¬ ratamente in base a tre varian¬ ti, con l'aggiunta di una «stissa» di latte o caffè: «pur e fìur» (caffè e latte), «pur e barba» ( da "barbagliata", con caffè e ciocco¬ lata), «'n poc 'd tut) (tutti e tre gli ingredienti). Tra i biscotti abbinati: le poppe di monaca, i democrativi, i biciulan e i gari- baldin. Tra gli estimatori, Ales¬ sandro Dumas. Sempre al caffè Calosso, nel 1847, fu letto l'inno «Fratelli d'Italia» scritto a Genova da Goffredo Mameli, musicato su¬ bito dopo da Michele Novara e cantato per la prima volta in pubblico all'Accademia Filo¬ drammatica di Carlotta Mar- chionni in via Rossini. Storico commento di Vittorio Ema¬ nuele II": «Chi ch'a l'è 'sto Scipio? Al so elmo va mac bin a sculè la pasta suita» (chi è sto Scipione? Il suo elmo può servire per scolare la pasta). VlNGUINO GELATO. Il «Pinguino» originale, ovve¬ ro il gelato da passeggio destinato a rivoluzionare la confezione dei sorbetti, fu ideato dalla rinomata gelateria Pepino, impian¬ tata nel 1884 nella stori¬ ca piazza Carignano dal¬ la famiglia meridionale di Domenico Pepino. A inau¬ gurarlo e trasformarlo in un must fu però il chiostro inaugurato in una domenica dell'aprile 1937 da Pepino tra i pilastri di piazza Carlo Felice all'angolo di corso Vitto¬ rio Emanuele, di fronte all'ex caffè Munia. ZABAGLIONE. I puristi pre- i feriscono chiamarlo zabaio¬ ne, i torinesi no. Risale a san Pasquale Baylon (San Bayun), frate tuttora venera¬ to nell'antica chiesa di San Tommaso in via Pietro Micca, sede della confraternita dei cuo¬ chi. La sua effige è conservata anche nel convento del Monte dei Cappuccini o nella chiesa della Madonna della Divina Provvidenza in borgata Parella. Ricetta consigliata dal santo alle penitenti «per dare vigore e vivacità ai rammoUiti consor¬ ti»: un tuolo d'uovo, due cuc¬ chiaini di zucchero, due gusci colmi di marsala e un guscio di acqua. ciso di ripulire e apidi di sua tima idea, oghere dedi- J a a r¬ Ca¬ i? Lo ofessor ccablot- storico e do una map¬ roposito. Senza umeri civici. In gurò Napoleone 8, con i numeri del ruscello che ro di ogni via. Il 60 lo spostamen¬ ispari, alla sini¬ pposto di ciò che o i francesi. Via delle Orfa¬ uigi Cibrario fu ttega di Gioanni ui nel 1678 la Giovanna Batti¬ emours, reggen¬ Vittorio Amedeo una patente di vendere pubbli¬ colata in bevan¬ e città», accon¬ volentieri alla er essere lui il ore». cioccolato à aspetta¬ dell'800. traguar¬ nte do¬ ario del- ovvero rez¬ In u- . e¬ gian- è determi¬ nata dalla forma degli stampi: indurita la ZUPPA DI FAGIOLI. Osteria del¬ la Provianda di via Borgo Dora, nella sezione dell'Arsenale inca¬ Barba Giacu si ritirò in pensio¬ ne, la Provianda riuscì a supera¬ re persino la tragica esplosione Pacchio di Lan¬ zo, cu¬ Orfancerto tazzinsamemorieinvecGrossanni pta la avevabavarcaffè Nel bipre boratamti, condi lat(caffè "barbalata), gli inabbindemobaldinsandrSemp1847, d'ItaliGoffrebito dcantapubbldrammchioncoV«rguninadeltra Felicrio EcaffèZAi fen

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